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martedì 20 Maggio 2025

Dal Municipio al Campanile. Villa del Conte

Roberto Turetta

Un paese a misura di persona C’è un forte senso di comunità La sindaca: «Cerchiamo di dare ascolto a tutti anche per semplici consigli e offrire conforto». Questa propensione l’ha portata ad attivare l’assessorato alla Solitudine.
In quel limite ideale dell’Alta Padovana che divide il Cittadellese dal Camposampierese s’incontra il Comune di Villa del Conte. Con poco più di 5.600 abitanti distribuiti su appena 18 chilometri quadrati di territorio, è pure al suo interno terra di confine tra la Diocesi patavina (il capoluogo omonimo) e quella di Treviso (per le frazioni Abbazia Pisani e Borghetto). Dal 2019 alla guida c’è la sindaca Antonella Argenti, riconfermata l’anno scorso con il supporto di una squadra molto simile alla precedente. «La mia avventura nella politica locale è iniziata nel 2014, quando entrai in Consiglio comunale come capogruppo d’opposizione. Nella successiva tornata c’è stato il grande salto, dopo esserci ricompattate come liste di minoranza: un numero cospicuo di concittadini premiò la nostra proposta e da allora amministriamo questo Comune. Questo, soprattutto all’insegna dell’ascolto della gente e dell’attivazione di nuovi servizi. E tenendo conto che la comunicazione e la trasparenza restano presupposti fondamentali per un amministratore». Questa propensione all’ascolto l’avrebbe portata ad attivare un servizio molto originale, appena eletta: l’istituzione di un assessorato alla Solitudine, gestito direttamente dalla sindaca con il supporto dei Servizi sociali. E che le è valso l’inserimento in una lista dei migliori primi cittadini al mondo. «Non potevo essere insensibile al tema, dopo aver lavorato per anni nell’Ulss. Perché la solitudine può colpire tutti e a ogni età, dall’adolescenza alla vecchiaia. L’iniziativa ha dato molti frutti, perché in tanti si rivolgono a me, abbiamo almeno due richieste alla settimana. Io e i miei collaboratori cerchiamo di dare ascolto a tutti, anche per dare semplici consigli e offrire conforto». Ma Argenti vuole trasmettere un’immagine di Comune accogliente tout court per Villa del Conte: «Chi si comporta bene è sempre benvenuto. Abbiamo stranieri, ma anche italiani che vengono da fuori. Senza dimenticare i giovani del posto che vanno a vivere da soli rimanendo nel Comune. Nel complesso, il numero di residenti non ha quasi mai smesso di crescere. A parte un momento di denatalità tra il 2018 e il 2020, poi rientrato». In barba al calo progressivo della popolazione. Un paese a misura di persona si rispecchia nella realizzazione di nuove strutture e servizi. «Per l’anno scolastico 2026/27 sarà in funzione un asilo nido integrato ad Abbazia, che si aggiungerà a quello già operativo nel capoluogo. Ma altri lavori di efficientamento energetico e ristrutturazione sono stati portati a termine in più edifici pubblici, a partire dalle scuole». Altri interventi da lei rivendicati con orgoglio riguardano le grandi rotonde, l’asfaltatura delle strade e il potenziamento della sicurezza idraulica. E, soprattutto, la creazione di spazi dove coltivare il corpo e lo spirito, nonché quelli dedicati agli amici a quattro zampe. «Poco più di due settimane fa, abbiamo inaugurato un’area dedicata ai cani, opportunamente recintata. Senza dimenticare che regaliamo un albero ai nuovi residenti, i quali possono farlo piantare nelle aree verdi pubbliche se non hanno spazio in casa». Questo, in continuità con l’Oasi verde realizzata attorno al Tergola, gestita dalla locale sezione Alpini e aperta da diversi anni. Villa del Conte, nel frattempo, cerca di non perdere la propria dimensione industriale. «Abbiamo realtà di livello internazionale operanti nella meccanica e nell’arredo». Il riferimento è a Lago Spa e Berti, ma non solo.

