Circa 110 mila richieste d’aiuto nel 2024, 22 mila ore di ascolto pari a 929 giorni. Sono i numeri di Telefono Amico Italia, il servizio che dagli anni Sessanta offre supporto a chi ne ha bisogno e che in Veneto può contare su cinque sedi (Padova, Bassano del Grappa, Venezia-Mestre, Vicenza e Treviso). Dati che fanno riflettere sul grande tema della solitudine in cui vivono molti italiani (circa un terzo delle famiglie sono composte da una sola persona) e che pongono interrogativi di natura sociale, psicologica, assistenziale. Il report annuale viene realizzato in forma aggregata, per cui è difficile conoscere i dati specifici su Padova e provincia. Tuttavia vi sono alcuni numeri che danno l’idea della situazione, come spiega Marco Italiano, di Telefono Amico Padova: «Dal centro di Padova abbiamo risposto a 8.200 chiamate nel 2024, di cui circa 5.500 telefonate, duemila chat e 700 conversazioni via mail. Le telefonate sono arrivate in prevalenza da uomini (52 per cento), le chat e le mail in prevalenza da donne (65 per cento). Il telefono è utilizzato in prevalenza dalle fasce di età dai 25-35 in su, mentre dai 25-35 in giù il mezzo preferito sono le chat e le mail». I motivi di chi si rivolge al servizio sono i più vari come illustra il report: «Il 60 per cento ha chiamato per problemi legati all’area del sé (solitudine, disagio psicologico, tematiche esistenziali, malattia…); il 20 per cento ha chiamato per problemi legati alle relazioni e il 7 per cento legati alla sessualità». Tra chi scrive il 6 per cento lo ha fatto per problemi di emarginazione.
«La solitudine estiva è un fenomeno come quello che si vive durante le festività, ma non va solo intesa come assenza di persone vicine o relazioni: spesso anche chi vive in famiglia o è inserito in una rete di relazioni familiari e parentali si sente solo, perché si tratta di rapporti dove la comunicazione è superficiale o conflittuale, dove non ci si sente liberi di esprimere la propria sofferenza per timore di essere giudicati o di pesare sugli altri – aggiunge Marco Italiano – La vera solitudine è un senso di vuoto interiore che nasce dall’assenza di uno spazio in cui sentirsi accolti e compresi per quello che si è».
Fortunatamente progetti come Telefono Amico sono vari e sempre più diffusi.
Senza andare troppo lontano, a Villa del Conte, nell’Alta Padovana, è stato istituito l’assessorato alla solitudine. A raccontarne la genesi è la sindaca Antonella Argenti: «Grazie alla mia esperienza come funzionaria sanitaria, conoscevo le analisi dei dati della popolazione del territorio e non nascondo che è sempre stato un ambito di mio interesse. Quando mi sono insediata nel 2019 ho dedicato i primi sei mesi all’ascolto dei cittadini. Da subito sono emersi due grandi temi: il calo annuo del 4 per cento delle nascite e un rapporto tra persone in età lavorativa e non di tre a due (ma in prospettiva sarà di uno a uno). Il secondo tema era la solitudine, secondo l’Istat ci sono 9 milioni di famiglie mono personali, ma arriveremo a 11 milioni entro i prossimi dieci anni. Dobbiamo poi contare l’aumento degli ultracentenari e, di conseguenza, il loro bisogno di assistenza».
Dopo aver analizzato i dati, ecco l’idea: «Nel 2020 ho istituito l’assessorato alla Solitudine, un’ iniziativa che potesse prendersi cura di situazioni di isolamento sociale. Con soddisfazione rivendico che il mio Comune è stato il primo al mondo a istituire questo assessorato, ma spero che altri ci seguano. È fondamentale supportare chi vive solo perché tutti gli studi evidenziano che la solitudine è uno dei fattori di morte prematura, aumento della demenza senile, patologie cardiache, depressione. A Villa del Conte circa il 20 per cento della popolazione vive sola, ma la solitudine in senso ampio coinvolge anche chi si sente solo, non ha riferimenti, anche giovani e donne. Abbiamo richieste di accompagnamento, ci sono problemi relazionali, mamme in difficoltà, persone disorientate con i servizi digitali. Io, come sindaco, e l’assessora Graziella Vigri gestiamo due numeri (personali), fungendo da facilitatori, raccogliamo istanze che magari altri enti o associazioni non colgono più come un tempo».
