L’AI? Dipende tutto dalle responsabilità dell’uomo
Samsung ha rilasciato, dieci giorni fa, un aggiornamento che implementa nuove funzioni di intelligenza artificiale su alcuni modelli dei suoi telefonini.
La Apple, dal canto suo, a giugno presenterà iOS 18, il nuovo sistema operativo per gli iPhone, che li renderà ancora più intelligenti. Google ha invece presentato a gennaio, per tutti i dispositivi Android, la funzione “Cerchia e cerca”, che fa esattamente ciò che il suo nome promette: sullo schermo si cerchia qualcosa (un testo, un oggetto, un luogo), l’intelligenza artificiale lo riconosce e automaticamente lo cerca su Google. Questi sono solo alcuni degli avanzamenti che le intelligenze artificiali stanno compiendo negli ultimi mesi sui nostri cellulari. Per ora funzioni piccole, che non stravolgono la quotidianità e la user experience delle persone comuni. Eppure, gli addetti ai lavori – giornalisti, grafici, programmatori, esperti di posizionamento su motori di ricerca, social media manager, artisti, etc… – stanno modificando radicalmente il loro modo di lavorare grazie alle AI generative. Ora che queste funzioni stanno raggiungendo gli utenti finali, inizia a diffondersi davvero la consapevolezza che il cambio di paradigma tecnologico questa volta sia davvero storico, forse paragonabile solo a quello dell’Internet di massa di una ventina di anni fa. Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace dello scorso 1° gennaio, ha voluto parlare proprio di intelligenza artificiale, che potrà essere – per come sarà usata – strumento di pace o di nuovi conflitti e disuguaglianze. Lo ha fatto ricordandoci come, alla base di queste tecnologie, c’è sempre la volontà umana. Per migliorare le intelligenze artificiali, insomma, prima ancora di migliorare la tecnologia, bisogna richiamare l’uomo alle sue responsabilità.