Fare memoria è sinonimo di vita che si fa storia. Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la 54ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (domenica 24 maggio) quando afferma che “l’uomo sarà chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie”. È questo uno dei compiti del comunicatore cristiano: vivere illuminandosi e nutrendosi del ricordo della vita di Gesù e dalle tante vite che hanno provato a seguirne i passi. Come quei Figli d’Israele (citati nel passo dell’Esodo che dà il titolo al Messaggio) che vengono liberati dalla schiavitù proprio grazie a un Dio che si ricorda di loro e li rende poi liberi dall’oppressione. Le parole di Francesco sono un richiamo a non dilapidare il patrimonio delle nostre biografie, da intendersi non come sterili resoconti di vite ordinarie, ma come “meraviglie stupende”, capaci rinnovarci e rigenerarci ogni giorno
Il messaggio è ispirato dal un versetto del libro dell’Esodo: «Perché tu possa raccontare e fissare nelle memoria». «Il rischio, in questo tempo – sottolinea don Daniele Longato – è delegare la memoria a un cellulare o a un hard disk». Giornata mondiale delle comunicazioni sociali “La vita si fa storia” è il titolo del messaggio di papa Francesco per la 54a edizione. Pubblicato prima della pandemia, invita a “rivestirsi delle storie” per affrontare le sfide della vita
Nella settimana che si chiude il governo Conte ha superato due scogli importanti. E' riuscito a portare finalmente in Gazzetta ufficiale il “decreto rilancio”, dopo un'estenuante attesa che ha fatto seguito ad un'altrettanto estenuante gestazione del maxi-provvedimento, e ha archiviato l'insidioso passaggio parlamentare sulla sfiducia chiesta dall'opposizione nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. Ora però l'attendono tre sfide cruciali, che peraltro sono inevitabilmente connesse, come quasi tutto, in questa fase.
Tra le misure di sicurezza per l'esame di maturità e le luci e le ombre della didattica durante il lockdown, è necessario più che mai guardare al "dopo"
Elena Ugolini è la preside delle Scuole Malpighi di Bologna: “Decreto Rilancio segnale importante, ora si apra ai contributi su digitalizzazione ed edilizia. Le nostre famiglie pagano la retta e le tasse, ora non ce la fanno più: è necessario garantire un supporto”
Nel 1970 l'istituzione delle Regioni a statuto ordinario: la ricorrenza viene a cadere in un momento in cui il dibattito sul loro ruolo è diventato di strettissima attualità. Per cercare di capire le radici storico-politiche dei problemi che sono emersi in questi mesi drammatici per il Paese, può essere utile staccarsi per un istante dalla cronaca quotidiana e ripercorrere il sentiero che ha portato alla loro formazione. Proviamo a farlo con Paolo Pombeni, storico e analista dei sistemi politici che sull'impatto delle Regioni sulla vita politica spiega: "Le Regioni hanno avuto, per così dire, un grande successo. La classe politica ha scoperto che si aprivano nuovi spazi soprattutto per i partiti esclusi dal governo centrale"
Con lo spirito del 20 maggio 1970 la proposta della Cgil: i diritti non devono essere legati al tipo di rapporto di lavoro ma devono essere in capo alla persona che lavora, al di là del contratto
Ottanta milioni di euro per la fascia 0-6, 70 per le scuole primarie e secondarie: dopo le proteste, il governo ha aumentato il contributo per gli istituti paritari inserito nel decreto Rilancio. Marco Masi (presidente Cdo Opere Educative-Foe): “Riconosciuto il nostro valore educativo. Ora lavorare sulla ripresa a settembre”
L’Alto commissario per i rifugiati della Nazioni Unite interviene alla presentazione online del rapporto annuale del Centro Astalli. “Non siamo di fronte a un dilemma, si possono adottare quarantene, non permettere che paura e intolleranza minaccino il rispetto dei diritti”