14 febbraio 1915: la guerra al tempo del carnevale

Il 13 gennaio 1915 l’Italia centrale è stata scossa da una terribile ondata sismica che si abbatte soprattutto sull’Abruzzo, con epicentro nella piana del Fucino, provocando più di 30 mila vittime. E tuttavia è tempo di carnevale, per quanto il suo clima spensierato poco si addica ai tempi bui che si stanno vivendo e ancor più che si profilano all’orizzonte. Acquista la prima pagina del 14 febbraio 1915 in formato digitale ad alta risoluzione nel nostro e-shop.

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I giorni contati di noi uomini, da spendere con sapienza

Quando, nel mondo dei campi del me tempo, i omani de casa, come dire quei de fameja che lavorava la tera, se preocupava dei lavori de qualche mese dopo (discorsi che se faseva torno a la tola durante la sena). Me nono ghe diseva, calmando quei che fissava le date par i lavori più importanti: «Prima de tuto, bisogna rivarghe al mese che vien, e solo dopo, pensare a come e cossa fare, parchè i omani ga i so giorni contà». 

10 gennaio 1915: lo scambio di prigionieri

Dopo che la sua proposta di una tregua nel giorno di Natale era stata respinta dagli stati in guerra, nel gennaio del 1915 una seconda iniziativa di papa Benedetto XV viene invece accolta: lo scambio dei prigionieri che le ferite e le mutilazioni avevano resi permanentemente invalidi alla guerra (e, purtroppo, non solo a quella). Acquista la prima pagina del 10 gennaio 1915 in formato digitale ad alta risoluzione nel nostro e-shop.

Quel Natale del 1914, quando la guerra si fermò

«Una folla enorme di uomini che si scambiavano sigarette, doni...». Così sulla Difesa un soldato inglese racconta la “tregua di Natale” del 1914. I soldati, spontaneamente, sul fronte occidentale, uscirono dalle trincee e andarono a fare gli auguri ai nemici, si scambiarono piccoli doni, seguirono le funzioni religiose, forse giocarono perfino a calcio insieme.

La lezione della guerra: mai più la chiesa (e i preti) in trincea

Don Bruno Bignami, docente di teologia e presidente della Fondazione Don Mazzolari, rivisita un periodo storico controverso che vide «ogni chiesa nazionale leggere la realtà con gli occhiali della sua parte. Come farebbe un tifoso. Finiva così per giustificare qualsiasi ricorso alle armi». Fu il fallimento della "guerra giusta". La condizione dei novizi, chierici o seminaristi "arruolati".