Nell’ultimo mio intervento sulla Difesa numero 38 mi sono soffermato sulla necessità di riconoscere il litigio come una tappa fondante della vita dei nostri bambini, così fondamentale da richiederci un atteggiamento nuovo che dia un valore maturativo alle occasioni di conflitto sia a noi adulti che a loro piccoli. In un’epoca in cui il quieto vivere sembra essere il valore supremo, parlare di litigi tra bambini come occasione educativa può sembrare controintuitivo. Eppure, il conflitto è una tappa fondamentale della crescita, un momento prezioso per lo sviluppo emotivo e relazionale. Non è solo un fastidio da gestire, ma un’opportunità da cogliere. Il litigio, infatti, è uno spazio in cui i bambini imparano a conoscersi, a confrontarsi, a scoprire i propri limiti e quelli degli altri. È lì che nasce la consapevolezza di sé, come racconta la favola “Un altro di tutto” di Ermanno Bencivenga, dove un fiammifero si lamenta di non sapere chi è, perché non ha mai visto un altro come lui. Solo nell’incontro – e nel confronto – con l’altro possiamo riconoscerci.
Nei litigi emergono bisogni profondi: intimità, esplorazione, autonomia, diversità, capacità di stare con gli altri. Per questo, l’adulto ha il compito di accompagnare i bambini in questa esperienza, rinunciando al controllo e alla direttività, per favorire l’apprendimento e la maturazione. Ecco allora quattro piccoli passi per far sperimentare a noi e ai nostri bambini la “bellezza del conflitto”:
In conclusione, l’educatore è chiamato a una “rinuncia attiva”: rinunciare al controllo, all’intervento immediato, alla direttività. Solo così i bambini possono sperimentare, imparare e crescere. Il litigio, se accompagnato con consapevolezza, diventa uno strumento potente di educazione alla vita.