Cambia la geografia della Diocesi e cambia anche il volto del vicario foraneo: una figura oggi più centrata sulla relazione con i presbiteri, sul loro accompagnamento umano, spirituale e formativo, mentre le responsabilità pastorali operative vengono affidate alle collaborazioni pastorali, guidate da un coordinatore presbitero e uno laico o laica. È questo il nuovo quadro in cui si inserisce la due-giorni vissuta il 23 e 24 giugno a Villa Immacolata di Torreglia, dove si sono ritrovati i nuovi vicari foranei assieme al vescovo Claudio, ai vicari episcopali e – nella serata conclusiva – ai colleghi uscenti. Un passaggio importante, che arriva dopo la riduzione dei vicariati da 32 a 16 e che porterà in autunno all’approvazione del nuovo statuto del vicario foraneo, finora non esistente. A descrivere l’atmosfera dell’incontro è don Patrizio Bortolini, nuovo vicario foraneo per Maserà (16 parrocchie): «Sono stati giorni belli, sereni. Il gruppo più ridotto rispetto al passato ha facilitato una maggiore comunicazione e una conoscenza più immediata. Anche se già ci conoscevamo, il clima è stato semplice e fraterno». Cambia il volto del vicariato, e con esso cambia il compito del vicario: «Il vicariato non è più sede di coordinamento pastorale, ma un luogo di cura, scambio e formazione dei presbiteri. La figura del vicario foraneo è diversa rispetto a quella che avevo già ricoperto: oggi è più vicina alla vita dei preti, anche nella loro umanità e nei loro bisogni personali. È una figura quasi di fratello che accompagna altri fratelli».
Don Fabio Fioraso, che ha appena iniziato il suo terzo mandato ed è stato confermato come vicario per il nuovo vicariato che comprende Campagna Lupia, Dolo e Vigonovo (30 parrocchie), conferma: «È un cambio importante. Si passa da 32 a 16 vicari, quindi si lavora in un modo completamente diverso. C’è stata una buona intesa con il vescovo e con i vicari episcopali. Stiamo costruendo insieme la nuova figura del vicario foraneo». Uno dei passaggi più significativi dell’incontro è stata la lettura e la discussione della bozza del nuovo statuto: «L’abbiamo letta insieme punto per punto – racconta don Bortolini – ed è stato uno scambio bello e dettagliato. Sono state recepite parecchie osservazioni. Ora attendiamo una stesura definitiva che sarà nuovamente condivisa prima dell’approvazione».
Anche don Fioraso sottolinea il cambiamento: «Il vicario foraneo non avrà più la responsabilità pastorale diretta, che passa ai coordinatori delle collaborazioni pastorali, uno presbitero e uno laico. Questo è molto positivo, perché è una responsabilità condivisa. Il vicario si concentra sulla vita dei preti, sull’ascolto e sulla relazione personale, anche nei momenti di difficoltà o di supplenza». Ogni territorio, tuttavia, porta con sé peculiarità e sfide diverse. Don Fioraso osserva: «Ognuno farà il vicario con la realtà che ha. C’è chi ha trenta parrocchie e chi ne ha cinquanta. Cambia la distanza, cambia il modo di lavorare. Questo però dà anche una certa libertà e una bella opportunità di sperimentazione». Nelle parole di entrambi i vicari foranei torna l’immagine di un ministero che si ricalibra, non solo nei compiti ma nello stile: più fraterno, relazionale, meno amministrativo. «Vicariato e ruolo del vicario – sottolinea il vicario generale, don Giuliano Zatti – sono stati pensati tenendo conto dei due coordinatori, ora previsti dalle collaborazioni pastorali e del coordinamento delle cp, ai quali vengono demandate le competenze, gli stimoli, le verifiche di taglio pastorale».