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Rubriche | Dal Municipio al Campanile

martedì 4 Febbraio 2025

Dal Municipio al Campanile, Setteville

Il sindaco: «Qui la fusione fa la forza». Il parroco: «Uno spirito... collaborativo»

Claudio Baccarin
Claudio Baccarin
collaboratore

Il sindaco Bruno Zanolla: «Non avevamo futuro: abbiamo fatto un percorso graduale, così i cittadini hanno colto i vantaggi. Ad Alano di Piave, più restio, oltre il 50 per cento ha detto “sì”»

Primo cittadino di Quero dal 1999 al 2009, dopo la fusione ha indossato la fascia tricolore di Quero Vas dal 2014 al 2023, e dal giugno scorso, alla testa di «una lista civica ispirata al centrodestra», guida il Comune di Setteville, nel Bellunese, nato dalla fusione di Quero Vas e Alano di Piave. Bruno Zanolla, ingegnere civile, si appresta a spegnere 61 candeline (il 18 febbraio) e festeggia il primo anno di vita del nuovo municipio istituito il 22 gennaio 2024. Qualche settimana fa l’amministrazione ha deliberato il santo patrono e si è data ufficialmente uno stemma: «Dieci anni fa avevamo fatto la fusione tra Quero e Vas e in quel momento era stato scelto san Girolamo Emiliani perché nel nostro territorio sorge la fortezza in cui il santo era stato rinchiuso e in cui gli era apparsa la Madonna. Poi, sentendo anche i parroci, abbiamo convenuto che era l’unico santo che aveva frequentato i nostri luoghi. Per l’8 febbraio è prevista, al Castello di Quero, una messa celebrata dal superiore dei padri Somaschi». Anche per il nome ci si è rifatti al passato: «Nel Trecento esistevano la pieve di Quero e le sette ville. Quando nel Duemila abbiamo costituito l’unione dei servizi, chiamata Unione Setteville, avevamo scelto quel nome perché rappresentava un’aggregazione importante, pensando che l’unione sarebbe stata propedeutica per arrivare alla fusione. Alano, che prima non voleva aderire, è entrata otto-nove anni fa. Ora il Comune ha una superficie di 90 chilometri quadrati». Qual è stato il segreto di queste due fusioni? «Abbiamo fatto un processo graduale. Prima abbiamo messo insieme i servizi. Mettere insieme gli uffici è una delle cose più difficili da fare. Bisogna che la struttura funzioni e che i cittadini capiscano che in realtà è un vantaggio. C’erano degli incentivi regionali importanti, che abbiamo sempre preso. Pian piano i cittadini hanno preso atto della validità di questo strumento. Un Comune che all’epoca aveva mille abitanti non aveva prospettive, il personale non si trovava e le risorse mancavano. Aggregando, in dieci anni abbiamo fatto un sacco di investimenti. I contributi aggiuntivi li abbiamo messi nella riduzione delle imposte, per esempio da noi non c’è mai stata la Tasi; nel trasporto scolastico gratuito; nel finanziamento delle attività extrascolastiche. Così anche il Comune di Alano, che prima era più restio, ha capito la forza della fusione: qui al referendum, è andato a votare più del 50 per cento e oltre il 50 per cento ha detto sì». In questo primo anno sono state attuate riorganizzazioni nella macchina comunale. «Abbiamo 25 milioni di euro di opere pubbliche da mettere a terra. Quanto ai finanziamenti del Pnrr, abbiamo una parte che va attuata entro il 30 giugno di quest’anno e l’altra parte entro il 30 giugno 2026. Sono anche opere complesse, adesso siamo in fase di appalto e ci sono tante cose da gestire. E poi abbiamo un patrimonio importante che il Comune di Alano ha portato in dote: malghe e poi proprietà sul monte Grappa che richiedono investimenti. Stiamo anche cercando di riorganizzare i servizi alle persone, i trasporti. Per i servizi culturali abbiamo un bellissimo centro, che abbiamo recuperato grazie a una convenzione con la parrocchia di Quero. L’ex cinema parrocchiale l’abbiamo ristrutturato quindici anni fa e abbiamo un meraviglioso comitato di gestione che offre proposte di tutti i tipi. Ogni settimana ci sono attività, dal teatro ai concerti alle rassegne, in una sala da 250 persone».

