Fatti
La Tunisia rigetta i migranti subsahariani
La crisi. A fine febbraio il presidente Saïed ha ordinato la svolta anti migranti. Centinaia di famiglie sono ora accampate fuori dalle ambasciate. I Paesi d’origine entrano in azione
FattiLa crisi. A fine febbraio il presidente Saïed ha ordinato la svolta anti migranti. Centinaia di famiglie sono ora accampate fuori dalle ambasciate. I Paesi d’origine entrano in azione
Razzismo… a tutto gas in Tunisia. Il presidente Kaïs Saïed il 21 febbraio aveva sollecitato ad agire «a tutti i livelli possibili: diplomatico, securitario e militare» contro i migranti subsahariani, con «una applicazione severa della legge sullo status di rifugiato e sull’attraversamento illegale delle frontiere». Risultato? Come testimonia Nigrizia, centinaia di persone dell’Africa occidentale accampate davanti alle ambasciate: in particolare famiglie con bambini per giorni e notti di fronte alla sede diplomatica della Costa d’Avorio a Tunisi. «La polizia in diverse città aveva arrestato più di 300 migranti tra cui donne e bambini, mentre in un sobborgo di Tunisi la polizia ha fatto irruzione in un asilo nido gestito da una coppia ivoriana» scrive la rivista dei comboniani. L’attivista Monia Ghozali Khraief ha lanciato una petizione su Facebook, seguita da 78 mila persone, per raccogliere aiuti: «Dove sono le ong, le associazioni, la Mezzaluna Rossa, le organizzazioni internazionali come l’Unhcr o l’Oim? È una vergogna». E l’ambasciata del Mali ospita una trentina di persone con altre 200 in lista per il rimpatrio. Costa d’Avorio e Guinea hanno organizzato voli speciali per rimpatriare i connazionali.
Insomma, il populismo xenofobo attecchisce anche nell’altra sponda del Mediterraneo. Fra i 12 milioni di tunisini, secondo il Forum per i diritti economici e sociali, si contano oltre 21 mila subsahariani per lo più irregolari e l’80 per cento dei residenti ammette che il razzismo è diventato un problema. Tanto più dopo il 2018 quando entra in scena il Partito Nazionalista, che sostiene la “teoria dei complotto”: Unione Europea, organizzazioni internazionali e Israele finanzierebbero i migranti. Al resto ci pensano la crisi economica, la reazione alla “primavera” del 2011 e il colpo di stato del 25 luglio 2021 con cui Kaïs Saïed ha congelato la democrazia rappresentativa. In Tunisia la svolta autoritaria è confermata anche dagli arresti di attivisti, politici e giornalisti. Con l’accusa di aver “attentato alla sicurezza dello Stato” è accaduto a Noureddine Boutar proprietario della radio Mosaique FM, e all’opinionista Faouzi Kammoun del quotidiano Businnes News.