A Padova la protesta dei detenuti del circondariale è sotto controllo

Anche a Padova le persone detenute al carcere circondariale hanno avviato la protesta contro le misure di contenimento del contagio, ma anche perché sono preoccupati di contrarre l'infezione da chi entra dall'esterno. 

Alla casa di reclusione, la situazione è tornata tranquilla dopo la rivolta scoppiata ieri che ha causato una decina di agenti feriti. L'inerzia provocata dalla sospensione di visite e attività è il peggior nemico in questa situazione d'emergenza.

Tutta l’Italia diventa zona rossa. Vietati gli spostamenti non necessari. Scuole chiuse fino al 3 aprile

"Abbiamo adottato una nuova decisione che si basa su un presupposto. Tempo non ce n'e'. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e subintensiva e ahime' anche delle persone decedute. Le nostre abitudini quindi vanno cambiate. Vanno cambiate ora. Ho deciso di adottare subito misure ancora piu' stringenti, piu' forti".

Coronavirus. Boccia: chiusi tutti gli impianti sciistici nel Paese

«Nostro malgrado, abbiamo dovuto prendere atto, che il buon senso che spesso abbiamo chiesto, non solo non c’è stato, ma in alcuni casi ci sono state operazioni di pubblicità e marketing a dir poco vergognose. Mi riferisco all'Abetone che ha invitato gli studenti, con le scuole chiuse, ad andare in montagna. Una speculazione assolutamente vergognosa e fuori luogo». Così il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia ha spiegato la decisione presa in accordo con Regioni e Governo.

Made in Zaatari, il centro di autoimprenditoria femminile nel campo profughi siriani in Giordania

Un laboratorio di produzione del sapone, una cucina di piatti tipici siriani, un beauty saloon, un atelier di pittura e di creazione di gioielli e accessori: è il bazaar al femminile nato dentro Zaatari, il campo di profughi siriani più grande al mondo, per dare alle donne nuove possibilità di guadagno. Aperto l’8 marzo dell’anno scorso, oggi il centro impiega 16 donne scappate dalla guerra in Siria