Il vescovo Claudio incontra i sindaci del territorio diocesano a tre mesi dalla Settimana sociale di Trieste. Ad aprire il confronto il prof. Giovanni Grandi
In tutta la sua tragicità, la morte di Alì Jamat un risultato positivo l’ha prodotto. Ricordate tutti la storia del giovane pakistano di 31 anni deceduto all’ospedale di Padova proprio nel giorno della nascita del suo secondo figlio, in Pakistan. La morte è avvenuta tre settimane dopo che Alì era stato investito da un’auto nella notte tra il 6 e il 7 settembre a Limena, mentre effettuava l’ultima consegna prima di rientrare a casa.
Israele-Hamas un anno dopo Padre Patton, custodia di Terra Santa: «Il cambiamento è possibile, ma passa attraverso il riconoscimento del valore della sofferenza dell’altro»
Romagna, territorio fragile. Anzi, ormai fragilissimo. L’alluvione della scorsa settimana, a 16 mesi di distanza dalle due del maggio 2023, ha messo in evidenza come l’area che va dal sud bolognese fino a Rimini sia alquanto vulnerabile agli eventi meteo. Eventi che non sono più quelli di un recente passato, ma che ora si abbattono con inaudita violenza, preceduti da lunghi periodi di siccità cui seguono temporali più simili a uragani che a piogge primaverili o autunnali.
Si compiono in questi giorni gli ottant’anni dal giorno in cui Josef Mayr-Nusser, nell’aula fredda del centro di addestramento di Konitz, di fronte ad alcune decine di suoi commilitoni atterriti, alzò improvvisamente la mano, non per il saluto al Führer, ma per manifestare il rifiuto di prestargli giuramento. Era il 4 di ottobre del 1944. Josef, come un novello Francesco di Assisi, che mostra al potere – che non lo capisce – la nudità della sua propaganda e il nulla delle sue prospettive di morte.
Ad un primo sguardo, si ha l’impressione di trovarsi davanti ad una piccola navetta spaziale monoposto, una scintillante capsula aerodinamica dall’aspetto marcatamente avveniristico, come fosse pronta a spiccare il volo verso il futuro, verso nuove speranze per l’umanità. Ma è solo un’illusione. Nessun futuro e nessuna speranza per un domani migliore. Perché, in realtà, “Sarco” – termine piuttosto tetro con cui l’hanno denominata i suoi ideatori, - è una macchina capace soltanto di dare la morte, un dispositivo progettato e realizzato per attuare il suicidio assistito.