Chiesa
Nella giornata in cui la chiesa ci invita a commemorare le persone defunte, Papa Leone si è recato, nel pomeriggio, al cimitero monumentale del Verano a Roma, una visita “in cui il silenzio interrompe la frenesia del fare” e diventa “per tutti noi un invito alla memoria e all’attesa”. Essere lì, ha affermato, “non è tanto un volgersi indietro, ma piuttosto un guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino, verso il porto sicuro che Dio ci ha promesso, verso la festa senza fine che ci attende”.
Ad attendere il Papa vi erano circa duemila persone nel piazzale antistante l’ingresso principale del cimitero. Prima di celebrare Messa, assieme al cardinale vicario Baldassare Reina, sul piccolo palco addossato al muro di cinta, Leone XIV ha voluto lasciare un mazzo di rose bianche su una delle tombe poco distanti dall’ingresso.
Memoria, speranza, futuro sono le parole con le quali ha voluto riflettere su questo giorno in cui “commemoriamo il futuro. Non siamo chiusi nel passato, nelle lacrime della nostalgia. Nemmeno siamo sigillati nel presente, come in un sepolcro”. Gesù, ha detto all’Angelus, “ci chiama per nome, ci prepara un posto, ci libera dal senso di impotenza con cui rischiamo di rinunciare alla vita. Maria, donna del Sabato Santo ci insegni ancora a sperare”.
Nel giorno della morte i nostri cari ci hanno lasciato “ma li portiamo sempre con noi nella memoria del cuore”; memoria viva, ha detto nell’omelia al Verano, perché spesso c’è qualcosa che ce li ricorda: immagini, luoghi, “persino i profumi delle nostre case ci parlano di coloro che abbiamo amato e non sono più tra noi”.
Memoria e speranza sono anche le parole che Papa Francesco aveva pronunciato il 2 novembre di due anni fa; “memoria di coloro che ci hanno preceduto, che hanno trascorso la loro vita, che hanno concluso questa vita; memoria di tanta gente che ci ha fatto del bene: in famiglia, tra gli amici… E memoria anche di coloro che non sono riusciti a fare tanto bene, ma sono stati ricevuti nella memoria di Dio, nella misericordia di Dio. È il mistero della grande misericordia del Signore”. E poi speranza perché “noi camminiamo verso un incontro, con il Signore e con tutti. E dobbiamo chiedere al Signore questa grazia della speranza: la speranza che mai delude mai”.
Questa “speranza futura”, ha detto il vescovo di Roma “anima il nostro ricordo e la nostra preghiera in questo giorno. Non è un’illusione che serve a placare il dolore per la separazione dalle persone amate, né un semplice ottimismo umano. È la speranza fondata sulla risurrezione di Gesù, che ha sconfitto la morte e ha aperto anche per noi il passaggio verso la pienezza della vita”. Il cristiano, leggiamo nella lettera A Diogneto, è l’uomo dalla doppia cittadinanza, l’uomo delle due Gerusalemme. Gesù è “il punto di arrivo del nostro andare – afferma Papa Leone – senza il suo amore, il viaggio della vita diventerebbe un errare senza meta, un tragico errore con una destinazione mancata”.
Una preghiera, ancora, “per i morti che nessuno ricorda” perché la preoccupazione di Dio è quella “di non perdere nessuno”; la conosciamo dall’interno, ha aggiunto il Papa, “ogni volta che la morte sembra farci perdere per sempre una voce, un volto, un mondo intero. Ogni persona, infatti, è un mondo intero. Quella di oggi, dunque, è una giornata che sfida la memoria umana, così preziosa e così fragile. Senza memoria di Gesù – della sua vita, morte e risurrezione – l’immenso tesoro di ogni vita è esposto alla dimenticanza. Nella memoria viva di Gesù, invece, persino chi nessuno ricorda, anche chi la storia sembra avere cancellato, appare nella sua infinita dignità”.
Dopo la recita dell’Angelus, la preghiera di Papa Prevost per la pace in due nazioni africane. Il Sudan, da dove arrivano tragiche notizie che arrivano dal “martoriato” Darfur settentrionale: così afferma di seguire “con grande dolore” quanto accade nella regione, “violenze indiscriminate contro donne e bambini, attacchi ai civili inermi e gravi ostacoli all’azione umanitaria stanno causando sofferenze inaccettabili a una popolazione già stremata da lunghi mesi di conflitto”. Prega perché “il Signore accolga i defunti, sostenga i sofferenti e tocchi i cuori dei responsabili”; e rinnova anche l’appello “per un cessate-il-fuoco e l’apertura urgente di corridoi umanitari”. Alla comunità internazionale, la richiesta di “intervenire con decisione e generosità, per offrire assistenza e sostenere quanti si prodigano nel portare soccorso”. Poi la Tanzania, dove “dopo le recenti elezioni politiche, sono scoppiati scontri con numerose vittime. Invito tutti a evitare ogni forma di violenza e a percorrere la via del dialogo”.