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Rubriche | Dal Municipio al Campanile

martedì 14 Gennaio 2025

Dal Municipio al Campanile, Veggiano

Il sindaco: «Sport, cultura, volontariato». Il parroco: «Pronti a collaborare con tutti»

Roberto Turetta

Il sindaco Nicola Zordan: «Posizione geografica privilegiata, età media più bassa e collaborazione con il volontariato locale. La sfida: più partecipazione alla vita politica e sociale»

Poco meno di 5mila residenti lungo il corso del Tesina e del Bacchiglione, tra spazi verdi e una zona artigianale comunque di rilievo. Questo è Veggiano, piccolo Comune al confine con la Provincia di Vicenza ma per intero nel comprensorio della Diocesi patavina. Lo guida da giugno 2022 Nicola Zordan, sindaco 34enne proveniente dall’Udc, con alle spalle una lista dichiaratamente civica. «Abbiamo una posizione geografica privilegiata – esordisce Nicola Zordan – La vicinanza a due capoluoghi di Provincia e i prezzi più bassi degli alloggi rispetto a realtà municipali contermini hanno favorito il trasferimento, negli ultimi decenni, di parecchie persone. Tanto che siamo tra i Comuni padovani con l’età media più bassa, se non il più giovane in assoluto di tutto il territorio provinciale». Ma i vantaggi di vivere a Veggiano non si riducono alla collocazione territoriale, precisa il sindaco: «Nel corso del tempo, abbiamo cercato di garantire più servizi possibile, anche in collaborazione con il volontariato locale. I bambini possono completare tutto il ciclo scolastico dalle materne in poi. A cui si aggiunge la cultura, con la realizzazione, negli ultimi anni, di una nuova biblioteca polifunzionale e di un parchetto attiguo. Per non parlare dello sport, per cui non mancano i gruppi e le associazioni con le relative strutture: la locale società calcistica con oltre 150 tesserati e dirigenti giovani; il pattinaggio, lo skating e altre ancora, ospitate da due palestre». Se il tema è l’associazionismo, per il primo cittadino non è soltanto una questione di soddisfazione per la densità di realtà di questo tipo in un ambito piccolo. «C’è l’Avis. C’è la Pro loco, che organizza due sagre apprezzate ben al di fuori della zona – continua – Le loro attività ricoprono funzioni fondamentali a livello comunitario, che poi finanziamo. Penso alla Caritas, che segue casi difficili. Penso pure a Veggiano Solidale per gli anziani, vero fiore all’occhiello, operativa nel trasporto sociale e le iniziative culturali come “Biblioo d’argento”». Tuttavia, non mancano le difficoltà. «I continui tagli operati dal Governo centrale agli enti locali non ci rendono la vita facile. Per le opere pubbliche, e per i tanti servizi che vogliamo continuare a garantire, servono fondi. E, se non ci arrivano, diventa un bel problema. Questo, nonostante riusciamo ad avere importanti introiti grazie all’Imu degli stabilimenti industriali nel nostro territorio. E nonostante siamo riusciti a completare interventi attesi, come la riqualificazione del centro del nostro capoluogo». Quindi, c’è la sfida della partecipazione alla vita politica e sociale del posto. «Tutti apprezzano il lavoro dei volontari, ma molti meno sono disposti a contribuire attivamente. Eppure, c’è sempre bisogno di una mano. Stesso discorso per l’ambito politico: in quanti sono pronti a criticare l’operato di chi è al vertice di un’istituzione, ma poi sono disponibili a mettersi in gioco come amministratori?». Una puntualizzazione corroborata dalla presenza di un’unica lista nel parlamentino di Veggiano. «Io sono in consiglio comunale dal 2012, ricoprendo nelle tornate successive gli incarichi di assessore, fino a candidarmi poco più di un biennio fa direttamente come sindaco. Tra l’altro, alle ultime elezioni scelsi una squadra giovane, con età media al di sotto dei cinquant’anni». Una decisione in vista delle sfide future. E senza badare alle simpatie partitiche di qualche singolo. «Puntavamo solo agli obiettivi comuni».

