Appunti dal secondo World Meeting on Human Fraternity – Incontro mondiale sulla fraternità umana, organizzato dalla Fondazione Fratelli Tutti in Vaticano lo scorso 10 e 11 maggio.
Mi sono appuntato le indicazioni arrivate dai confronti nel tavolo dedicato ai social, a cui hanno preso parte cinquanta influencer, creatori di contenuti e giornalisti per vedere “La rete come fraternità”, ciascuno con la sua parola “ponte” per unire e non dividere. Per affrontare i problemi con cui il digitale contagia anche il mondo analogico (polarizzazione estrema, mancanza di ascolto effettivo, relativismo morale e fattuale, tribalismo, iperpersonalizzazione, logiche predatorie dei social, tempo limitato) sono emerse tante possibili soluzioni. Eccone alcune tra le altre. «Educazione». «Non avere paura di contenuti più lunghi che richiedano tempo per essere fruiti». «Passare dall’Internet dell’Io alla Rete del Noi». «Prima di pubblicare contenuti pubblici, confrontarsi prima con le “reti interne” di amici e conoscenti». «Costruire una rete per lavorare insieme per un progetto pilota sull’emergenza solitudine». «Fare sì che i nostri contenuti rispondano alle necessità degli altri». «Serve maggiore accuratezza: l’ansia da prestazione ci rende precipitosi». «“Produrre di meno, ma bene e per gli altri”. Solo così il contenuto esce dalla rete e arriva nella vita reale». «Non sedersi sull’algoritmo e accettarlo passivamente. I vettori di cambiamento sono gli influencer e i creatori di contenuto, che devono assumere la consapevolezza della loro responsabilità sociale. Ma il cambiamento dovrà essere per forza collettivo». «Essere in grado di “allungare i tempi”, trovando il tempo anche per ciò che non viene mediato dagli algoritmi. Raggiungere soprattutto chi è abituato a un’attenzione superficiale». «Offrire alle persone dei criteri per una presenza “critica” sui social».