Idee
Che il calo demografico non sia solo un “problema dei cattolici”, ormai è assodato: gli effetti negativi si stanno sentendo già ora, un po’ ovunque. Che bisogna fare qualcosa per schiodare l’Italia dal penultimo posto al mondo quanto a tasso di natalità, lo dicono tutti. Che questo sia nel programma di governo di questo governo, è fatto oggettivo. Che da ciò stia nascendo qualcosa di veramente incentivante, beh: siamo ancora lontani.
C’è un incomprensibile balletto sull’Iva applicata ai prodotti per l’infanzia, pannolini in primis. L’anno scorso si era introdotto uno sgravio contributivo abbastanza consistente per le madri con almeno due figli, ma con la data di scadenza ravvicinata e ora allargato sì alle lavoratrici autonome, ma ridimensionato ad un bonus di 40 euro mensili pagabile a fine anno con la tredicesima. Vale solo per le donne con due figli, solo per quest’anno. E stiamo parlando di massimo 480 euro annui: sempre meglio di niente, ma assai vicino al niente.
Per quest’anno è in vigore pure un bonus bebè da mille euro; c’era fino al 2021, poi assorbito dall’assegno unico per i figli. È l’emblema del vorrei ma non ci riesco: un contentino una tantum che nasconde il resto; appare e scompare, certamente non ha spinto nessuno a procreare per averlo.
Poi ci sono bonus per l’asilo nido, di cui abbiamo già parlato recentemente, con le loro complessità e limiti; c’è l’assegno unico, con cifre abbastanza lontane da essere un reale sostegno economico alla genitorialità. Insomma ci sono tante briciole che non fanno un panino.
Questo ci sarebbe con una misura semplice, che però richiede di rivoluzionare il bilancio dello Stato quando lo si fa: un bel taglio dell’Irpef per le famiglie (non le mamme) lavoratrici, crescente a seconda del numero dei figli. E un sostegno economico serio a quelle mamme che invece non lavorano. Pare che il ministero dell’Economia ci stia lavorando, sempre nella speranza che la montagna non partorisca un topolino.
Poi, certo, servono servizi per le famiglie, a cominciare dai nidi; politiche serie di conciliazione lavoro-famiglia, insomma tutto quello che in altri Paesi esiste da anni.
Quindi non è questione di copiare, ma semplicemente di volere. Ad esempio, di non volere spendere miliardi di euro per mandare in pensione un po’ prima questa o quella categoria di lavoratori. Abbiamo bisogno come l’aria di bambini che paghino in futuro quelle pensioni. O non avremo né bambini, né pensioni.