È diventato un mantra! L’autostima sembra essere la nuova tendenza educativa a cui tutti si rifanno quando c’è una ragione di intravvedere nei nostri piccoli situazioni di fragilità o standard poco elevati nelle prestazioni. Come se qualcuno avesse per indole o carattere una normale attrazione per la seconda fila, per giocare nelle retrovie, per sedersi in ultimo banco un problema da risolvere o addirittura da curare.
Le differenze sono parte delle meraviglie dell’essere umano e, se nelle differenze si riscontrano anomalie, il problema non è della persona che le dimostra, ma negli occhi di chi guarda. Allora come ci fosse un rimedio taumaturgico (anche se ciò rispecchia la più viva normalità), dobbiamo trovare un modo perché aumenti la propria autostima magari cercando in internet “Dieci regole d’oro per accrescere la propria autostima” (sito realmente esistente).
L’autostima, dice il vocabolario, è il processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare sé stesso tramite l’auto approvazione del proprio valore personale fondato su auto percezioni. Quanti “auto”, quanti pensieri, quanta fatica deve fare un bambino per ricercare solo in sé stesso tutti questi valori da saper trovare e valutare in completa autonomia! Ma noi non possiamo essere chiamati solo a fare gli spettatori, ci sarà pure un’altra strada.
Il passaggio fondamentale è nel cambio del termine: e se si passasse dall’autostima alla stima di sé? Questa garantirebbe una serie di passaggi pedagogicamente fondanti che metterebbero a disposizione dei nostri bambini e ragazzi degli alleati di non poco conto: gli adulti, i genitori, gli educatori. La stima è l’apprezzamento per qualcuno che è, ai nostri occhi, capace di eseguire pensieri o azioni che a noi vengono difficili, persone degne di ammirazione, capaci di andare oltre le nostre competenze, abili e preparati in taluni campi del sapere o del fare. Quando stimo una persona mi affianco per congratularmi e assaporare ancor più approfonditamente una relazione con lei, affascinato dalla caratteristica che l’ha resa così attraente. Se questo comportamento certamente riconosce un’abilità già evidente negli adulti tanto da auto generarsi, con i piccoli potrebbe diventare la spinta iniziale utile a far vibrare dal di dentro un principio di stima capace di scaldare il cuore. Così facendo potremmo innescare un circolo virtuoso in grado di far vivere con maggiore forza e sicurezza i nostri ragazzi.
È la stima ricevuta dai genitori che smuove un comportamento capace di innescare quel circolo virtuoso citato prima. Non nasce in automatico, non nasce solo dall’azione fine a sé stessa ma nasce dalla nostra capacità di accogliere quell’azione e trasformarla in una stima espressa e festeggiata. Quando un bambino, ma anche un adolescente, ma anche ciascun adulto, si sentirà stimato comincerà a stimarsi e potrà un po’ alla volta auto valutare le sue competenze come degne di stima così da continuare ad alimentare quel fuoco acceso diversi anni prima da qualcuno che si è accorto di quell’azione semplice, ma degna di valore.
È nel confronto con gli altri, in primis con noi adulti, che bambini e giovani trovano motivi di stima. È merito della nostra spinta iniziale, diamo valore alle piccole grandi conquiste dei nostri figli. Questo approccio si manifesta lì dove ho occhi per vedere, lascio la possibilità al cambiamento, ho voglia di meravigliarmi ancora dei ragazzi che penso di conoscere, ma che nel bel mezzo dell’adolescenza si ricostruiscono come persone nuove e le aspettative di noi adulti feriscono. Mettiamo a fuoco ciò che di bello scopriamo e attestiamolo senza ridimensionare l’accaduto con uno sguardo di bellezza e un abbraccio che sigilla l’evento.