Contro la tecnocrazia, contro l’iper-individualismo, contro i sovranismi, contro la disumanizzazione dell’uomo di chi vorrebbe andare oltre l’uomo (transumanesimo).
Dal piccolo appartamento al decimo piano del Policlinico Gemelli, papa Francesco ha fatto arrivare alla Pontificia accademia per la vita – in occasione dell’assemblea generale sul tema “La fine del mondo? Crisi, responsabilità, speranze” – un messaggio mai così attuale. Nel contesto della “policrisi”, nella quale l’innovazione tecnologica non è solo un cambio di paradigma strumentale, ma è tra i motori della crisi stessa, papa Francesco cita il pensiero di padre Teilhard de Chardin, gesuita, antropologo e filosofo – artefice, si può dire, del matrimonio tra teologia cattolica ed evoluzionismo. «Il nostro modo di intendere la “creazione continua” va rielaborato, sapendo che non sarà la tecnocrazia a salvarci: assecondare una deregulation utilitarista e neoliberista planetaria significa imporre come unica regola la legge del più forte; ed è una legge che disumanizza». E ancora, citando papa Benedetto XVI, la speranza «è legata all’essere nell’unione esistenziale con un “popolo” e può realizzarsi per ogni singolo solo all’interno di questo “noi”». E dunque «dobbiamo purtroppo constatare una progressiva irrilevanza degli organismi internazionali, che vengono minati anche da atteggiamenti miopi, preoccupati di tutelare interessi particolari e nazionali». Mentre Elon Musk propone che gli Usa escano dalle Nazioni Unite, papa Francesco invoca «un multilateralismo che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile. Si tratta di un compito urgente che riguarda l’umanità intera». Papa Francesco, vecchio e malato, ci ricorda che sono le nostre relazioni a definirci. I grandi vantaggi della transizione tecnologica, nelle mani di Il Teatro Ariston (foto Wikipedia). pochi, vanno messi al servizio dell’umanità intera.