Il successo elettorale di Alternativa per la Germania ha messo in luce il successo crescente di forze nazionaliste, euroscettiche e contrarie ad accogliere gli immigrati. Si va dalla Francia ai Balcani, dalla Scandinavia al Belgio, passando per Polonia, Italia e Ungheria. Il caso britannico e la "diversità" iberica. Difficile riscontrare un progetto comune, ma certamente tutti i leader hanno grandi capacità comunicative e "pescano" consensi tra giovani e anziani.
Il "peso" dei profughi sugli esiti del voto di domenica 13 marzo. Avanza Alternative für Deutschland, anche se i partiti che guidano regioni e governo federale raccolgono la maggioranza dei consensi. Per la Merkel un segnale da non sottovalutare. I commenti di Hubert Wissing (Comitato centrale dei cattolici tedeschi) e del vescovo di Magdeburgo.
Il turno di ballottaggio alle regionali francesi lascia all’asciutto la destra estrema. La desistenza tra gollisti e socialisti, e un maggior afflusso ai seggi, blocca l’avanzata euroscettica. Messaggio forte ai governanti dei Paesi Ue che in settimana si trovano a Bruxelles per un summit su terrorismo, migrazioni e crisi economica.
Netto successo della destra estrema alle elezioni regionaali. Seguono gollisti e socialisti. I meriti della leader nazionalista e le colpe degli avversari. L'Europa attende gli esiti dei ballottaggi del 13 dicembre e intanto fa i conti con il diffondersi di formazioni politiche nate "dal basso", estranee ai partiti tradizionali e, in genere, euroscettiche.
Dopo il risultato delle elezioni in Polonia, già si guarda a Turchia (alle urne il 1° novembre) e Spagna (20 dicembre). Ma è il dato politico e culturale emergente, ovvero il risorgere aggressivo delle identità nazionali, che solleva preoccupazioni e dubbi sul comune destino del Continente.Leggi tutti i servizi dello speciale "L'Europa dei populismi".
Un praticante su cinque ha scelto il Front National. La preoccupata analisi di Jérôme Vignon, presidente delle Settimane sociali: «I cattolici hanno votato per Le Pen nonostante le raccomandazioni dell'episcopato, molto impegnato per l'Europa. È un cattolicesimo di identità che rifiuta il messaggio della chiesa cattolica che chiede di far posto allo straniero e di dargli ospitalità. Siamo divisi anche su papa Francesco».
Per la prima volta dal 1979, quando l'europarlamento fu votato direttamente dai cittadini, l'astensione non cresce: il numero dei votanti è sicuramente modesto (43 per cento), ma in linea con quello del 2009. All'Eurocamera irrompe la politica vera e propria, fatta di consensi elettorali, partiti, programmi, leader, strategie e alleanze. Il nome del prossimo presidente della Commissione ne sarà una riprova.
Il sociologo Piergiorgio Corbetta analizza le scelte della generazione Erasmus che sembra rifiutare i partiti tradizionali quando non addirittura il voto: «In tutta Europa c'è una situazione di crisi e c'è bisogno di trovare un capro espiatorio. Per esempio, l'euro…». A questo si aggiunge che i giovani «hanno meno fedeltà di partito, e sono più propensi ad abbracciare nuove idee». Inoltre «non hanno idea di classe, sono deideologizzati».
Più facile recarsi alle urne per le amministrative. Più complicato trovare le motivazioni giuste per il rinnovo del parlamento europeo. Abbiamo una moneta comune, ma dobbiamo ancora gettare le basi per una politica comune. Accadrà questa volta, pur in presenza di una forte spinta nazionalista e populista? Difficile dirlo.