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Non c’è repressione che tenga. L’Iran non abbassa la testa
Niente armi, una rabbia individuale, ora massificata. Uno scontento popolare che non ha bisogno di leader. E il regime prova a reagire
FattiNiente armi, una rabbia individuale, ora massificata. Uno scontento popolare che non ha bisogno di leader. E il regime prova a reagire
Il lutto e la rivolta. Comincia con Masha Amini, curda, 22 anni, massacrata per l’hijab “scorretto” e morta il 16 settembre. L’Iran protesta in piazza e non smette più, nonostante 250 vittime e arresti a raffica (anche Alessia Piperno detenuta in carcere). Donne in prima fila senza velo o che si tagliano i capelli. Giovani universitari che staccano i ritratti di Alī Hoseynī Khāmenei. Città e paesi che manifestano al grido di «Donna, vita, libertà». E ogni 40 giorni, alla fine del lutto, scattano i cortei per le vittime. È cominciato con Masha, con un fiume di gente pronta a «onorare la persona amata perduta». Si replicherà per il popolare chef Mehrshad Shahidia, per Esmaeil Mauludi o Anika Shakarami. L’Iran così fa i conti con il regime. Non è più “l’onda verde” dell’estate 2009. Siamo all’autunno del massimo scontento popolare, che non ha nemmeno bisogno di leader “riformisti”. Un braccio di ferro capace di reggere la repressione dei “guardiani della moralità”. Niente armi, nessun giornale. È la rivolta social. Una potenza incontestabile: rabbia individuale che si massifica. E soprattutto il coraggio di non avere nemmeno più paura della morte. La vecchia Persia dei libri di scuola resta ancora la nuova eccezione del Medio Oriente. Da 43 anni è una repubblica, circondata da monarchie. Uno Stato islamico con gli ayatollah al potere. È il paese sciita (la minoranza islamica) per antonomasia. L’Iran conta 85 milioni di abitanti: età media 31 anni, ma ormai con un tasso di crescita demografica “occidentale”. L’alfabetizzazione è all’86 per cento, metà della popolazione persiana di lingua farsi “circondata” da azeri, curdi, arabi, turkmeni, armeni, ebrei. Tutti alle prese con l’isolamento delle sanzioni. Petrolio e tappeti non bastano, anche se l’Iran è una miniera di gas naturale, rame, ferro e carbone. Disoccupazione e povertà non si arginano con i sussidi. Rahbar, la Guida Suprema Khāmenei, 83 anni, continua a tuonare contro Usa e Israele, bollando di terrorismo le proteste. Ha offerto a Putin i droni (con motori “made in Italy”). Ha attaccato l’Albania con una “bomba cyber”. Continua a sostenere Bashar al Assad in Siria e i ribelli Huthi nella guerra in Yemen.
Nella sera di sabato 29 ottobre, 153 persone sono morte nella calca dei festeggiamenti di Halloween a Seul, la capitale della Corea del Sud, e più di 80 sono rimaste ferite. Schiacciate o calpestate, le vittime avevano tra venti e trent’anni.