Sa leggere dentro le righe del testo letterario. E scrive con l’occhio del lettore. Pensa già al libro in tipografia, mentre ancora sistema il manoscritto. E racconta quasi teatralmente lustri di lavoro quotidiano nella comunicazione editoriale. Giulia Belloni, cinquantenne padovana, confessa con una punta di ironia: «Forse, il mio mestiere assomiglia un po’ al giornalismo: unisce la scrittura pura alla parte aerea, effervescente, comunicativa. Scrittura e lettura contengono virtù luminose, ma anche il movimento e il collegamento fra personalità artistiche». Belloni ha inventato tre collane senza uguali nel panorama italiano: “Gli intemperanti” con MeridianoZero, “I cosmetici” con Sartorio e “Gli iconolasti” con Alet. Ha accompagnato i primi passi di autori come Marco Archetti, Beppe Fiore, Marta Pastorino e Paola Presciuttini. Soprattutto si è elegantemente districata fra redazioni, librerie e festival. Diplomata in Tecniche della narrazione alla Scuola Holden fondata da Alessandro Baricco, vanta un curriculum da editor, ufficio stampa e strategia della comunicazione (ora per Kite Edizioni). Insegna scrittura creativa, da 15 anni fa parte della giuria del Premio Campiello Giovani e pubblica i suoi libri illustrati in Francia, Corea e Canada.
Chi governa davvero il mercato dell’editoria in Italia?«Economicamente, non c’è dubbio: i grandi gruppi editoriali, perché hanno molte più risorse per gestire il potere, e diversi fra loro hanno ormai acquisito la maggioranza oppure la totalità delle azioni dei medi e piccoli gruppi editoriali, e dunque li dominano. Culturalmente, la risposta è più controversa. I medi e piccoli gruppi, avendo meno disponibilitàeconomiche, si ingegnano e puntano sulla creatività, sullo scavo e sulla comunicazione. La ricerca diventa il loro punto di forza, e questo è riconosciuto. Negli ultimi anni, tuttavia, il dialogo tra grandi, medi e piccoli gruppi si è evoluto, per fortuna. Ciò che conta è riconoscersi come interlocutori culturali e fare rete, creando se possibile un discorso».
E la “ripartenza” com’è?«Nell’editoria non si può prescindere dalla Lombardia, che monopolizza i fatturati, e da Roma dove passano sempre i cambiamenti. Il Veneto continua a essere fra le Regioni che contano, proprio in questa fase post-Covid: autori, testi di vario genere, sceneggiature restituiscono un fermento incoraggiante…».
Come si crea, si gestisce e si accompagna un nuovo autore nel labirinto della comunicazione letteraria?«Un autore, specialmente se nuovo (intendo dire esordiente), va addirittura creato dal suo gruppo editoriale e dalla comunicazione dell’editor e dell’ufficio stampa. In Italia escono 200 titoli al giorno, non si può sperare che un autore,per quanto talentuoso, venda la sua opera solo perché viene pubblicata. Bisogna che sia realizzato un lavoro importante che conduca i lettori all’autore e l’autore ai lettori. Se il dialogo tra casa editrice e autore funziona, spesso continua per molti anni ed entrambi se ne giovano. Penso alla scrittrice belga Amelie Nothomb: è corteggiata dai più grandi gruppi editoriali che le offrono autentiche fortune, ma lei continua a pubblicare con Voland, piccolo editore che ha costituito con lei un rapporto unico per cui lei stessa lo ha definito “il mio editore sulla terra”. Mi sembraeloquente».
Qual è, invece, il peso di un agente letterario nelle attuali dinamiche? E fin dove si concretizza il margine di un editor?«Il ruolo di un agente è indiscutibile. Alcuni hanno molto potere e riescono a creare delle vere e proprie aste su titoli che loro considerano di pregio, fino a ottenere la maggiore delle offerte sul mercato. Attenzione però: il massimo del trattamento economico spesso non è, necessariamente, il massimo per un autore, ma anche questo rappresenta un aspetto che solo i più avvertiti capiscono. Il margine di un editor è rimarchevole, e può cambiare addirittura ildestino di un’opera. Ma anche in questo caso: un ottimo editor può intervenire tantissimo o per nulla, deve essere in grado di capire quando il suo intervento è migliorativo e solo allora applicarlo. Ma in ogni caso incide su tutto: titolo, trama, stile, finale, quarta di copertina. Spesso l’editor veicola anche il lancio dell’ufficio stampa o è lui stesso che lancia».
Dalla montagna dei testi inediti come si trova la “pepita” destinata a brillare tra i lettori?«Ciò che conta è sempre la prima scrematura. Lavorando mi sono resa conto che la percentuale tra i manoscritti inviati e quelli pubblicati è più o meno mille a uno. Se quell’uno non viene intercettato da un esperto oppure da un tecnicoche lo sa riconoscere, anche il lavoro sugli altri 999 è buttato. Diverso è se la selezione, magari, è già stata fatta da un agente letterario. Comunque anche qui è l’editor che deve saper decidere su che cosa bisogna convogliare le energie. La risposta è: facendo capo alle capacità e all’esperienza degli editor, e perché no?, anche al loro talento».
Nel 2021, in Veneto è stato approvato il Patto regionale per la lettura, aderendo alla proposta del Centro per il libro e la lettura del ministero dei Beni culturali. Lo strumento, a cui hanno aderito case editrici, librerie, biblioteche, istituti scolastici, musei, pubbliche amministrazioni e altre realtà, ha diversi obiettivi e in particolare: si vuole avvicinare alla lettura tutti i cittadini (soprattutto i nonlettori, i bambini fin dalla prima infanzia, le persone con difficoltà di lettura e apprendimento – “lettura inclusiva” – e i nuovi cittadini); si vuole valorizzare, rafforzare e ampliare la rete di alleanze territoriali per incentivare e diffondere la lettura; e si vuole promuovere azioni e progetti comuni con gli stakeholder, pubblici e privati, che condividono le stesse finalità. Dal 2023 è stato istituito il Tavolo di coordinamento e monitoraggio del Patto.