Il parroco don Romeo Penon: «Comunità cristiane che si aiutano vicendevolmente: è questa la sfida da vivere assieme, superando il timore che la collaborazione affievolisca l’identità»

«È una vita sempre di corsa, una sfida che affronto insieme a sacerdoti e laici» ammette don Romeo Penon, parroco moderatore della collaborazione pastorale Segusino-Setteville-Valdobbiadene, che non ha certo il tempo di annoiarsi. Il nuovo Comune bellunese di Setteville, raggruppa ben sette parrocchie: Alano di Piave (Sant’Antonio Abate); Fener (San Michele Arcangelo); Campo di Alano di Piave (Sant’Ulderico); Quero (Annunciazione della Beata Vergine Maria); Schievenin (Santo Stefano); Vas (San Leonardo); Caorera (San Gottardo). E don Romeo è il “capitano” di una squadra della quale fanno parte anche i parroci in solido don Paolo Pizzolotto, don Gabriele Benvegnù, don Giuseppe Bertin e don Mirko Gnoato, con l’aiuto di don Marcello Bettin e don Remo Zambon. Nove le messe: il sabato alle 16 a Caorera, alle 17 a Fener, alle 18 a Quero; la domenica alle 9.30 a Quero, alle 10 ad Alano, alle 11 a Schievenin e a Vas, alle 11.15 a Campo; alle 18 ad Alano. Sabato 8 febbraio, in seguito alla delibera votata dal Consiglio comunale il 16 ottobre 2024, viene festeggiato per la prima volta il santo patrono, san Girolamo Emiliani: «Era nato a Venezia nel 1486 da una famiglia patrizia. Nel 1511, durante la guerra tra la Serenissima e la Lega di Cambrai, gli venne affidata la difesa della fortezza di Castelnuovo di Quero. Quando fu imprigionato dai francesi, si appellò alla Madona Granda di Treviso, venne liberato e tornò a Venezia. In seguito si convertì alla vita cristiana, rinunciò a tutti i suoi averi e si dedicò alla cura dei fanciulli orfani, dei quali è patrono universale dal 1928». Il santo fondò nel 1534 la Compagnia dei servi dei poveri, che poi nel 1568 diventò l’ordine dei Chierici regolari di Somasca, oggi frazione di Vercurago (in provincia di Lecco), in cui san Girolamo Emiliani morì l’8 febbraio 1537. Nel 1924 i padri Somaschi acquistarono il castello e tre anni dopo lo restaurarono, istituendovi una casa e un luogo di culto. Ma quali sono gli obiettivi che don Romeo Penon si prefigge per il 2025? «In questo anno pastorale che ci vede ancora impegnati nell’attuazione del Sinodo, ci sta a cuore anzitutto l’impegno responsabile di dar vita a una vera e bella collaborazione tra sacerdoti che operano nel territorio, per avviare una pastorale d’insieme. Una presenza di sacerdoti che condividono in solido la responsabilità pastorale: non si tratta di spartire i compiti ma di vivere la comunione, condividendo insieme la meditazione della Parola, la preparazione delle liturgie, l’impegno dell’annuncio e della catechesi, il servizio della carità». Così, in qualche modo, si riesce a supera anche il campanilismo. «La comunione tra sacerdoti aiuta le singole comunità a superare il timore che la collaborazione pastorale affievolisca l’identità e l’unicità di ogni singola comunità. La celebrazione eucaristica resta comunque il punto fondamentale dove la comunità cristiana ritrova la sua identità e unicità, vive e celebra la propria fede. È una sfida da vivere insieme, sacerdoti e laici, per dar vita a comunità cristiane, belle, fraterne, che si aiutano vicendevolmente, capaci di testimoniare, oggi, la gioia del Vangelo alla gente del nostro territorio». Nelle scorse settimane un gruppo di «persone di buona volontà» ha sistemato il giardino che si apre dietro la canonica e la chiesa di Quero. Si sono messi a disposizione anche Protezione civile e Comune. Anche a Schievenin, un pool di volontari ha ritinteggiato la sala dell’oratorio, da metterla a disposizione per le celebrazioni nei mesi più freddi.

Un Comune da 5.825 abitanti nel Bellunese

Il sindaco Zanolla spiega anche il nuovo stemma cittadino: «Abbiamo il castello, che rappresenta le due comunità di Quero Vas; poi c’è il Lexicon, opera fondamentale del grande latinista Egidio Forcellini. Poi il corso d’acqua rappresenta i due fiumi che abbiamo, il Piave e il torrente Tegorzo».

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