Maria era un tecnico sportivo prima di diventare docente (precaria) di educazione fisica. Paola, invece, ha preferito non rinnovare il contratto di apprendistato come impiegata per coronare il suo sogno di insegnare inglese. Andrea ha una laurea in giurisprudenza ed è in graduatoria da quattro anni ma non è mai stato chiamato neanche per un’ora di supplenza, ragion per cui ha cambiato totalmente programmi di vita e lavoro. Queste tre storie venete (i cui nomi sono di fantasia per loro richiesta) sono solo alcuni esempi presi tra le decine di migliaia di docenti (o aspiranti tali) precari che vagano da una provincia all’altra, da una regione all’altra in cerca di una cattedra. La passione c’è e i crediti anche (anzi, talvolta pure in sovrannumero, così come le lauree e le certificazioni prese per fare punti che ormai non si contano neanche più), mentre quello che manca è un percorso che possa portare i volenterosi insegnanti a raggiungere il ruolo. Le strade sono varie ma tutte insidiose e, soprattutto, cambiano in continuazione con l’alternarsi dei ministri dell’istruzione. Fino a qualche mese fa il percorso prevedeva laurea, 24 cfu (Crediti formativi universitari) in discipline didattiche e concorso ordinario. Già, ma chi l’ha visto il concorso? L’ultimo è stato nel 2020, ma per motivi legati alla pandemia le procedure si sono protratte fino all’anno scorso. Nessuna notizia di quello nuovo, ma, nel frattempo, i crediti extra laurea da acquisire sono 60, a spese degli aspiranti docenti, naturalmente.
Altra via: lo straordinario per chi ha i tre anni di servizio. Sembra che almeno questo stia per partire, ed è una buona notizia se non fosse che non sai mai quando può arrivare (prepararsi per una prova non è questione di pochi giorni) e, soprattutto, i tre anni di servizio li devi avere. Come fare? Iscrivendosi alle Graduatorie provinciali per le supplenze. Il bando per l’inserimento, in genere, viene riaperto ogni due anni (la prossima finestra sarà nella primavera 2024). Con questa modalità dovrebbero essere chiamati a insegnare i docenti con più anni di servizio alle spalle (a ogni anno di servizio si guadagnano punti) e chi ha più titoli (crediti, master, corsi vari ecc). Peccato che dal 2020 sia entrato in vigore un algoritmo, da molti ritenuto infernale, che in base a logiche non del tutto chiare “salta” i docenti più blasonati e pesca da chi è più in basso. Oppure non assegna proprio la cattedra, rimandando la palla alle scuole che attingono dalle Graduatorie incrociate, una sorta di riserva. Tutto chiaro?
Come ultimo sistema di reclutamento esistono poi le Mad, messa a disposizione. Anche chi non ha i titoli per insegnare può inviare la propria disponibilità alle scuole, che a loro volta possono assegnare l’incarico se dalla lotteria delle graduatorie non si fosse riusciti a reperire il profilo necessario. In tutto questo, a rimetterci, sono sia i docenti che gli alunni. I primi, perché faticano a programmare la propria vita, il consolidamento della famiglia e una stabilità economica; i secondi perché vedono alternarsi di continuo gli insegnanti, perdendone in continuità didattica. «Ho 48 anni, mi sono laureata nel 2004 in scienze motorie ho lavorato nel campo delle attività motorie per un certo periodo, insegnando al contempo nelle scuole come tecnico sportivo – racconta Maria, la prima docente di cui abbiamo accennato la storia – Ho mosso i miei primi passi come docente nel 2017 e ho avuto dal 2018 a oggi sempre contratti annuali. Non ho mai partecipato a nessun concorso perché non ho mai avuto abbastanza tempo per poter studiare bene la materia. Ho una famiglia da gestire e pochissimo tempo a disposizione. La scuola non ti lascia tempo libero nemmeno nei fine settimana per tutto ciò che di burocratico devi 130 mila I docenti precari in Italia a settembre 1.301 Le scuole chiuse in Italia negli ultimi 8 anni 31,2 % Studenti veneti di terza media con livelli bassi mappe gestire, dai Piani educativi individualizzati ai piani didattici personalizzati ai progetti, ai consigli di classe, …». Maria al tempo stesso dimostra malinconia ma determinazione nella scelta della professione: «Sono entrata nella scuola perché, dopo aver accettato la prima convocazione, ho pensato che mi piaceva come lavoro e ho tentato questa strada. Oltretutto faccio parte delle categorie protette senza disabilità e quest’anno mi sono vista saltare dall’algoritmo al primo bollettino. Sono stata chiamata per fortuna dalla Graduatoria d’istituto al 30 giugno». Anche Paola è riuscita ad avere una supplenza, ma solo da dicembre 2022 e dopo mesi di inattività. «Ho avuto la fortuna di avere la Naspi (Indennità mensile di disoccupazione) per quel periodo ma ho speso quasi tutto in corsi di formazione che mi servivano per fare punteggio. Anche quest’anno ho ottenuto una supplenza fino al 30 giugno, ed è già una fortuna visto che tanti colleghi sono stati saltati dall’algoritmo. Dopo l’estate? Si vedrà».
Andrea Benato