Fatti
È ripartito, con l’avvio del nuovo anno accademico, il progetto “Mentor-Up” che affianca giovani studenti e studentesse dell’Università di Padova agli anziani della città. Lo rendono noto le professoresse Claudia Marino, associata di psicologia sociale, e Sabrina Bonichini, associata di psicologia dello sviluppo, assieme ai referenti del Servizio Prisma e al Comune di Padova, partner di progetto.
“Mentoring in movimento con minori e anziani”, questo il nome ufficiale dell’iniziativa, ha concluso la sua prima edizione a giugno, riscontrando entusiasmo tra i soggetti coinvolti. Grazie al supporto costante delle docenti e degli operatori del Servizio Prisma, lo scorso anno un piccolo gruppo di studentesse ha dedicato parte del proprio tempo all’affiancamento di anziani del tutto autosufficienti, tra gli 82 e i 91 anni. Non si tratta infatti di un progetto assistenziale, bensì di un reciproco arricchimento che si sviluppa con piccoli gesti quotidiani, che siano una passeggiata, un caffè assieme, una chiacchierata.
A illustrare meglio lo sviluppo dell’iniziativa è Sabrina Bonichini: «È stato un progetto pilota, una prima esperienza. Abbiamo abbinato nove studentesse e altrettanti anziani del Comune di Padova, individuati da alcune associazioni, Spi Cgil, Iasi Pronto Anziani (Invecchiamento attivo solidarietà intergenerazionale, ndr) e dal Servizio Prisma. Proprio la prima fase è stata tra le più difficili perché, come si può immaginare, c’era una certa diffidenza. Una volta superata, però, le studentesse hanno proseguito questo percorso».
«L’Università organizza un corso di mentoring per gli studenti che intendono aderire al progetto – prosegue Bonichini – Ci sono quindi una formazione e una preparazione che durano tutto l’anno accademico e iniziano prima degli abbinamenti (quest’anno partiranno a dicembre, ndr). Da sottolineare che possono partecipare studenti di qualunque facoltà, non solo di psicologia. Il progetto prevede due ore alla settimana di affiancamento agli anziani, la compilazione di diari di bordo e un check ogni tre settimane per verificare che tutto proceda per il meglio. Il nostro obiettivo è coinvolgere un numero maggiore di anziani e altre associazioni, siamo fiduciosi».
Un importante motore del progetto è il Servizio Prisma che si occupa di individuare gli anziani da abbinare agli studenti come spiega Stefano Cedrone, uno dei referenti assieme a Nicola Bernardi: «Il nostro ruolo è stato quello di mediare tra l’Università e associazioni del territorio che si occupano di persone della terza età e che hanno individuato quelle candidabili nel progetto. Ed è proprio sulle associazioni che ci concentreremo nella nuova edizione, vorremmo fare in modo che gli studenti diventino volontari, perché purtroppo ultimamente stanno diminuendo. C’è molto attivismo sul fronte ambientale e in altre cause internazionali ma spesso non si conoscono le realtà del territorio che si occupano di chi ha bisogno».
«Visti gli ottimi risultati dello scorso anno, con relazioni positive instaurate tra studentesse e anziani, il progetto potrebbe portare a ulteriori sviluppi positivi in tema di abitazioni. Sappiamo che a Padova ci sono poche case per gli studenti, a fronte di molti anziani autosufficienti che vivono soli. Perché non unire i due bisogni?» propone Cedrone. Da notare che Padova ha già attivato la Coabitazione intergenerazionale, progetto giunto al terzo anno che vede ottimi risultati sebbene resti il nodo dei match giusti che richiedono attenzione e sensibilità. «Possiamo dire che l’ottica è win-win perché ci “guadagnano” tutti i soggetti coinvolti, quindi la strada è quella giusta» conclude Cedrone.