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Cogollo del Cengio. Parla don Luigi Gatto. Prima del prete, la comunità
Don Luigi Gatto: «Con le messe su YouTube ci seguono dal Sudamerica. Ho tante brave persone attorno: se lasciassi la parrocchia a loro, saprebbero cosa fare»
FattiDon Luigi Gatto: «Con le messe su YouTube ci seguono dal Sudamerica. Ho tante brave persone attorno: se lasciassi la parrocchia a loro, saprebbero cosa fare»
Sarà che San Cristoforo, cui è intitolata la parrocchia, «si tiene sulle spalle nostro Signore», ed è il patrono di chi viaggia («regalo sempre il magnete con il santo da mettere in macchina»), così don Luigi Gatto, 78 anni, che regge dal 2007 la parrocchia di Cogollo del Cengio, non sta fermo un momento: «Alla mia età forse potrei essere già in pensione, ma se mi ritiro casco per terra. Quando ho qualcosa da fare, mi sento più vivo». Insomma don Gatto è un vulcano: «Prima del Covid, certe sere, in centro parrocchiale, che pure è grande, non c’era una stanza libera. Io me la godevo a fare il giro, era bello trovare un po’ di tutto. Ma è la gente che è brava, ho tante persone che mi danno una mano. Potrei dire che, a parte la messa e le confessioni, se lasciassi fare a loro, i fedeli si arrangerebbero a mandare avanti la parrocchia. Sono del parere che non è il prete quello che fa la comunità. Il prete può essere il punto di riferimento. Ma il prete viene dopo la comunità». Lo scorso 26 ottobre si è tenuta la prima riunione finalizzata alla rinascita del gruppo chierichetti: «Prima del Covid c’era una bella squadra di ragazzi. Ci vorrà del tempo perché la gente si è abituata a seguire le funzioni da casa». Già, tutte le messe che don Luigi celebra in chiesa a San Cristoforo vengono puntualmente trasmesse in diretta via YouTube: «Tanti si sono accorti che possono ascoltare la messa dal divano. Ho gente che mi segue dal Sudafrica, dall’Argentina e dal Perù. Alcuni sono nostri emigranti: così gli pare un po’ di essere a Cogollo. Un gruppo di Genova spesso mi manda i saluti». Ma come è nata questa iniziativa? «All’inizio della pandemia ho parlato con il maestro della banda di Mosson, che è un mio amico, e lui mi ha dato l’idea: “Perché non proviamo a trasmettere la messa per Pasqua?”». Erano presenti solo alcuni del coro. L’iniziativa continua tuttora: «Premo un pulsante prima della messa e parte la trasmissione». Don Luigi, comunque, non è Superman: il Covid l’ha avuto anche lui. «Quando non c’erano i vaccini e il virus non era una passeggiata. Ho passato un Natale da solo. Ho fatto “deserto” per 20 giorni. Una signora che abita sopra la canonica mi metteva il cibo fuori della porta e io tiravo dentro il vassoio». L’attenzione verso gli ultimi è testimoniata dall’attivismo del gruppo caritativo: «In fondo alla chiesa abbiamo un contenitore della Caritas, la gente porta sempre cibo per chi ha meno. I responsabili mi riferiscono che tante famiglie fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. O anche alla fine della settimana. Una tempo una famiglia con un occupato alla Lanerossi, a Piovene, e una vacca a casa, stava benone. Adesso è difficile». All’insegna della trasparenza, don Luigi dà conto puntualmente delle entrate e delle uscite. Per esempio, domenica 13 ottobre sono stati raccolte in chiesa offerte pari a 359,68, euro mentre 53,84 euro se ne sono andati per la bolletta del gas. «Però, per i funerali, non indico mai il nome della persona in memoria della quale viene fatta un’offerta. Queste cifre le metto nelle offerte generali, altrimenti si capirebbe che per il funerale sior sono venuti su tanti schei, mentre per il poro gramo è arrivata una cifra esigua. Io tratto tutti allo stesso modo». Parrocchia e Comune collaborano? «Sì, nel possibile. Io non posso rimproverare niente perché basta che faccia qualsiasi richiesta e il sindaco me la concede. So che l’amministrazione vuole realizzare un asilo e, per me, è la cosa più bella del mondo. Purtroppo, però, i nati sono pochi, i morti sono più del doppio dei fiocchi rosa e azzurri».