Storie
D’impatto sono i colori la forza delle opere di Carolì ma poi, se li guardi con più attenzione, ti rendi conto che il colore serve a raccontare, lenire, denunciare. Un mondo colorato e glitterato, pieno di occhi grandi e guance da bambola, che non scivola nell’onirico, ma racconta anche con le parole che spesso accompagnano i suoi graffiti. Gli ultimi lavori però mostrano un cambiamento e al posto di persone, bambole e orsacchiotti, Carolì crea prati e giardini. L’ha fatto a Cadoneghe e nel nuove green park a Padova.
Carolina Blanco, nome d’arte Carolì, nasce a Buenos Aires nel 1986 e nel 2001 di fronte a un clima politicamente sempre più pesante, la sua famiglia decide di emigrare a Padova, città natale di sua madre. Qui si laurea al Dams, poi consegue un master in arteterapia a Milano e ora frequenta la Magistrale in storia dell’arte. «L’arte è la mia vita. Il mio modo di esprimermi. Già da bambina usavo le pareti di casa come palinsesti con mio padre che le rimbiancava quando non c’era più spazio per dipingere. Ero solitaria e sulle pareti davo forma ai miei amici immaginari – racconta Carolina – Anche oggi quello che faccio è estremamente collegato al mio sentire. Negli anni sono cambiata tanto e la mia arte di conseguenza perché è qualcosa di vitale, è come se fosse un secondo battito per me, sono due cuori che battono assieme».
Carolina ha iniziato la carriera nove anni fa e «da cinque riesco a mantenermi con l’arte e questo mi dà forza. All’inizio dipingevo acquerello su tela poi andando a Roma ho visto dei ragazzi che stavano realizzando un graffito vicino alla metro. Sono rimasta affascinata dalla velocità del gesto e dalla situazione adrenalinica e ho scoperto lo spray, uno strumento artistico che non conoscevo. Mi ci sono buttata. Ho comprato un po’ di bombolette e ho dipinto la serranda di un negozio. Disegnare in grande mi ha dato una sensazione di libertà totale. Pian piano sono passata dalle serrande ai muri e all’acrilico su tela. Nel 2020 sono esplosa e ho puntato sulla spensieratezza pura. Le mie bambole sono legate al desiderio di mantenere una relazione con l’infanzia. La mia arte è flusso, è gioiosa, uso colori molto carichi che mostrano il lato estroso».
Poi nasce Sole che ha appena compiuto due anni, e per Carolina inizia una nuova vita e insieme un’evoluzione della sua arte: «Mi sono ritrovata molto trasformativa durante la gravidanza. La maternità mi ha dato moltissimo a livello creativo. Ho sperimentato tantissime tecniche ma soprattutto ho usato l’acquerello, che di solito uso in modo secondario, una tecnica che mi consente di esprimere la mia interiorità con facilità perché è un materiale fluido, destrutturante, che smuove le emozioni. Da qui nascono le opere della mostra “Sfumature di una mamma” dove raccontavo la gravidanza, il legame tra la donna e l’artista».
Ma la vita non è sempre clemente e per Carolina e Sole il dolore arriva con la morte di Marco Girotto, il compagno: «È stata tanta la frustrazione legata alla morte di Marco e tanto il dolore, ma non sono mai stata lasciata sola. Il dolore ha stravolto completamente la mia vita e mi ha cambiata perché la tragedia ti fa capire cos’è il superfluo. Il meglio di noi era appena arrivato e così la mia arte è cambiata. Ora faccio quello che sento. Prima mi preoccupava il giudizio degli altri, questo è scomparso così mi sento più libera: riesco a trasformare il dolore in colore. Credo nel potere trasformativo dell’arte e per questo ho studiato arteterapia; chiunque dovrebbe avere a che fare col colore. Sempre, non solo da bambini. L’arte è un modo per raccontare con sincerità se stessi e la sfida sta nel mostrarlo al pubblico. Con l’arte si affrontano temi complessi attraverso le emozioni. Mi piace sperimentare, toccare tutte le tecniche, non riesco a essere una e col colore tiro fuori tutti i sentimenti: dolore, gioia, rabbia, speranza…».
L’ultimo murale in ordine di tempo Carolì l’ha realizzato in un parcheggio sotterraneo, un “non luogo”: «È stata una sfida molto grande, uno spazio fisico impegnativo. L’opera è nata giorno per giorno, è stata una sfida costante. Mi piace il risultato, ma devo ringraziare il committente per la fiducia e la grande libertà che mi ha consentito di creare un giardino».

L’arte di Carolina Carolì Blanco non si esprime solo su muri e tele. Uno dei suoi materiali tridimensionali preferiti è la cartapesta e con questo elemento conta di poter lavorare a breve in teatro realizzando scenografie. Inoltre, grazie alla sua specializzazione in arteterapia l’artista lavora con scuole e biblioteche «perché tutti dovrebbero mantenere un rapporto con il colore».
A maggio si è tenuta la quarta edizione di “Super walls”, la biennale distreet art che ha visto all’opera 29 street artist provenienti da tutto il mondo e tra questi anche Carolì. Le opere sono state realizzate sui muri messi a disposizione da aziende e abitazioni private, scuole, supermercati, edifici pubblici di Padova, Albignasego, Cadoneghe, Conselve, Fontaniva, Limena, Montegrotto Terme, Noventa Padovana, Piove di Sacco, Rubano, Saccolongo, San Giorgio delle Pertiche e Saonara. Il tema di questa edizione, “Il Sogno”, è nato «dalla necessità di tornare a immaginare, sperare e costruire insieme una comunità che vede nell’arte uno strumento potente di coesione e cambiamento. “Super walls” è molto più di una rassegna artistica: è un processo partecipativo che attraversa scuole, quartieri, piazze e aziende, rigenerando luoghi e relazioni. Ogni muro racconta una storia, ogni artista porta un punto di vista, ogni opera diventa simbolo di dialogo e visione condivisa» ha spiegato il fondatore dell’evento Carlo Silvestrin.