Fatti | Regionali 2025
Ricomincia da 30 (per cento). A Giovanni Manildo era stata affidata una mission impossible e ha cercato di svolgerla al meglio. Quando, a poco meno di metà dello spoglio, si presenta da solo di fronte a una selva di microfoni, nella sede regionale del Partito democratico, a Padova, sfodera un sorriso che non è di circostanza. «Ho chiamato Alberto Stefani – esordisce il candidato presidente del centrosinistra – e gli ho fatto i complimenti, augurandogli buon lavoro alla guida dell’amministrazione della Regione. Ringrazio in primo luogo la nostra coalizione, che ha raddoppiato la propria forza numerica rispetto al 2020. Da qui si riparte».
Al termine dei conteggi ammonteranno a 543.278 (ovvero il 28,88 dei votanti) i veneti che gli hanno dato fiducia. Manildo ha ottenuto ben 74.482 consensi in più rispetto al totale delle liste collegate. Un consenso che nei prossimi cinque anni dovrà essere irrobustito. «Sono orgoglioso del lavoro fatto e che ci sia stata affidata la rappresentanza di un veneto su tre. È un risultato che ci responsabilizza e che ci sprona a fare sempre meglio».
Certo, in Campania e in Puglia il centrosinistra ha confermato la propria leadership mentre in Veneto la distanza tra le due principali coalizioni appare ancora enorme. «Elly Schlein mi ha chiamato e si è congratulata. Siamo riusciti a mettere insieme la coalizione più ampia possibile. Il Pd, poi, ha fatto un lavoro enorme, è stata la vera colonna vertebrale della coalizione».
Ma perché si è registrata un’astensione così elevata? «È un dato – risponde il nuovo portavoce dell’opposizione a Palazzo Ferro-Fini – che mi dispiace e che mi interroga sul fatto che solo il 44,6 per cento dei veneti abbiano deciso di andare alle urne. Oggi più che mai la politica deve lavorare per riacquistare la fiducia dei cittadini. Io credo però che il dato della partecipazione al voto del 2020 (quando votò il 61,1 per cento, ndr) fosse viziato dal post Covid. Molti sono entrati in cabina come una sorta di atto di ringraziamento nei confronti di Luca Zaia. Ma per dare una risposta più meditata devo studiare bene i numeri».
Manildo potrà presentarsi in Consiglio regionale forte di tante proposte che ha raccolto tra i cittadini durante la campagna elettorale. «Il nostro impegno è quello di lavorare per risolvere i problemi delle persone. Come ho ripetuto ai mercati e nei comizi dobbiamo “creare futuro”. Il 5 per cento tributato a Riccardo Szusmki? Ha saputo intercettare delle sacche di rabbia. È un dato di cui dovremo tener conto».
Il Veneto potrebbe allora rivelarsi, come spesso è accaduto in passato, un laboratorio per la rinascita del centrosinistra. E Manildo, appassionato di montagna, utilizza una metafora che gli è cara. «Dopo 15 anni in cui il centrosinistra continuava a calare, abbiamo raddoppiato i nostri voti. Abbiamo piantato un chiodo un po’ più in alto nella nostra scalata. Questo però è solo il primo tempo. È finito il tempo del “doge”. Ora abbiamo la forza e il capitale umano (sono 15 i consiglieri regionali del centrosinistra, ndr) per continuare la nostra battaglia. Dove sarà possibile dialogheremo con la maggioranza di Stefani, ma non faremo sconti».
«Il centrosinistra ha sfiorato il 30 per cento e quindi dobbiamo congratularci con Giovanni Manildo, che in questi mesi si è sobbarcato un gran lavoro – ha chiosato il segretario regionale del Pd Andrea Martella – Passiamo dall’essere mera opposizione al rappresentare un’alternativa. Ha pagato l’aver svolto una campagna elettorale in mezzo alle persone, confrontandoci sui problemi veri della gente».