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Vale quanto detto da Tania Toffanin, ricercatrice del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr)-Istituto di studi sul Mediterraneo (ISMed), intervenuta il 5 novembre nella sala della Scuola della Carità di Padova, per la conferenza dal titolo “Povertà ed esclusione sociale in provincia di Padova: criticità e prospettive”. La studiosa, presentando una sua ricerca sul tema, ha specificato che «nella nostra terra, dove si celebra il successo economico e la performatività, ammettere e parlare di un disagio economico è molto difficile».
Ad aprire gli interventi è stato Aldo Marturano, segretario generale Cgil Padova, realtà organizzatrice dell’appuntamento (in collaborazione con il Cnr-ISMed). Ha evidenziato che «la ricerca di Toffanin mette in luce, per il Veneto e per la provincia di Padova, una situazione di disagio sociale e di povertà crescente. Se ci soffermiamo solo su alcuni dati, ci dicono di una situazione straordinariamente positiva: nel Rendiconto sociale dell’Inps relativo al 2024 per Padova, si dice che la disoccupazione è attorno al 2,6 per cento (quasi piena occupazione), nel Veneto al 3 per cento e in Italia al 6,5. Inoltre si registra un’occupazione al 73,1 per cento e una inattività con una percentuale più bassa di quella regionale e nazionale.
Se ci basiamo solo su questi numeri siamo in una terra virtuosissima; però non raccontano tutta la realtà. Uno dei problemi riscontrati a proposito della crescita della povertà nel Padovano – ed è una delle grandi piaghe del nostro Paese – è legato al lavoro che negli ultimi anni è sempre più precario e a tempo determinato, con persone che lavorano generalmente meno di sei mesi all’anno e poche ore alla settimana». Accanto a questo «c’è il fatto che il tessuto produttivo, a partire dalla nostra provincia, si è trasformato perché il peso della manifattura si è ridotto ed è cresciuto quello del terziario come il turismo, la ristorazione e altro. Con ciò si rileva che la cassa integrazione è cresciuta nel Padovano tra il 2023 e il 2024 del 56 per cento, e tra il 2024 e il 2025 sta aumentando ulteriormente».
Un altro dato è un campanello d’allarme per il nostro territorio (fonte Istat): in Veneto le famiglie nelle condizioni di povertà relativa sono aumentate dal 2014 al 2024 dal 3,6 al 5,2 per cento. «Parliamo di un disagio socio-economico che non è manifesto, ma esiste – ha specificato Tania Toffanin – i numeri lo evidenziano. Da dati Inps si vede che nel 2023, a Padova e provincia, i nuclei percettori di almeno una mensilità di Reddito e pensione di cittadinanza erano 6.358 con 11.284 persone coinvolte. Nel 2024, passando al cosiddetto Assegno di inclusione, con nuovi requisiti per poterne beneficiare, sono stati sostenuti 2.395 nuclei con 4.019 persone coinvolte (con un importo medio mensile di 548 euro, cifra più bassa della soglia di povertà assoluta). Tutte le persone non più sostenute nel reddito nel 2024 e oggi, in quali condizioni versano? Dalle interviste che abbiamo effettuato sul territorio emerge una situazione di totale abbandono».
All’incontro è intervenuto anche don Luca Facco, presidente della Fondazione Nervo Pasini-Cucine economiche popolari. Ha evidenziato, a proposito della povertà nel nostro territorio, che le Cucine sono «l’ultimo miglio perché incontriamo le persone che vivono una grave marginalità e necessitano dei servizi essenziali». Due i “punti fermi” dell’agire delle Cucine economiche popolari: l’accompagnamento individuale degli ospiti e l’importanza di lavorare in rete».