Idee
Futuro ambientale. Sul clima abbiamo perso quattro anni
Pandemia e guerra hanno rallentato i miglioramenti sul cambiamento climatico. Manca ancora consapevolezza e bisogna agire con concretezza con le comunità energetiche
Pandemia e guerra hanno rallentato i miglioramenti sul cambiamento climatico. Manca ancora consapevolezza e bisogna agire con concretezza con le comunità energetiche
Maggio è il mese del Festival dello Sviluppo sostenibile, che per questa settima edizione è tornato in presenza con tantissimi eventi in tutta Italia. Lo coordina come in precedenza Asvis, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile, con il supporto di oltre trecento partner. La particolarità del 2023, oltre alla capillarità della presenza lungo il Belpaese e i legami sempre più forti con associazioni e istituzioni del territorio, è l’urgenza con cui vengono (ri)proposti i vari temi. Se, infatti, le priorità restano quelle di diffondere una cultura della sostenibilità, valutare le opportunità dell’Italia e definire la strategia per raggiungere gli obiettivi globali, con il passare degli anni sono divenute tappe da raggiungere al più presto. «Le temperature si alzeranno di 1,5 gradi già nel 2034, molto prima del 2050 come originariamente previsto». Il messaggio, che non ammette alibi, è di Enrico Giovannini, già ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili durante il Governo Draghi e direttore scientifico del Festival dello Sviluppo sostenibile. Fare presto è perciò imprescindibile: «Si era innescato un processo di miglioramento, ma con la pandemia e la guerra abbiamo perso quattro anni. Per non parlare dell’aumento delle disuguaglianze sociali in questo stesso arco di tempo. Purtroppo c’è ancora un problema di consapevolezza: il 60 per cento delle persone intervistate sulla siccità la vede come un problema, ma non la collega ancora ai cambiamenti climatici». Per Enrico Giovannini lo sviluppo sostenibile resta una questione di “testa”, un modo di pensare e progettare determinate strategie: «Penso per esempio all’efficientamento energetico degli immobili, a quanto si potrebbe ancora fare. E non dimentichiamoci del Pnrr, restano a disposizione 130 miliardi di euro per tutto quello che riguarda la sostenibilità, questo, grazie anche agli investimenti finanziati dai fondi comunitari e nazionali 2021-27 e dal RePowerUe». L’Italia peraltro può contribuire molto per l’ex ministro: «Dopo la presentazione all’Onu della prima Voluntary review dell’Ue sull’attuazione dell’Agenda 2030 di quest’anno, Roma assumerà la presidenza del G7». Quando invece gli si chiede della situazione locale, parla di uno scenario “variegato”: «Cambia parecchio da una Regione all’altra d’Italia, anche per i singoli piani di sviluppo regionale. Senza dimenticare le differenze economiche tra Nord e Sud. Pertanto è difficile fare un ragionamento generale».
Il Veneto non è messo così bene: «Sono uscito da un incontro a Bologna con i rappresentanti delle nove città impegnate nel processo di decarbonizzazione per ridurre gli alti livelli di inquinamento: sono tutte nell’area alta dell’Italia, e una di queste è Padova». Non è tutto, perché la nostra realtà regionale presenta altri primati poco invidiabili. «Tra le dieci città italiane con le quantità di polveri sottili più elevate nell’aria, tre sono venete: si tratta di Vicenza, Verona e Padova». Lo precisa Giorgio Santini, presidente di Asvess, l’Associazione veneta per lo Sviluppo sostenibile, nonché membro di Asvis in materia di rapporti con gli enti territoriali. E a proposito di specificità locali poco lusinghiere, nella pianura veneta si aggiunge il consumo di suolo: «È noto che intere aree sono divenute industriali e artigianali pur con la presenza di zone di capannoni dismessi – continua Santini – Il danno è causato non solo dalla quantità sottratta al verde, ma dalla velocità pazzesca con cui questo avviene. E dire che esiste una normativaa tutela, ma viene puntualmente aggirata con valutazioni ambientali molto permissive».
Ci sono però anche aspetti molto positivi: «Sui circa mille appuntamenti complessivi del Festival, oltre 120 sono stati organizzati in Veneto. La creazione di Asvess – siamo stati tra i primi a costituire una realtà di livello regionale e presto se ne aggiungeranno altre – e il buon supporto del volontariato e delle istituzioni locali lo ha permesso. Collaboriamo proficuamente con la stessa Regione Veneto». Per il resto, anche Giorgio Santini preme il piede sull’acceleratore di quella crescita che non ha impatti problematici sull’ambiente: «Siamo in ritardo su tutti i 17 obiettivi che erano stati posti per il 2030, ma il surriscaldamento globale non aspetta nessuno. Seppure alcuni strati della popolazione siano diventati più sensibili e attenti, dobbiamo tradurre tutto in azioni concrete: più incentivi, più sostegno alle comunità energetiche, più monitoraggio delle situazioni critiche».
In programma fino al 31 maggio in tutta Italia e in tutto il Veneto, il Festival dello Sviluppo Sostenibile promuovela cura del pianeta se interconnessa alla sostenibilità sociale ed economica. Nei circa mille appuntamenti (123 in Veneto) si fa il punto sull’Agenda 2030 e sul raggiungimento dei 17 obiettivi. Tra gli appuntamenti in zona, sono in agenda diversi laboratori tra i musei di Padova (dal 20 al 24 maggio) e Legnaro (dal 22 al 24 maggio). Così come le tavole rotonde, sempre nel capoluogo patavino, il 26 maggio alle 17.30 su sport e sostenibilità nella sede dei Canottieri di via Polveriera 4, e il 29 alle 9 su come “Affrontare la crisi idrica” nell’Aula magna del Bo.