La “speranza” non è solo una parola, è un pilastro della persona umana, una buona notizia. Ma non è scontata. Perché non provare, nel Natale dell’anno giubilare a essa dedicata, a trasformarla in dono? Ne abbiamo parlato con Guido Marangoni, scrittore, che da anni tiene sul Corriere della Sera la rubrica settimanale “Buone notizie secondo Anna”, la figlia con sindrome di Down. Nel 2025 ha pubblicato Siamo fatti di-versi, perché siamo poesia, che è anche uno spettacolo.
«La parola “speranza” non è solo uno dei concetti, ma direi anche dei sentimenti – spiega Marangoni – più importanti nella vita di ognuno. E come tutti i più importanti sentimenti, amore e amicizia ad esempio, ha come caratteristica la “reciprocità”. Ovvero, riguarda gli altri. Questi sentimenti, se sono da soli, diventano sterili. Io posso sperare e allo stesso tempo divento anche fonte di speranza: è la stessa dinamica, appunto, dell’amore. Speranza è trovare, assieme, dei percorsi da seguire».
La società di oggi talvolta tende a soffocare la speranza, non crede?
«È vero. Prendiamo come esempio la disabilità. Per me è una “brutta notizia” per la persona, per la famiglia: non mi trovo d’accordo con chi dice il contrario. Chi c’è dietro questa disabilità, invece, è sempre una “buona notizia”. Basta scavalcare la barriera per scoprirlo. La speranza è qualcosa di simile: ti invita a cercare la buona notizia, che è la persona».
La speranza nella fragilità?
«Sì. Faccio sempre l’esempio delle due scatole, perfettamente identiche, ma su una è scritto “fragile”. Quale tratteresti con più cura? La forza della fragilità non è in sé, ma nella possibilità di raccontarla, di innescare la cura che c’è negli altri. Questo mi ha permesso di comprendere il senso delle parole di san Paolo, “Quando sono debole, è allora che sono forte”: da giovane le ritenevo tanto belle quanto false. Ora non più».
Il più bel regalo sono le persone, quindi…
«Sono sempre le persone. Trovo curioso il fatto che la parola “scartare”, che di per sé significa gettare via o mettere da parte qualcuno o qualcosa, che si lega insomma alla logica dello scarto, sia invece essenziale per poter vedere un regalo. Ecco, è bello poter “scartare le persone”, ma non per metterle da parte, per potere invece guardarle dentro».
Guido Marangoni, padovano, ingegnere informatico, classe 1970, nel 2018 ha vinto il Premio selezione Bancarella con il suo primo libro, Anna che sorride alla pioggia (Sperling & Kupfer), ispirato all’esperienza quotidiana con sua figlia Anna. Dai suoi libri ha tratto degli spettacoli di cui è protagonista.