Mosaico
La più famosa è probabilmente Hallow, Applicazione dichiaratamente cattolica che aiuta nella preghiera e nella meditazione personale. Più di 20 milioni di persone in tutto il mondo l’hanno già installata sul proprio cellulare. Dedicata invece alla conoscenza del pensiero cattolico è invece Magisterium AI, capace di fornire risposte affidabili a domande complesse circa la dottrina della Chiesa.
Hallow e Magisterium sono tra le più serie e diffuse applicazioni cattoliche di intelligenza artificiale oggi disponibili sul mercato. Ma non sono certamente le uniche. Esistono in ambito cristiano, ad esempio, anche Christian AI Chatbot e CateGPT. E una serie di altre applicazioni, talvolta decisamente più discutibili, che offrono la possibilità di chattare con Gesù, la Sacra Famiglia, gli Apostoli e molti altri, ricevendo consigli personalizzati per le proprie necessità spirituali.
Come sempre niente di nuovo sotto il sole. Internet è stata da subito utilizzata per la diffusione del messaggio cristiano e molti sono abituati da tempo ad avere applicazioni sullo smartphone con il testo biblico e la liturgia delle ore. Non sorprende quindi che anche l’intelligenza artificiale sia stata utilizzata per l’annuncio evangelico e la vita cristiana.
Ma che cosa rende una applicazione: “cattolica”?
Certamente non la fede, anche se qualcuno ha chiesto a qualche sistema se credesse in Dio, dimenticandosi che dialogava con una macchina.
La prima risposta che sempre emerge – naturalmente nel caso di applicazioni serie e ben progettate – è quella della fedeltà al pensiero e al magistero della Chiesa cattolica. Uno chabot può essere definito cattolico se l’utilizzatore sa che le risposte che otterrà dal sistema saranno secondo la Scrittura e la tradizione cattolica. La cosa è possibile se l’addestramento è fatto con la Bibbia, il catechismo della Chiesa cattolica e i documenti magisteriali.
Non stupirebbe se, prima o poi, apparisse una versione 2.0 per le IA cattoliche dell’imprimatur: quel permesso dato dalle autorità ecclesiastiche competenti per la pubblicazione di libri cattolici.
La questione dell’ortodossia dei contenuti e delle risposte è certamente necessaria e imprescindibile; temo però non basti né, forse, sia la qualità più importante e decisiva per la cattolicità di un sistema di intelligenza artificiale. Potrebbe anche, se assolutizzata, essere perniciosa, contribuendo a una deriva razionalista dell’esperienza cristiana.
Certamente Gesù ha offerto insegnamenti e idee; lo stesso hanno fatto i suoi discepoli lungo i secoli, tentando di rendere ragione della loro speranza. Prima di tutto, e primariamente, Gesù ha però proposto una relazione con lui, una esperienza di fraternità solidale, una tavola da condividere, tra fratelli e con i peccatori. Ha anche messo in guardia i suoi discepoli: i cristiani si riconosceranno (ecco la qualità cristiana) dall’amore che hanno gli uni per gli altri.
Ciò che rende cattolica qualsiasi esperienza, proposta, anche tecnologia al servizio del Vangelo, è dunque il contributo che questa può offrire all’incontro personale con il Signore e all’edificazione della comunità. Una App è cattolica se rimanda a altro, a persone in carne e ossa da amare e servire, con cui continuare a fare memoria di Gesù e della sua Pasqua, con cui condividere la mensa della Parola e dell’Eucaristia ogni domenica.
Tra i molti aneddoti sull’IA si annovera la risposta data da ChatGPT a un utente che confidava al sistema i propri problemi esistenziali e economici. Pare che l’IA abbia suggerito di rivolgersi al centro Caritas della parrocchia più vicina. Una tecnologia ufficialmente neutra e non marcata confessionalmente ha dato la risposta più cattolica possibile: cerca fratelli e sorelle con cui condividere la tua esistenza.