Dopo cinque anni dall’avvio del progetto verrebbe da chiedersi se altri seguiranno l’esempio di Villa del Conte. «È chiaro a tutti gli amministratori che ci sono enormi sfide da affrontare sul sociale. Tra di noi c’è un confronto continuo e dovremo presto trovare soluzioni» conclude Argenti.
Se la prevenzione resta il miglior antidoto, le comunità legate alle parrocchie proseguono anche d’estate le loro iniziative nel segno dell’inclusione e del ponte intergenerazionale. Lo racconta per esempio don Loris Bizzotto, vicario parrocchiale delle parrocchie di San Bellino, Santissima Trinità e San Filippo Neri, a Padova: «Il grest di quest’anno vedrà la partecipazione della cooperativa Levante che si occupa di accoglienza di minori immigrati e di Popoli Insieme, che affronterà i temi del viaggio, della lingua e della storia dei migranti. Grazie ai loro volontari e ai nostri, organizzeremo dei laboratori in cui parlare di inclusione e rafforzare così la nostra comunità».
Il grest non è tuttavia l’unica iniziativa in questa direzione: «I nostri giovani si sono recati a Roma per il Giubileo e anche se molti anziani non sono potuti andare, sono stati “abbinati” a chi ha viaggiato fino a San Pietro in una sorta di comunione spirituale. I giovani inviavano foto e messaggi dall’evento, chi invece era a casa pregava e supportava i ragazzi», continua ancora don Loris che anticipa anche un ulteriore progetto pensato per chi vive in condizioni di bisogno fuori dalla comunità: «C’è un nuovo gruppo, “Cura del Creato”, che si sta attivando per intercettare persone del territorio che magari vivono sole, ai margini, e che hanno bisogni sia umani che spirituali. È un progetto che richiederà tempo, pazienza e attenzione ma ci teniamo molto e lo realizzeremo».
Come i film raccontano la solitudine? Alcuni spunti per riflettere e comprendere uno stato esistenziale, non solo sociale. La selezione è a cura di Christian Mosele di Acec Triveneta. Il mio giardino persiano (2025): vedova da una trentina d’anni, la settantenne Mahin non ha mai voluto risposarsi e da quando la figlia è partita per l’estero, vive sola a Teheran nella sua grande casa con giardino. Stanca della solitudine, dopo un pranzo con le amiche che l’ha spinta a cercare la compagnia di un uomo, Mahin avvicina l’anziano tassista Faramarz, anche lui destinato a restare solo, e lo invita da lei per passare una serata insieme. L’incontro inaspettato si trasformerà per entrambi in qualcosa d’indimenticabile.
Altri titoli: Il favoloso mondo di Amelie; Taxi driver; Little Miss Sunshine; Le conseguenze dell’amore; Il vento fa il suo giro.
Un’altra proposta più recente è La solitudine dei non amati (2024): Maria, già madre di due figli e divorziata dal primo marito, incontra a una festa Sigmund, con cui scatta l’amore. I due costruiscono una nuova famiglia ma il rapporto pian piano si deteriora tra incomprensioni, accuse reciproche e impeti di rabbia, lasciando Maria a chiedersi se ci sia qualcosa che non va in lei. Un’altra separazione sarà l’occasione per guardarsi dentro e ripensare sia il rapporto con Sigmund che quello con i figli. Altri titoli: Non così vicino; Il cielo brucia; Io viaggio sola; Manchester by the sea; Into the wild; Lost in translation; Still life; Her-lei; La solitudine dei numeri primi, e per concludere il premio Oscar Nomadland, in cui la protagonista, Fern, sperimenta la solitudine come un modo per riconnettersi con sé stessa e con la natura.