Risponde al nome di overtourism (traducibile con sovraffollamento turistico) il problema denunciato da molti residenti in tutta Europa e per il quale è stata indetta addirittura una giornata di proteste il 15 giugno. Tradotto: il turismo di massa ingolfa le città, occupa moltissimi appartamenti e case, impatta sull’ambiente. Da un lato nessuno nega che i visitatori siano una risorsa, ma la richiesta di chi nelle città ci vive e lavora è quella di adottare misure per trovare un equilibrio tra economia turistica e diritti dei residenti. All’estero le proteste hanno portato a iniziative clamorose, come il cambio di colore delle tipiche case variopinte di Notting Hill, a Londra, diventate nere per dare un segnale forte contro il turismo di massa. In Italia non si registrano ancora manifestazioni eclatanti, ma il fenomeno è ben noto specie nelle città d’arte. Venezia è forse il simbolo dei grandi flussi turistici ma anche Padova negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom di visitatori. Monica Soranzo, presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom Confcommercio ha di recente evidenziato che tra il 2014 e il 2024 (dati Ascom) i posti letto alberghieri sono diminuiti ma sono aumentati gli arrivi, «segno finalmente di una maggiore attrattività della città che si è tradotta in una maggiore occupazione delle camere. Inoltre si evince che a un turismo in forte espansione fa fronte un extra-alberghiero che vale circa un quarto dell’alberghiero quando dieci anni prima ne valeva il 7,5 per cento». Il nodo sta proprio nell’extra-alberghiero, che si traduce in affitti brevi di case altrimenti destinate a residenti, studenti e lavoratori. Al riguardo Giulia Zago, segretaria del Sicet Padova e Rovigo, il sindacato inquilini casa e territorio di Cisl, spiega: «Noi non condanniamo il turismo, specie in una città come Padova che è patrimonio Unesco.
Quello che lamentiamo è la mancanza di regole chiare per gli affitti brevi. Chi decide di impiegare i propri immobili per darli in locazione ai turisti esercita di fatto un’attività imprenditoriale, eppure paga una cedolare secca del 21 per cento al pari di chi, invece, affitta a residenti con contratti di più anni. Questo significa che è più conveniente locare a turisti e di conseguenza molte case e appartamenti – già pochi rispetto alle necessità abitative – sono indisponibili per lavoratori, famiglie e universitari». Quali dunque le possibili soluzioni? Zago avanza alcune proposte: «Anzitutto agire con una leva fiscale, i Comuni dovrebbero prevedere agevolazioni Imu per chi affitta in modo residenziale; poi, sempre i Comuni, dovrebbero incentivare i canoni concordati che già ci sono. In questo modo chi affitta entro un certo range di prezzo può avere dei benefit. Infine andrebbe attivato un fondo di garanzia per tutelare i privati che decidono di dare in locazione ad affittuari per tempi lunghi. Succede che gli inquilini non onorino i canoni o che talvolta non escano alla scadenza del contratto. Con una tutela pubblica, invece, che vada incontro anche ai problemi economici delle famiglie più in difficoltà, si darebbero maggiori rassicurazioni ai proprietari, incentivando l’affitto residenziale piuttosto che turistico».
Il fenomeno dell’overtourism non preoccupa invece Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova che, anzi, benedice il turismo: «È una risorsa fondamentale che si inquadra in una prospettiva più ampia di sviluppo di Padova e della provincia, non possiamo temere la crescita, semmai dovremmo cercare di anticiparla, ma purtroppo siamo indietro. Certo, c’è il tema della necessità di case, per esempio per gli studenti, ma allora troviamo le soluzioni. Una può essere la costruzione di studentati come i cinque in cantiere in questo periodo». Sul fronte prettamente turistico Bertin aggiunge: «I condhotel possono essere un’ottima iniziativa: la recente approvazione della Commissione regionale del progetto di legge è un buon segnale». Se portate a regime, in effetti, queste strutture potrebbero essere la chiave per diminuire il far west degli affitti brevi e “restituire” alloggi ai residenti. Si tratta infatti di edifici alberghieri ibridi, in parte camere classiche, in parte appartamenti attrezzati con cucina e spazi indipendenti, adatti per affitti di breve periodo. I condhotel sono spesso composti da camere destinate alla ricettività e da unità immobiliari a destinazione residenziale, a gestione unitaria e ubicate nello stesso immobile o in altri immobili purché collocati nello stesso comune a una distanza non superiore a 200 metri dall’edificio alberghiero. Una volta approvata la legge, si favoriranno gli investimenti destinati alla riqualificazione degli alberghi tra cui quelli dismessi, potenziando quindi l’offerta complessiva. «Se escludiamo Venezia, che è un caso a sé, in Veneto non si arriva all’overtourism, perché il turismo è ciclico, va e viene. Piuttosto va monitorato, per questo abbiamo un osservatorio ad hoc che ci sta dicendo che è tempo di muoverci. La nostra regione – e ancora più la nostra provincia – hanno una proposta variegata, dai colli Euganei alle terme, dalle città murate a quelle d’arte, dobbiamo intercettare la domanda con un’offerta adeguata, senza timore» conclude Bertin.
Nel 2023, Sociometrica e Federalberghi Veneto avevano condotto un’indagine sull’overtourism in Veneto. Ne risultava che il 65,5 per cento dei Comuni era interessato al fenomeno. Lazise, in provincia di Verona, ha il più elevato rapporto tra presenze turistiche e popolazione residente (1,5), vale a dire che i turisti in un giorno medio rappresentano il 150 per cento della popolazione. Seguono Cavallino-Treporti e San Michele al Tagliamento.
Sono oltre 147 mila i lavoratori richiesti in Veneto per il trimestre maggio-luglio. A delineare lo scenario è il bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Con l’entrata a tutti gli effetti della stagione estiva, le imprese che richiedono più personale sono quelle classificate “altri servizi” (principalmente trasporto e magazzinaggio, attività di alloggio e ristorazione, agenzie di viaggio) con il 27,5 per cento delle offerte; a seguire manifattura (23,6 per cento), turismo (20,7 per cento), commercio (19,1 per cento) e costruzioni (9,1 per cento). Nel 2023, i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato nelle principali aree turistiche del Veneto erano stati complessivamente 66 mila; di questi il 50 per cento aveva un’età inferiore ai 35 anni, soprattutto nell’area delle colline del Prosecco.