No a Europa e profughi, sì a confini e “identità”. La nuova destra alla conquista del vecchio continente

Il successo elettorale di Alternativa per la Germania ha messo in luce il successo crescente di forze nazionaliste, euroscettiche e contrarie ad accogliere gli immigrati. Si va dalla Francia ai Balcani, dalla Scandinavia al Belgio, passando per Polonia, Italia e Ungheria. Il caso britannico e la "diversità" iberica. Difficile riscontrare un progetto comune, ma certamente tutti i leader hanno grandi capacità comunicative e "pescano" consensi tra giovani e anziani.

Ovunque si voti in Europa (ri)spuntano i vecchi nazionalismi

Dopo il risultato delle elezioni in Polonia, già si guarda a Turchia (alle urne il 1° novembre) e Spagna (20 dicembre). Ma è il dato politico e culturale emergente, ovvero il risorgere aggressivo delle identità nazionali, che solleva preoccupazioni e dubbi sul comune destino del Continente.Leggi tutti i servizi dello speciale "L'Europa dei populismi". 

Le Pen trionfa con i voti cattolici

Un praticante su cinque ha scelto il Front National. La preoccupata analisi di Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali: «I cattolici hanno votato per Le Pen nonostante le raccomandazioni dell'episcopato, molto impegnato per l'Europa. È un cattolicesimo di identità che rifiuta il messaggio della chiesa cattolica che chiede di far posto allo straniero e di dargli ospitalità. Siamo divisi anche su papa Francesco».

A fatica, ma l’Europa tiene

Per la prima volta dal 1979, quando l'europarlamento fu votato direttamente dai cittadini, l'astensione non cresce: il numero dei votanti è sicuramente modesto (43 per cento), ma in linea con quello del 2009. All'Eurocamera irrompe la politica vera e propria, fatta di consensi elettorali, partiti, programmi, leader, strategie e alleanze. Il nome del prossimo presidente della Commissione ne sarà una riprova.

Se la “generazione Erasmus” dice no all’Europa

Il sociologo Piergiorgio Corbetta analizza le scelte della generazione Erasmus che sembra rifiutare i partiti tradizionali quando non addirittura il voto: «In tutta Europa c'è una situazione di crisi e c'è bisogno di trovare un capro espiatorio. Per esempio, l'euro…». A questo si aggiunge che i giovani «hanno meno fedeltà di partito, e sono più propensi ad abbracciare nuove idee». Inoltre «non hanno idea di classe, sono deideologizzati».

Votare si deve. Nonostante tutto

Più facile recarsi alle urne per le amministrative. Più complicato trovare le motivazioni giuste per il rinnovo del parlamento europeo. Abbiamo una moneta comune, ma dobbiamo ancora gettare le basi per una politica comune. Accadrà questa volta, pur in presenza di una forte spinta nazionalista e populista? Difficile dirlo.