Nel precedente numero di questa rubrica (LaDifesa n. 50 del 22 dicembre 2024) ho cominciato a tratteggiare il ruolo fondante dell’adulto nella relazione educativa come essenza stessa dell’educare.
Michele Corsi, ordinario di pedagogia a Macerata, in una sua relazione seminariale, affermava che la relazione educativa «si configura essenzialmente come una struttura tridimensionale di incontro tra tre variabili fondanti, fondamentali, ineludibili, ineliminabili». Egli la definisce come l’incontro, il rapporto, l’interazione almeno tra una persona che esercita l’atto di educare – e cioè l’educatore – attraverso l’educando in un contesto, in un ambiente. Ecco allora la straordinarietà della relazione educativa che racchiude in sé tre componenti capaci di renderla unica e irripetibile al variare di uno solo di questi elementi. Cercando allora le similitudini tra le differenti relazioni educative che possiamo creare, si sono stabiliti sei caratteristiche fondamentali senza le quali non potremmo essere al cospetto di un’interazione pedagogica così chiara: asimmetria, responsabilità, intenzionalità, reciprocità, presenza e generatività. È facilmente intuibile che, per sua natura, la relazione educativa sia asimmetrica perché le due persone, educatore ed educando, che s’incontrano pur di pari dignità, portano con loro diversi pesi esperienziali e diverse responsabilità. Queste differenze di “peso” nell’interazione educativa sono maggiormente visibili all’inizio della relazione e si modificano con il passare del tempo, sono destinate a un livellamento sempre minore all’aumentare dell’intensità educativa senza mai arrivare all’appiattimento che comporterebbe uno svilimento del ruolo educativo. Per mantenere un’asimmetria funzionale al ruolo rivestito, all’educatore è riconosciuta la capacità di pre-correre, organizzare, suggerire, prospettare, il percorso educativo dandogli senso e valore. L’asimmetria della relazione non si può ridurre ad un semplice trasferimento di nozioni o contenuti ma, pur mantenendo una profonda differenza di autorità, si deve fortemente manifestare, da parte dell’educatore, nell’assunzione di quella responsabilità che è per sua natura una componente indispensabile dell’atto educativo. Intrecciata fortemente con l’asimmetria, la responsabilità trasforma gli adulti in garanti di una promessa e di un debito nei confronti degli educandi. È dunque educativamente responsabile quell’educatore che decide di assumere un atteggiamento disponibile verso i più giovani e che da questi riesce ad evincere i loro bisogni ai quali con determinazione vuole rispondere. Anche l’accoglienza di questa responsabilità aumenta l’asimmetria relazionale, come ben evidenzia Ricoeur «ha come vis-a-vis specifico il fragile… [che è] … qualcuno che conta su di noi». Solo adulti responsabili hanno la capacità di riconoscere, ascoltare e disporsi positivamente in una relazione educativa con i piccoli, perché aderiscono al mandato generazionale che li coinvolge. Sono consapevoli della loro missione e della necessità di dare svolgimento alla ciclicità del percorso intergenerazionale come un beneficio evolutivo per tutti. Questa responsabilità perciò si manifesta garantendo una duplice esplicitazione: il sostegno dell’evoluzione per il benessere dei più piccoli e perpetuare la creatività di un nuovo inizio generativo come cura globale tra le generazioni. L’adulto responsabile è colui che ogni giorno sente il desiderio di “generare” per sé e per gli altri un mondo migliore come risposta a ciò che ha ricevuto. In ballo non c’è solo la relazione genitore/figlio o più largamente educatore/educando, ma la costruzione di una “buona società”, come ampio contesto comunitario costituito da persone adulte che si impegnano, responsabilmente, a lasciare alla generazione successiva alla propria un’eredità positiva, intrisa di giustizia, fiducia e sicurezza. Le persone responsabili guardano lontano nel tempo, guardano al mondo dopo di loro. Si è quindi adulti responsabili anche quando le proprie energie sono messe a disposizione non solo dei propri figli, ma pure nei confronti di chiunque richieda delle risposte a dei bisogni di autonomia e libertà: i figli della nostra comunità.
Matteo Pasqual Educatore, Pedagogista, Filosofo Clinico e Formatore Sociale