Il parroco: «Qui si vive in unità e armonia. Si dà spazio a più persone e al ricambio generazionale». Diverse le attività: «Le nostre strutture sono quasi sempre aperte». C’è un forte senso di comunità

Con quasi 4 mila anime, la parrocchia di Villa del Conte include la maggioranza degli abitanti del Comune. Dal 1808 fa parte della Diocesi di Padova, mentre fino ad allora era compresa in quella vicentina come altre realtà paesane vicine. Dedicata ai Santi Giuliana e Giuseppe, con le ricorrenze rispettivamente il 17 febbraio e il 19 marzo, è guidata da una decina d’anni da don Alberto Salvan. A supportarlo per le funzioni religiose, c’è un altro sacerdote, don Giuseppe Brugnolaro. «Qui esiste ancora un forte senso di comunità, si vive in unità e armonia» esordisce il parroco. In questo decennio, don Alberto è intervenuto soprattutto nel mondo dell’associazionismo e del volontariato parrocchiale. «Sono da sempre convinto che sia deleteria la concentrazione di molteplici funzioni su poche mani. Meglio perciò delegare, in questo modo si dà spazio a più persone che hanno voglia di fare, a più idee e al ricambio in generale. Si sviluppano così buone relazioni all’interno dei gruppi, e di conseguenza la voglia di portare avanti le attività e rinnovarsi». Di gruppi non ne mancano di certo all’interno della parrocchia: le corali e la catechesi la Caritas, il circolo Noi con oltre 400 tesserati, l’Azione cattolica, fino al Gruppo missionario e a quello di teatro. Così come, di conseguenza, non manca un’ampia offerta di attività. «Le nostre strutture sono quasi sempre aperte – continua don Alberto – Organizziamo campiscuola per i ragazzi, tornei di burraco, una sagra paesana in estate che raccoglie l’eredità della fiera, a cui si aggiungono quest’anno le iniziative per il Giubileo». La partecipazione religiosa è però in calo, seppure in maniera meno drastica di altre realtà. «Tiene ancora, Ci sono dei fedelissimi che non trascurano mai le messe o le celebrazioni religiose. Del resto, le ricorrenze come le feste patronali sono ancora rispettate e partecipate. Come pure il cammino dell’iniziazione cristiana è sostenuto». Qui, come altrove, siamo in un periodo di passaggio e trasformazioni, in virtù delle nuove generazioni che vivono in maniera sempre più secolarizzata. Ma va presa in considerazione la presenza crescente di stranieri, spesso di fede non cristiana. «Almeno un decimo della popolazione comunale è costituita da persone non italiane. In genere, sono cospicuo di concittadini premiò la nostra proposta e da allora amministriamo questo Comune. Questo, soprattutto all’insegna dell’ascolto della gente e dell’attivazione di nuovi servizi. E tenendo conto che la comunicazione e la trasparenza restano presupposti fondamentali per un amministratore». Questa propensione all’ascolto l’avrebbe portata ad attivare un servizio molto originale, appena eletta: l’istituzione di un assessorato alla Solitudine, gestito direttamente dalla sindaca con il supporto dei Servizi sociali. E che le è valso l’inserimento in una lista dei migliori primi cittadini al mondo. «Non potevo essere insensibile al tema, dopo aver lavorato per anni nell’Ulss. Perché la solitudine può colpire tutti e a ogni età, dall’adolescenza alla vecchiaia. L’iniziativa ha dato molti abbastanza bene integrati – precisa il parroco – Abbiamo musulmani che partecipano ad alcune attività parrocchiali, che vanno a scuola con tutti gli altri bambini e fanno attività sportiva con loro. Ci sono poi famiglie in difficoltà, oltre una decina, ma la nostra Caritas le segue con attenzione». Spirito comunitario, in fondo, significa anche questo. A permettere tutto questo c’è anche la disponibilità di strutture adeguate, a partire dalla scuola dell’infanzia. «Le materne e il nido integrato ospitano oltre 120 bambini: sono un servizio indispensabile. Ma abbiamo anche una nostra casa a Tonezza del Cimone, nel Vicentino, che utilizziamo per i campiscuola. E poi la sala teatro». Tutto questo è un patrimonio da condividere, anche attraverso un’adeguata comunicazione. «Ci avvaliamo sempre dei social network, grazie ai più giovani abbiamo le pagine su Facebook e Instagram». Condivisione vuol dire anche collaborare con le parrocchie vicine: «Cerchiamo ogni occasione di confronto e incontro con le realtà del vicariato del Graticolato: Santa Giustina in Colle, Fratte, Cavino, San Giorgio delle Pertiche, Arsego e San Marco di Camposampiero».

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