"Ormai tutti urlano, e dunque il farlo non è più efficace. Meglio, a volte, un silenzio eloquente. La cultura dei social porta a una polarizzazione delle opinioni: o mi piace o non mi piace. Non c’è la possibilità di argomentare, di esprimere un giudizio sfumato. E la polarizzazione porta allo scontro. La violenza verbale o visiva prima o poi genera altra violenza, anche fisica". Lo sostiene Adriano Fabris, docente di filosofia morale all'Università di Pisa: "Oggi sta subentrando un rapporto più diretto tra politici ed elettori: quello reso possibile dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e in particolare dai social network. È la rivoluzione della disintermediazione". E aggiunge: "Sembra che si possa fare a meno di qualsiasi intermediario, e pure dei comunicatori come professionisti dell’intermediazione comunicativa, perché il politico è ormai in grado, attraverso un account social, di dire la sua direttamente. In realtà questi intermediari ci sono ancora. Il Papa o il Presidente della Repubblica non possono certo avere il tempo di chattare o di mandare un tweet. E tuttavia l’illusione di un contatto diretto permane"
Il Consiglio permanente della Cei ha già messo sul tavolo alcune sfide emergenti, dentro e fuori la comunità ecclesiale: la questione antropologica, la relazione tra preti e laici, la cura della vita interiore e la sinodalità. Un’attenzione particolare è stata chiesta per l’età della preadolescenza. Sono alcune prime sottolineature, che preludono al successivo lavoro di definizione dei contenuti e dell’arco temporale. Nulla è già deciso, se non la volontà di continuare a svolgere un servizio per il bene autentico delle persone e dell’intera comunità italiana
Cent’anni fa siamo venuti dall’altra parte del mondo a risolvere un problema a cui nessuno aveva saputo trovare una soluzione: il dislivello degli oceani. Abbiamo portato qui le chiuse di Leonardo. Cent’anni dopo hanno usato la stessa tecnologia per il raddoppio del canale e sono venuti in Italia a chiedere di costruire le paratie. Perché siamo così scoraggiati nell’affrontare la vita quotidiana a casa nostra? Perché non crediamo più di potercela fare? Penso alla società, alla politica e ovviamente anche alla Chiesa che (Vangelo nel cuore) avrebbe più di una ragione per continuare a seminare speranza con sempre maggiore efficacia
Un'altra tragedia nel Mediterraneo, altre centinaia di migranti respinti in Libia, mentre i leader politici italiani esultano per la diminuzione degli arrivi tacendo sui morti. Da Barcellona parla al Sir Riccardo Gatti, comandante e capomissione di Open Arms, una delle poche Ong rimaste nel Mediterraneo. La Capitaneria di porto ha impedito alla nave di ripartire per una missione di salvataggio ma è probabile che la situazione verrà sbloccata presto, ancora prima del ricorso presentato da Open arms
Ieri mattina abbiamo partecipato alla Messa domenicale. Forse qualche cosa avrebbe fatto rizzare i capelli ai nostri liturgisti, ma c’è davvero da restare ammirati: chiesa strapiena, famiglie giovani con bambini e ragazzi, l’intensità e la forza dei canti. Si passa in un secondo da un clima di vivace allegria (per il canto) a un silenzio impressionante che permette la preghiera. Un sogno. Pensavo che loro ci guardano con ammirazione, perché veniamo da ciò che considerano l’origine e il cuore della fede: il Mediterraneo (su cui affaccia la Terra Santa), Roma (la tomba di Pietro e la Sede del Papa). Ma anche noi finiamo per ammirare loro: per quella freschezza, quell’entusiasmo, quella disponibilità nell’accogliere la fede, nel cercare di sentirsi coinvolti e di manifestarla
Come sarebbe bello se anche tutti noi riuscissimo a vivere la giornata compiendo ogni azione come se stessimo infilando le perle di bontà di una collana da indossare prima del tramonto…
Così Roberto Rossini, presidente delle Acli e portavoce dell’Alleanza contro la povertà, variegato cartello di organizzazioni, commenta la nuova misura presentata ieri a Palazzo Chigi al termine del Cdm. “Ci sono aspetti positivi e negativi, ma viene meno una preziosa collaborazione”
Il principale requisito economico è un Isee non superiore a 9.360 euro, ma con ulteriori specifiche. Il reddito familiare, infatti, non deve superare i 6.000 euro annui, limite che cresce in base al numero dei componenti della famiglia e alla presenza di minori, fino a un tetto di 12.600 euro (20.000 euro se è presente un disabile). Il patrimonio immobiliare, esclusa la prima casa, non deve superare i 30mila euro
Era il 18 gennaio 1919 quando quell'innovativo manifesto politico fu diffuso da Roma. Ed è un testo che, dopo un secolo, presenta ancora oggi spunti di straordinaria attualità. Ne parliamo con il presidente dell'Istituto Luigi Sturzo, Nicola Antonetti, che è anche ordinario di storia delle dottrine politiche all'università di Parma