Venezia, con la sua bellezza senza tempo e il suo legame profondo con l’arte, ha accolto in questi giorni una delle voci più autentiche della musica italiana: Luciano Ligabue. Il 28 marzo 2025, nella suggestiva sede del Palazzo Grandi Stazioni, il cantautore di Correggio ha ricevuto infatti il Leone d’Oro per meriti artistici nell’ambito del Gran premio internazionale di Venezia
Il riconoscimento viene assegnato ogni anno a personalità che si sono distinte per il loro contributo alla cultura, all’arte, alla scienza e all’impegno civile. Quest’anno, la giuria ha voluto premiare il cantautore emiliano per il suo percorso artistico e per il messaggio profondo che trasmette attraverso la sua musica. Durante la cerimonia, Ligabue ha tenuto un discorso molto toccante, dedicando il premio a suo padre e a papa Francesco, riprendendo un’espressione recente del pontefice: «Disarmiamo le parole e costruiamo la pace». In un tempo segnato da tensioni, violenza verbale e divisioni, il cantante ha rammentato quanto sia fondamentale riflettere su come usiamo il linguaggio, anche nella vita quotidiana. Ligabue ha inoltre ricordato con emozione il concerto tenuto anni fa al teatro Malibran di Venezia e ha espresso il desiderio di tornare a suonare nella città lagunare. Ha poi parlato del grande evento atteso per il 21 giugno 2025: il concerto alla RCF Arena di Reggio Emilia, nota come Campovolo, intitolato “La notte di Certe Notti”. Sarà per lui e per i suoi fan un’occasione speciale per celebrare i 30 anni della canzone Certe Notti e i 20 anni dal suo primo storico concerto a Campovolo nel 2005. Nel corso della sua carriera, Luciano Ligabue ha sempre usato le parole con attenzione e sincerità. Le sue canzoni raccontano storie reali, parlano delle fragilità umane, dei sogni, delle ingiustizie, ma anche della speranza e del desiderio di cambiamento. Brani come Il mio nome è mai più, scritto con Jovanotti e Piero Pelù contro la guerra, Lettera a G o Non è tempo per noi, sono esempi di come la musica possa diventare uno strumento di riflessione e di impegno civile. Anche papa Francesco, con un linguaggio diverso e con la sua inconfondibile forza, invita a usare le parole per costruire, non per distruggere. Parlare con rispetto, ascoltare davvero, scegliere il silenzio quando necessario: tutto questo può fare la differenza nelle relazioni personali e nella società. “Disarmare le parole” non è un gesto simbolico, ma un atto concreto e sempre più necessario. Significa riconoscere che il linguaggio può ferire come un’arma, ma che se incanalato con empatia può anche curare, unire e aprire strade. Ligabue, con la sua voce diretta e autentica, ce lo ricorda da anni, attraverso i suoi libri, i suoi film e soprattutto con le sue canzoni, che a tratti sembrano veri e propri racconti di resistenza, umanità e verità. In un mondo in cui sembra contare solo chi fa più rumore e che premia chi grida più forte, sia Ligabue che papa Francesco ci invitano a scegliere un’altra strada: quella delle parole garbate, dette al momento giusto e con la dovuta cura. Forse non basterà una canzone per cambiare il mondo, ma si può iniziare anche da qui: un passo alla volta, una parola alla volta!
Liana BenvegnùMusic Addicted
