Tenace, forte, radicata e resiliente, capace di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di ricostruirsi attorno alla propria identità. È la gente di Amatrice e di Accumoli. La voglia di risorgere si incarna in particolare nelle persone più anziane, quelle che più di tutti rappresentano le radici e la memoria storica di queste comunità.
Riapre la chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray a Rouen. La chiesa di padre Jaques Hamel, il sacerdote di 86 anni barbaramente ucciso a colpi di coltello da due giovani al grido di “Allah Akbar”, la mattina del 26 luglio, mentre stava celebrando per una coppia di anziani sposi una messa. Domenica 2 ottobre, l'arcivescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, celebra una messa preceduta da un rito penitenziale di riparazione, come previsto nei casi in cui una chiesa è stata in qualche modo profanata.
Trenta giorni dopo il sisma, ad Amatrice e nelle zone terremotate comincia a prendere corpo il percorso della ricostruzione. Dopo la riapertura delle scuole, ora è il momento dello sgombero dalle tendopoli. Vitale sarà rilanciare le attività commerciali, distrutte per il 92%.In attesa del decreto sulla ricostruzione, previsto per il 2 ottobre, la comunità si stringe intorno alla piccola Alessia, battezzata il 24 settembre dal vescovo Pompili che l'ha definita “simbolo della nostra speranza, colei che spinge in avanti le lancette dell’orologio ferme alle 3.36 del 24 agosto”.
A un mese dalla scossa del 24 agosto che ha portato morte e distruzione nel Centro Italia, ad Amatrice il vescovo di Rieti, mons. Pompili, ha celebrato una messa di suffragio. Forte l'invito a riprendere il cammino, "un atto dovuto" a chi non c'è più e a chi è rimasto, come la piccola Alessia, battezzata durante la celebrazione. La ricostruzione non passa solo per le istituzioni ma anche per "le nostre mani che non possono restare inerti o nostalgiche, ma debbono ritrovare l’energia e la voglia di ricostruire insieme". Piangenti ma non piagnoni, il monito del vescovo.
Martedì 20 settembre, ad attenderlo alla stazione di Padova, c’erano la famiglia, i parenti, gli amici, ma anche il parroco don Pierpaolo Peron e don Andrea Albertin, perché Francesco Bettella è entrato nel cuore di tutta la sua comunità.
Dopo l’abbuffata di ieri, arrivano medaglie anche nell’ottavo giorno delle Paralimpiadi: sono cinque. Nell'handbike, Paolo Cecchetto trionfa in volata con l'aiuto di Podestà. Zanardi e Mazzone si prendono l'argento, Porcellato il bronzo. Nel nuoto un nuovo argento per Federico Morlacchi. Le medaglie azzurre sono 30, già due in più di quelle che furono vinte quattro anni fa a Londra.
Nei 50 metri stile libero categoria S1 il giovane nuotatore, tesserato dell'Aspea Padova, riesce a conquistare la sua seconda medaglia a Rio. La gioia di papà Mauro che in fretta è partito per Rio per stare accanto al suo campione che è diventato, come tutti gli altri atleti paralimpici, il campione di tutti.
Che gare per Zanardi, Podestà, Mazzone, Legnante e Vio! Nell'handbike Alex per due secondi conferma l’oro di Londra, primo successo a una Paralimpiade per Vittorio Podestà e Luca Mazzone. Assunta Legnante è sempre la migliore nel getto del peso. Bebe Vio dominatrice in pedana. In vasca argento per Federico Morlacchi e bronzo per Efrem Morelli, nell'arco argento di Alberto Simonelli, nel ciclismo i bronzi dell'immensa Francesca Porcellato e di Giancarlo Masini. Il medagliere azzurro arriva a 25 (contro le 28 totali di Londra 2012).
Il nuotatore padovano ha inaugurato la lunga serie di trionfi per la delegazione italiana. L’evento sportivo regala emozioni e insegna che soltanto chi non si arrende, a volte riuscendo ad andare oltre il proprio limite fisico, è davvero un “superumano”. E stanotte Francesco Bettella è di nuovo in vasca per i 50 metri stile libero.