Idee
La partita a scacchi contro il virus
Leggiamo, nero su bianco, la cifra 10.116. Sono le persone che hanno lasciato per sempre il Veneto durante la pandemia.
IdeeLeggiamo, nero su bianco, la cifra 10.116. Sono le persone che hanno lasciato per sempre il Veneto durante la pandemia.
Rileggiamo il numero. E chiudiamo gli occhi. È come se nel giro di un anno avessero desertificato Conselve o non ci fosse più anima viva a Campolongo Maggiore o ancora si azzerasse di colpo l’anagrafe di Comuni come Valdobbiadene e Isola Vicentina. Matematicamente, ci siamo “abituati” a contabilizzare 3-400 morti da Covid ogni giorno. Una specie di esorcismo perché siamo ancora capaci di respirare dietro la mascherina, senza provare l’incubo di un ventilatore o, peggio, del tubo in gola che garantisce ossigeno.
Scriviamo la nostra esistenza in vita. E memorizziamo: nel 2019, lungo le strade della nostra regione sono morti 336 uomini, donne, ragazzi, bambini. Nell’anno appena iniziato, più o meno la stessa strage si concretizza quotidianamente.
Descriviamo il fastidio, la rabbia, il rancore e la stizza per dover sopravvivere “in zona rossa”. È la paura che attanaglia nel mondo che ha restituito le nostre presunzioni con gli interessi dell’incertezza infinita. Perfino chi professa la fede, ora, scruta un abisso di dubbi.
Ma, per fortuna, riflettiamo anche lo specchio della memoria. Nel secolo scorso i genitori accompagnavano bambini nei dispensari, negli ambulatori e nei distretti a vaccinarci da vaiolo, tetano, pertosse. Nel Duemila, si è invertita la procedura: figli e nipoti sono a fianco degli anziani nello stesso gesto di cura per il futuro, che insieme risuona come libertà della riconoscenza. E forse potremmo tutti imparare la lezione degli “alfieri della Repubblica” nominati da Sergio Mattarella in forza di scelte, responsabilità e comportamenti esemplari nelle nuove generazioni. Di sicuro, la mossa vincente nella partita a scacchi con la pandemia…