Idee
Giordani, un anno dopo
«Col vescovo un rapporto ottimale. Le parrocchie sono antenne preziose». «Io, noi, la città siamo per l’accoglienza, che però deve essere rispettosa della dignità umana»
Idee«Col vescovo un rapporto ottimale. Le parrocchie sono antenne preziose». «Io, noi, la città siamo per l’accoglienza, che però deve essere rispettosa della dignità umana»
Archiviate le vacanze, si presenta in gran forma al parco Iris: primo appuntamento in pubblico alla festa di Rifondazione comunista. Sergio Giordani, 65 anni, sindaco dal 28 giugno 2017, “rivendica” le sue caratteristiche astrologiche: paziente, costante e… vincente.
Un successo, quello di un anno fa, tanto più significativo perché arrivato in un contesto nazionale che già indicava la rotta futura, con 16 comuni capoluogo andati al centrodestra e appena 6 al centrosinistra. Lui, per quanto sostenuto dal Pd, ha sempre rivendicato un’anima “civica”, che ben si riflette peraltro nella composizione della maggioranza. Un anno e un’estate dopo, scandisce: «A me interessa solo il bene di Padova. E sono in una posizione invidiabile, perché non devo rendere conto a nessun partito. Non ho bisogno di fare carriera politica e sono un sindaco a tempo determinato».
Archiviate le vacanze, si presenta in gran forma al parco Iris: primo appuntamento in pubblico alla festa di Rifondazione comunista. Sergio Giordani, 65 anni, sindaco dal 28 giugno 2017, “rivendica” le sue caratteristiche astrologiche: paziente, costante e… vincente. Scandisce: «A me interessa solo il bene di Padova. E sono in una posizione invidiabile, perché non devo rendere conto a nessun partito. Non ho bisogno di fare carriera politica e sono un sindaco a tempo determinato».
Sindaco, in questi mesi com’è stato il dialogo con il vescovo Claudio Cipolla?«Eccezionale come personalità, con lui ho consolidato davvero un rapporto ottimale. Lo considero un “amico di Padova” che ogni volta si mette a disposizione della città. L’iniziativa dei Cantieri di carità e giustizia lanciata dalla Diocesi con la Fondazione Zancan rappresenta uno stimolo cruciale anche per il Comune. E ho seguito con attenzione anche le tappe del Sinodo dei giovani, che incarnano il futuro della nostra città. Con il vescovo, don Marco Cagol e la Curia cerchiamo di fare squadra. Per inciso, ho partecipato volentieri alla festa della Madonna del Carmine: il parroco dal pulpito nella basilica piena di gente ha “confessato” che era la prima volta che vedeva un sindaco…»,
Palazzo Moroni ha individuato le parrocchie come “interlocutore” dell’azione amministrativa. Perché?«Con il capo di gabinetto Fiorita Luciano abbiamo iniziato a incontrare i parroci. Uno alla volta, li ascolteremo tutti. Sono cresciuto da ragazzino nelle parrocchie di Chiesanuova e Cave: so bene quale sia l’importanza sociale, culturale, formativa dei patronati. E come ho fatto prima nel Calcio Padova e poi all’Interporto, da sindaco ci metto il massimo impegno nell’immergermi totalmente nel lavoro quotidiano. Vale a maggior ragione per le parrocchie che, di fatto, sono preziose “antenne” della realtà e dei cambiamenti. Mi limito a fare l’esempio dell’Arcella: se si smarrisce il ruolo delle parrocchie, sono guai seri per tutti. In quel contesto, garantiscono giorno dopo giorno l’aggregazione e l’integrazione sociale».
Un anno dopo l’insediamento, qual è il bilancio di Giordani?«Ero e resto ottimista. Posso contare su un gruppo di assessori, sullo staff e anche su un consiglio comunale che ci aiuta. Magari sarò anche stato fortunato, però in 12 mesi abbiamo risolto operazioni tutt’altro che scontate alla luce del recente passato. Nuovo ospedale: siglata l’intesa sui due poli di via Giustiniani e Padova Est, ora tocca alla Regione realizzarli. Nuova questura: entro gennaio acquistiamo i miniappartamenti e poi demoliamo via Anelli. Il “nuovo” stadio Colbachini è inaugurato e servirà anche a rivitalizzare l’Arcella. E parteciperemo all’asta dell’ex palazzina Coni di piazzale Azzurri d’Italia. Fiera: alla fine, anche se è stata una fatica tremenda in cui ho rischiato di farmi male dal punto di vista economico e politico, abbiamo sbrogliato la matassa. Auditorium e Conservatorio: altra annosa questione risolta. Come ci eravamo impegnati, abbiamo messo in campo i vigili di quartiere e in autunno partiranno anche le Consulte che rafforzeranno la partecipazione dei cittadini».
Abbandonata l’idea del Plebiscito, si torna a parlare di nuovo stadio con la “ristrutturazione” dell’attuale in sintonia con le operazioni dei grandi club calcistici…«L’Euganeo non è certo uno stadio bello. Lo dico con affetto di tifoso del Padova che seguo sempre. Ma nell’attuale situazione, soldi pubblici non se ne spendono. Se un imprenditore si offre per un nuovo stadio al posto dell’attuale, rivitalizzando la zona, perché no? Non ci trovo niente di male. Anzi, il progetto che ho avuto modo di vedere dal mio punto di vista non crea nessun problema. Anzi, spero che riescano a condurlo in porto perché sarebbe utile alla città».
Università: una città nella città, troppo spesso all’insegna dell’incomunicabilità. Sta cambiando qualcosa?«Con il magnifico rettore Rosario Rizzuto stiamo consolidando un rapporto nato all’insegna della collaborazione. Del resto, una volta al mese c’è un tavolo di dialogo con tutte le istituzioni cittadine che serve soprattutto a evitare di parlarsi attraverso i giornali… Con il Bo abbiamo già fatto molto insieme e sono persuaso che faremo sempre di più. Solo per citare l’ultimo progetto: stiamo cercando di innestare Ingegneria all’interno della Fiera proprio per sviluppare l’innovazione e garantire un salto di qualità».
Capitolo migranti. Come si colloca Giordani? «Insieme all’assessora Marta Nalin, all’epoca della marcia di Cona abbiamo dialogato fino a notte fonda con i ragazzi in una situazione delicata della gestione della loro protesta. Io, noi, la città siamo per l’accoglienza, che però deve essere rispettosa della dignità umana. Alfano e la sinistra hanno spianato la strada ai due “fenomeni” di vicepremier proprio perché non hanno assicurato le giuste condizioni (lavoro, integrazione, eccetera) a chi sbarcava in Italia. A Padova, con 680 migranti non abbiamo sostanziali problemi proprio perché vengono seguiti, a partire dai minori non accompagnati».
Infine, sindaco, qual è il vero grande problema di Padova che si fatica ad affrontare?«Lo spaccio della droga. Viene identificato con i ragazzi di colore o magrebini, aumentando le tendenze razziste. In realtà, il focus della questione sono i consumatori di stupefacenti: tanti, troppi. E devo ammettere che tutte le istituzioni fanno fatica a fronteggiare un fenomeno che la gente non tollera. Come Comune, visto che da Roma arriveranno 50-60 mila euro, vogliamo trovare un’intesa operativa con l’Ufficio scolastico provinciale e l’Usl 6 Euganea per i giovani. Un progetto di formazione, informazione, educazione sulla droga affinché già dai banchi di scuola si impari a conoscere cos’è la droga».