Coronavirus Covid-19 e Quaresima. Ermes Ronchi: “Cenere e deserto per mettersi in cammino verso la luce e la bellezza di Dio”

Tra emergenza sanitaria e Quaresima c'è un singolare legame, quello delle rinunce e dei sacrifici. Una sorta di duplice "digiuno" che si aggiunge alle privazioni - piccole o grandi - che i credenti solitamente si impongono in questo periodo di preparazione alla Pasqua: digiuno della messa, per questi ultimi, e delle relazioni, per tutti, finalizzato al contenimento della diffusione del coronavirus. Eppure, secondo il teologo, questo tempo di emergenza ci ricorda la nostra fragilità, ci insegna a rispettare la vita, ci fa riscoprire il bene comune, ci riporta alla nostra interiorità. Insieme alla rinuncia forzata alla messa è la cenere e il deserto attraverso i quali incamminarsi in modo inedito verso l'Assoluto. "Sono giorni in cui sentirsi incalzare da qualcosa che ci preme dentro ed è più caldo, più intenso, più luminoso di tutto ciò che ci preme da fuori"

Coronavirus: i consigli dell’esperto. Caruso (Soc. it. virologia): “Un rebus tutto da chiarire. Ognuno deve fare la sua parte”

Il Covid-19 e i suoi effetti, la diffusione esponenziale e le misure preventive per contenerla, i tanti punti ancora da chiarire perché ancora non si conosce tutto del virus. Intervista a tutto campo con Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, che ammonisce: "C’è da avere un giusto timore, che dovrebbe rendere tutti noi partecipi di una condotta virtuosa. Proteggendoci possiamo proteggere anche gli altri".

Coronavirus. Messe sospese: la solitudine non è isolamento ma comunione con tutti

La Messa che i nostri fratelli sacerdoti celebrano in solitudine non ha forse una forza di irraggiamento pari alla loro sofferenza di non trovarsi in comunione visibile e tangibile con i loro fedeli? In questa realtà drammatica la fede, cioè la relazione con il Padre, non può assumere un aspetto finora inedito? Certo, non essere presenti e celebrare, da fedeli, con il sacerdote crea un vuoto e impone un’assenza. La fede però può colmarlo perché conosce un’altra dimensione: la comunicazione che non conosce confini fisici, che non conosce barriere di isolamento. Il prete che celebra si libra su tutto il mondo, non si chiude nella sua piccola cerchia parrocchiale, si dilata su tutti e su tutto