Il tonfo della provincia di Vicenza, dall’ottava alla diciottesima posizione nella classifica stilata dal Sole 24 Ore sulla qualità di vita, riguarda molti aspetti della vita civile e politica. Con la differenza che i cittadini spesso subiscono le inettitudini dei politici. Il segnale è allarmante se si considera che coinvolge uno dei territori più “benestanti” d’Italia. Ed è proprio quel “bene-stare” che sembra perdere pezzi, oltre che molte posizioni. Se i motivi possono essere tanti, i nomi di chi ci amministra sono pochi e conosciuti.
E mentre ciò accade, sono stato testimone a Montegalda dell’ennesimo scempio ai danni della collettività. Ci troviamo sulla strada statale, con un viale di platani sani e svettanti di circa 70-90 anni, schierati davanti alla villa ottocentesca che fu del Fogazzaro-Roi. Un luogo incantevole, qui sfregiato da un’assurda pista ciclabile che ha prima rosicchiato l’unghia della collina su cui sorge da cinque secoli un monastero, oggi abitato da suore cistercensi, distruggendo l’intera barriera verde che isolava l’ambiente sacro e che ora dovrà essere ripristinata, sempre con denari pubblici. Poco più in là, la pista si restringe da 2 metri a 70 centimetri, intaccando con lo scavo le radici di un filare di carpini.
Ma il peggio lo si è visto con lo scavo di un metro e mezzo, che serve per posare una tubatura d’acqua, a pochi centimetri dal tronco dei platani monumentali, creando un danno naturale e sociale che il forestale Giustino Mezzalira ha bollato come «attentato al bene pubblico». Per Mezzalira: «È il peggio che si possa vedere, visto che così si possono infettare gli alberi con il “cancro rosa”. E nella migliore delle ipotesi, intaccando l’apparato radicale si porterà a morte innaturale questi alberi entro cinque anni. Senza contare l’aspetto peggiore, ovvero la staticità compromessa delle piante che potrebbero schiantarsi al suolo, con un reale pericolo pubblico. Impossibile non definirlo “attentato e onta da amministrazione pubblica”.