Storie
«Una vendemmia bellissima quella del 2025, contraddistinta da uva sana e che preannuncia un’annata molto interessante dal punto di vista qualitativo». A dirlo è Nevio Scala, 78 primavere sulle spalle portate egregiamente, conosciuto ai più per il suo passato calcistico, ma che da oltre vent’anni si dedica totalmente, e non solo nel tempo libero che il mondo del calcio gli consentiva, alla sua vera vocazione, l’agricoltura, distinguendosi tra gli appassionati del bere sostenibile per la produzione di vini bio.
La sua attività agricola, che conduce insieme alla famiglia, è a Lozzo Atestino (Padova), nelle ultime propaggini dei vulcanici Colli Euganei, ai piedi del Monte Lozzo, che domina sulla valle Oselanda, così chiamata un tempo per il ricco passaggio di fauna avicola, preziosa fonte di cibo per i contadini di allora. Tra loro c’erano anche i nonni di Nevio, arrivati a Lozzo nel 1929 con i figli e alcuni buoi dal Veronese, in cerca di miglior fortuna in queste terre segnate dalla bonifica, nella boaria presa dapprima in affitto dagli Albrizzi, nobili veneziani di origine lombarda, e poi riscattata campo dopo campo. Qui Nevio nacque e crebbe con i saldi valori morali trasmessagli dai genitori, Francesco e Regina (a quest’ultima è stato dedicato il vino “più nobile e familiare” al contempo prodotto in azienda, un Moscato frizzante).
Il suo destino come contadino era segnato e da lui ben accolto, ma a strappare le sue braccia adolescenziali, ancorché riluttanti, alla famiglia e all’agricoltura furono gli osservatori del calcio, che, vedendolo giocare nel campetto parrocchiale di Noventa Vicentina, lo portarono prima a Tolmezzo (Udine) e poi nel Varesotto, nel centro sportivo di Milanello, dove Nils Liedholm, celebre calciatore e allenatore svedese naturalizzato italiano, lo selezionò per le squadre giovanili del Milan nel ruolo di centrocampista.
Era il 1963. Da qui, ebbe inizio la sua carriera quasi quarantennale nel mondo del calcio, sia come calciatore, sia come allenatore. Non ha mai forzato i traguardi e rincorso le occasioni di ingaggio, vivendo il presente e pensando al domani con grande serenità, senza porsi obiettivi che non fossero alla sua portata.
Nel 2004, appende definitivamente le scarpe al chiodo. La lunga parentesi calcistica gli ha lasciato tanti bei ricordi e soddisfazioni, anche economiche, che gli hanno consentito di ingrandire l’azienda agricola: dai 40 ettari iniziali, oggi può contarne più di un centinaio coltivati a seminativi e orticole, oltre che a vigneto (10 ettari coltivati a uve a bacca bianca – Garganega, Moscato bianco e giallo, Malvasia Istriana – a bacca nera – Cabernet Franc e Merlot – e alcune vecchie varietà di uve a bacca nera – Turchetta, Recantina, Pataresca, Corbinona – recuperate da vigneti dei Colli Euganei e impiegate nel rosato.
Punto fermo della sua vita è la famiglia, il cui valore ha instillato nei figli. Nel 1969, Nevio si è sposato infatti con Janny, originaria di Ingolstadt, città della Baviera (Germania), conosciuta quando era in vacanza a Sottomarina, nel Veneziano. Hanno avuto Sacha, oggi architetto, artefice del progetto che ha ridisegnato in chiave sostenibile la cantina, cuore pulsante dell’azienda agricola, recuperando il legname degli alberi abbattuti da Vaja, la tempesta che a fine ottobre 2018 spazzò via intere valli delle Dolomiti, e Claudio, pedagogista di formazione, che da otto anni a questa parte ha lasciato l’Università di Bressanone (Bolzano) per impegnarsi nell’azienda paterna insieme alla cognata Elisa Meneghini. Sue le scelte, condivise con il padre, di non impiantare la Glera, il vitigno del Prosecco – per dare valore alla Garganega, da sempre presente nel territorio – e di convertire tutta l’azienda al biologico, certificazione ottenuta nel 2019.
I vigneti sono intramezzati da siepi, zone umide, boschi (in cinque anni hanno piantato 10 mila piante) per favorire lo sviluppo della biodiversità vegetale e animale. «La fatica è tanta, non usiamo prodotti chimici di sintesi ma solo mezzi meccanici per diserbare e il sovescio per concimare – racconta Nevio – ma vuoi mettere la soddisfazione di ritrovare lombrichi nei campi, segno inequivocabile che il terreno è un incubatore di vita organica? Essere bio per noi è una filosofia di vita, vogliamo lasciare ai posteri un ambiente più sano».
Dal 2022, questa oasi verde è aperta al pubblico sia come fattoria didattica, sia come agriturismo con vista sull’orto, aperto per “merende in cantina” o nelle serate del fine settimana con i tavoli sotto le arcate dell’antica stalla ristrutturata in cui si possono gustare anche i loro vini che raccontano il territorio, la diversità delle stagioni, le persone che li hanno “pensati” con passione e amore, anche nel nome.
E se vi capita di incrociare Nevio chiedendogli come sta, al saluto è facile che vi risponda sorridendo: «In difesa». D’altra parte, il “sangue del centrocampista” non è acqua!

È di circa 38 mila bottiglie la produzione, ma l’intenzione è di raddoppiarla. I mercati di riferimento sono al 75 per cento all’estero (Stati Uniti, Canada, Nord Europa, Cina e Giappone), in cui i vini bio sono molto richiesti, nonostante i dazi “trumpiani” che hanno bloccato gli acquisti degli importatori nel corso dell’anno. Per informazioni:
www.nevioscala.it
Dal 1965 al 1981 ha giocato con Milan, Inter, Roma, Vicenza e Fiorentina. È stato in panchina della Reggina (1987), portandola in B e poi del Parma (1989), che portò subito in A e con cui vinse la Coppa Italia (1992), Coppa delle Coppe (1993), Supercoppa europea (1993), Coppa Uefa (1995). Ha allenato in Germania, vincendo con il Borussia Dortmund la Coppa Intercontinentale (1997), in Turchia, vincendo con il Beşiktaş la Coppa Atatürk, in Ucraina, vincendo con lo Šachtàr Donèc’k un campionato e la Coppa Ucraina, in Russia, vincendo la Coppa di Russia con lo Spartak Mosca.