Il parroco don Gian Marco Vezzaro: «Abbiamo attività comuni per le due parrocchie, ma si risente del calo demografico. Da poco ospitiamo un gruppo di profughi ucraini nella ex materna»

Un Comune, tre parrocchie. Due delle quali sono gestite da un unico parroco, pur non costituendo un’unità pastorale. Si tratta del capoluogo Veggiano e di Santa Maria, che insieme raggruppano circa 3.600 abitanti dei 4.800 complessivi. Il presbitero alla loro guida è don Gian Marco Vezzaro, che raccolse il testimone nel 2016. «Già allora c’era un unico parroco per entrambe le parrocchie – spiega – Comunque, è una situazione che si riesce a gestire senza troppi problemi, essendo entrambe abbastanza piccole». Più di qualche attività parrocchiale viene portata avanti assieme, come puntualizza don Gian Marco: «La catechesi, l’azione cattolica e il grest sono di fatto uniche per le due parrocchie. Altre realtà associative come la Caritas includono addirittura un’altra frazione, Trambacche. Per non parlare di certi spazi come il patronato, molto frequentato e contenitore fisico di molteplici iniziative per tutti. Ma noi siamo pronti a collaborare con tutti, per esempio mettiamo a disposizione i nostri locali a beneficio del gruppo Alpini del posto. Anche con l’attuale amministrazione comunale i rapporti sono buoni, del resto alcuni consiglieri e assessori si erano messi alla prova nella cosa pubblica come animatori ed educatori dell’Ac; in alcuni casi, avevano pure frequentato la scuola di formazione politica della Diocesi».

Se la partecipazione alla vita comunitaria parrocchiale appare buona, non altrettanto si può dire per quella liturgica: in questo caso, traspare la differenza tra le ultime generazioni e quelle più anziane. Un segno dei tempi, che si nota un po’ in tutta Italia. «Alle funzioni religiose non ne vedo molti, soprattutto dopo il periodo del Covid. In ogni caso, cerchiamo di coinvolgerli in più modi. Non soltanto, cioè, con i percorsi di iniziazione cristiana e la catechesi, ma anche con iniziative culturali: abbiamo da poco fatto partire un piccolo coro per bambini e ragazzi della scuola primaria e secondaria, che si esibisce nelle messe della domenica mattina; li vedo affiatati, a loro piace cantare e stare assieme. Ma è anche un modo per educarli più efficacemente ai valori della chiesa cattolica».

Rispetto al passato, la situazione riflette anche il calo demografico, seppure in maniera diversa rispetto ad altre realtà della zona. «Negli anni 2000 ci fu un grande aumento delle nascite, complice l’arrivo di molte nuove famiglie: si parlava di un’ottantina di nati l’anno. Ora però la media si attesta attorno alla trentina». Il che si ripercuote anche nell’utilizzo di certe strutture parrocchiali. «Una volta erano operative due scuole materne, una per parrocchia – commenta il parroco – Poi abbiamo dovuto chiudere quella di Santa Maria, proprio per la progressiva diminuzione delle iscrizioni. E ad accogliere i bimbi c’è solo quella del capoluogo». Non mancano neppure gli stranieri. «Ne sono arrivati di continuo negli anni. Si tratta comunque di famiglie singole o di individui che nel tempo non hanno costituito una propria comunità, ma si sono ben integrati nel contesto paesano di riferimento. Più di qualcuno partecipa attivamente alle attività parrocchiali, come i tanti rumeni qui residenti». A loro si è aggiunto di recente un gruppo di profughi ucraini, alloggiati proprio nell’ex materna di Santa Maria. «Sono una dozzina, a loro è stato riservato il piano dove vivevano le suore. Non è stato facile trovare loro una sistemazione, c’era qualcuno sia dentro che fuori la cerchia pastorale del paese che non li voleva. Ma io e altri collaboratori ci siamo impuntati. E sei mesi fa abbiamo individuato il posto».

Una storia antichissima, già prima dei romani

La storia di Veggiano è antichissima: sono stati trovati, nel fiume Bacchiglione, reperti precedenti l’epoca romana, fu centro di una certa rilevanza in epoca romana, tanto che esisteva un tempio dedicato a Giano. Successivamente fu terra di confine nelle guerre tra padovani e vicentini. Fece parte del territorio della Serenissima.

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