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Camposampiero. Italsintex, bonifica lontana
Camposampiero Il consigliere regionale Centenaro ha risollevato il problema dell’area abbandonata. La sindaca Maccarrone ricostruisce i passaggi e sollecita la Regione
Camposampiero Il consigliere regionale Centenaro ha risollevato il problema dell’area abbandonata. La sindaca Maccarrone ricostruisce i passaggi e sollecita la Regione
Italsintex. Un nome che forse non dirà molto a chi non risiede nei dintorni dell’ex sito industriale abbandonato, ma che rappresenta una vera e propria bomba ecologica per l’area attorno al Comune di Camposampiero, nell’Alta Padovana. Ne è convinto il consigliere regionale padovano della Lega Giulio Centenaro che a fine febbraio ha riportato all’attenzione delle istituzioni, all’interno della sessione di Consiglio regionale, una questione annosa e, al momento, senza soluzione. «L’area inquinata ricade nell’ambito territoriale del Bacino scolante nella laguna di Venezia. Dal 2011 il Comitato interministeriale presieduto dalla presidenza del Consiglio dei ministri non ha più assegnato alla Regione risorse a valere sui fondi della Legge speciale per Venezia, limitando gli interventi di competenza regionale – spiega il consigliere dopo una verifica dello stato dell’arte con gli uffici regionali competenti – Mi farò portavoce con i nostri parlamentari padovani (eletti con la Lega, ndr) perché ripropongano la questione al Governo».
L’interesse del consigliere di maggioranza è stata accolta tiepidamente dall’opposizione che da tempo denuncia lo stato del sito. A “guidare” il fronte che da anni si batte per la riqualificazione è la sindaca di Camposampiero Katia Maccarrone, del Partito democratico, che da 11 anni è al timone del suo Comune e conosce a fondo la storia dell’area: «Il sito è stato utilizzato tra gli anni Settanta e Ottanta dalla ex Italsintex e poi dalla Martins, che producevano componenti chimici intermedi per aziende farmaceutiche. Oggi appare in stato spettrale con i fabbricati, i materiali di rifiuto in superficie e lo sversamento al suolo di inquinanti chimici che hanno interessato terreno e falda». La sindaca entra nel merito: «Sono state eseguite due indagini di caratterizzazione ambientale: nel 2006 a opera di Depuracque Servizi, con la supervisione del Genio civile, con i primi lavori di messa in sicurezza e parziale bonifica finanziati dalla Regione per circa 440 mila euro. Nel 2022 il Centro studi geotecnici, incaricato dal Comune, ha commissionato una nuova “analisi del rischio sito”, approvata a dicembre 2023 con decreto della Direzione progetti speciali per Venezia. Per la nuova analisi abbiamo investito risorse comunali per circa 40 mila euro e 79 mila euro di fondi regionali. L’aggiornamento della caratterizzazione dell’area ha richiesto azioni complesse: dal disboscamento, al riesame dello stato dei luoghi, nuove analisi e contro analisi. Nei prossimi mesi, con altre spese per il Comune, posizioneremo altri piezometri per analizzare al confine sud dell’area l’acqua di falda e il soil gas (gas interstiziali, ndr) in superficie». Ad aprile 2024, Maccarrone ha scritto a Regione, Provincia e agli eredi della proprietà Italsintex, chiedendo alla stessa Provincia, che ne ha competenza, di completare l’individuazione del responsabile dell’inquinamento (ex Italsintex o Martins) e agli eredi ex Italsintex di farsi carico delle ulteriori azioni di messa in sicurezza. «Alla Regione ho chiesto di attivarsi per la redazione del progetto di bonifica, a partire dal lavoro svolto dal Comune, e di finanziare la bonifica stessa. Parliamo di cifre che non sono alla portata di un Comune. Chiedo alla Regione di completare l’opera per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente» conclude la sindaca.
Di chi è l’area di 7.500 metri quadri da bonificare? Non è al momento chiaro visto che gli eredi hanno accettato con “beneficio d’inventario” che consente di tenere distinti il patrimonio del defunto e quello dell’erede. Ciò significa che l’erede non potrà essere tenuto a pagare i debiti del defunto oltre quanto abbia ricevuto per effetto della successione. Sarà la Provincia a dover dirimere la questione e stabilire chi è il responsabile dell’inquinamento.