Chiesa | Mondo
Lo sguardo e la parola. Papa Francesco, nel testo diffuso questa domenica, si sofferma su due dei cinque sensi, la vista e il gusto
Si deve “osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo”
Chiesa | MondoSi deve “osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo”
Per la terza domenica consecutiva, il Papa non si affaccia dalla finestra del decimo piano del Gemelli, Angelus scritto e reso pubblico, mentre continua la sua degenza, mentre i fedeli nel piazzale dell’ospedale romano sono in preghiera con lo sguardo rivolto alla stanza di Francesco e in piazza san Pietro la gente guarda il Palazzo Apostolico e la basilica vaticana facendosi il segno della Croce, con un pensiero di pronta guarigione. “Sorelle e fratelli – scrive il vescovo di Roma – vi mando questi pensieri ancora dall’ospedale, dove come sapete mi trovo da diversi giorni, accompagnato dai medici e dagli operatori sanitari, che ringrazio per l’attenzione con cui si prendono cura di me”.
Anche sui social il Papa ringrazia per le preghiere “che si elevano al Signore dal cuore di tanti fedeli da molte parti del mondo”; nel testo, scrive di sentirsi “come portato e sostenuto da tutto il popolo di Dio” in questi giorni in cui si trova in ospedale: “sento tutto il vostro affetto e la vostra vicinanza. Anch’io prego per voi”. Così afferma di avvertire nel cuore “la benedizione che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti”.
Ma nemmeno in questa domenica manca un pensiero, una preghiera per la pace, perché la guerra, dall’ospedale in cui è ricoverato, “appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”.
Angelus nella domenica in cui la liturgia ci fa riflettere sulle parole di Gesù che Luca propone nel suo Vangelo e che sono un rifiuto dell’ipocrisia. E forse non è un caso che questo brano anticipi la Quaresima, che inizieremo a vivere mercoledì prossimo, le ceneri. L’allegria di questi giorni deve essere anche occasione per farci riflettere, nel tempo che vivremo fino alla Pasqua, sulla misericordia che ci chiede di porci di fronte agli altri non come giudici ma come fratelli. Nel Vangelo troviamo Gesù che utilizza delle immagini, anche legate al mondo agricolo più vicino alle persone del suo tempo, per spiegare la differenza tra ciò che si è e ciò che appare, e cosa significa essere discepoli. La prima è quella di colui che non vede: “può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?”.
Come non ricordare Giovanni Paolo I che nella sua terza udienza generale per parlare della fede cita la poesia di Trilussa della vecchina cieca che prende per mano il poeta e gli dice di seguirla “fino là in fondo dove c’è un cipresso, fino là in cima dove c’è una croce”. Licenza poetica e “teologia difettosa” disse Papa Luciani, ma occasione per ricardare a tutti noi che la cecità appartiene all’uomo, e la fede è “arrendersi a Dio, ma trasformando la propria vita. Cosa non sempre facile”.
Ma torniamo al brano del Vangelo di Luca, quello della trave e della pagliuzza nell’occhio, ma anche dell’albero buono che non può dare frutti cattivi, e dell’uomo buono che “dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. Papa Francesco, nel testo diffuso questa domenica, si sofferma su due dei cinque sensi, la vista e il gusto, per dire che si deve “osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo: togli prima la trave dal tuo occhio e allora vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”. È lo sguardo “di cura, non di condanna”, è la “correzione fraterna che può essere una virtù”. Quindi il gusto – “l’albero si riconosce dal suo frutto” – per dire che i “frutti cattivi sono le parole violente, false, volgari; quelli buoni sono le parole giuste e oneste che danno sapore ai nostri dialoghi”.
Così il vescovo di Roma pone le domande: “come guardo le altre persone, i miei fratelli e sorelle?”; e le parole che si utilizzano “hanno un gusto buono, oppure sono intrise di amarezza e di vanità?”.