Foto on-line: parte dagli Usa il “Baby blackout”

Cresce il numero dei genitori che decidono di non condividere le foto dei propri figli. Sta crescendo una nuova consapevolezza nei confronti dei minori che, una volta cresciuti, un giorno potrebbero non gradire la diffusione di immagini relative alla propria infanzia. Un dibattito pubblico che segna una svolta su un approccio relazionale spesso troppo superficiale.

Le persone muoiono. Ma non su Facebook

Si calcola che nel mondo intero, negli ultimi 12 mesi, gli account "abbandonati" a causa della morte del titolare siano diversi milioni. Un gigantesco giardino digitale dove le lapidi funerarie sono costruite con tutti i "post", "like", "tweet". Il rischio di essere ricordati per tutte le nostre banalità. Il "qui e ora" e il "taglia e incolla" prenderanno il sopravvento sul ricordo ricostruito e mediato.

La malattia condivisa sul web

«Nel 2005 erano pochi a parlare in rete della propria malattia – spiega Romina, del gruppo di Oltreilcancro.it che riunisce diversi autori – Superata la terapia, in famiglia mi dicevano che era passato tutto, non se ne poteva più parlare. Mi sentivo castrata, avevo il bisogno di raccontare e ho capito che era la strada giusta per proseguire il mio percorso di guarigione e per aiutare altri, perché spesso si rimane soli».

Vivere per sempre? Ecco l’immortalità digitale

Per Piermario Ferrari, preside per 25 anni della facoltà teologica di Novara, «se già prima il problema della morte nella sua dimensione reale e cruda, era la sua rimozione, il non parlarne e non assistervi, con la dimensione virtuale peggiora la situazione e si fa fatica a cogliere l’identità stessa del morire». E intanto sul web proliferano i cimiteri virtuali e non solo.

L’amore corre sulla rete. E anche il sexting…

La ricerca europea "Netchildrengomobile”, basata su un campione di 2.500 intervistati, rivela che il 13 per cento dei ragazzi tra gli 11 ai 16 anni ha sperimentato il sexting e il 29 (23 in Italia) tra i 9 e i 16 ha visto nell’ultimo anno contenuti espliciti. Il fenomeno degli incontri on line per adulti: Tinder, Pure e "NoLove.org".

Il fiocco? Appendilo in rete… ecco il Travaglio 2.0

Per Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei new media all’Università di Urbino, «la coppia fa un sovrainvestimento emotivo: oggi la nascita è sempre più un evento straordinario, fuori dalla routine». C’è chi racconta in diretta il parto. E alcuni genitori aprono un account Instagram apposta per il figlio.

L’anima gemella? Cercala in chat!

Gabriella ci è riuscita, ha incontrato grazie al web il suo compagno, un percorso iniziato con la chat e concluso dal matrimonio: «La differenza principale – spiega – è che manca il contatto fisico, può sembrare una conoscenza più superficiale, in realtà inizi a scambiarti informazioni più personali. Se avessi visto mio marito in giro non lo avrei considerato, averlo conosciuto prima come persona me lo ha fatto valutare in maniera differente».

Una bussola per navigare nella Vita 2.0

I 9 mesi della gravidanza finiscono su Instagram, in sala parto si entra con lo smartphone per twittare, la malattia trova nei blog la possibilità di essere raccontata senza tabù, l'amore e il sesso trovano nelle chat e nelle app di incontri una sorta di estensione sensoriale, i morti camminano accanto ai vivi su Facebook e Twitter e altri siti promettono di far parlare i nipoti con un avatar del nonno. Prima puntata del nostro viaggio a puntate nella Vita 2.0

Mose&dintorni: l’illegalità diventata sistema

Dal legame, stretto e perverso, tra impresa, affari e mondo politico o area decisionale, le complicità si sono allargate. Nelle vicende che stanno venendo a galla in questi giorni si trovano coinvolti gli imprenditori, i cosiddetti lobbisti, gli amministratori locali, ma anche chi doveva controllare.