Fatti | Regionali 2025
Molti erano i candidati (quasi 800), ma pochi sono gli eletti (51 consiglieri regionali, compreso il neo-presidente della Regione, Alberto Stefani, che siede sia nella giunta che nel parlamentino veneto). Sicché, pur reduci da campagne elettorali defatiganti e dispendiose, sono tantissimi gli esclusi da quella che, a Palazzo Ferro-Fini, sarà la dodicesima legislatura. E nella selva di chi assisterà da remoto le sedute del Consiglio regionale non mancano nomi eccellenti.
Lega-Liga Veneta-Stefani presidente. Non sarà della partita – almeno in prima battuta – il presidente uscente dell’assemblea, Roberto Ciambetti, vicentino di Sandrigo, eletto per la prima volta nel 2005 e poi sempre confermato. Stavolta si è dovuto accontentare di 3.753 preferenze, superato in volata dall’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin (10.025), dalla sindaca di Arzignano Alessia Bevilacqua (8.425) e dal consigliere uscente Marco Zecchinato (5.240. Potrebbe essere “ripescato”, in seguito alla formazione della giunta, il trevigiano Alberto Villanova, già capogruppo della Lista Zaia, che si è attestato a 4.955, battuto da uno scatenato Luca Zaia (48.253 preferenze nella Marca), dall’uscente (e rientrante) Sonia Brescacin (9.539), dalla sindaca di ponte di Piave, Paola Roma (8.485), e da Riccardo Barbisan (5.418), assessore al Bilancio nella giunta comunale di Treviso guidata da Mario Conte. A Padova restano alla finestra anche il capogruppo della Lega Salvini Giuseppe Pan (2.586) e il consigliere uscente Giulio Centenaro (3.609).
Fratelli d’Italia. Rimane al palo Francesca Zaccariotto, assessore ai Lavori pubblici della giunta Brugnaro, che ha messo insieme 3.940 preferenze, surclassata dal capogruppo uscente Lucas Pavanetto (5.334) e da Laura Besio (4.639), assessore al Personale sempre al Comune di Venezia. Fa notizia pure, nel Vicentino, l’esclusione del pirotecnico Joe Formaggio (6.752) e del deputato europeo Sergio Berlato (8.588), che ha fatto corsa parallela con la sua assistente parlamentare Giulia Sottoriva (6.757). Qui ha messo tutti d’accordo Francesco Rucco (9.318). Delusione palpabile anche nel Padovano: in primis per Enoch Soranzo, vicepresidente del Consiglio regionale, che si è fermato a 6.219; poi per la sindaca di Villa del Conte, Antonella Argenti (2.872). Masticano amaro anche Luciano Sandonà, escluso dal Carroccio, che all’ultimo minuto è saltato sul treno meloniano, rastrellando 1.946 voti, ed Elena Cappellini, consigliera a Palazzo Moroni, che ne ha ottenuti 2.243. Ha preso il volo invece il sindaco di Albignasego, Filippo Giacinti (12.229).
Forza Italia. La bellezza di 3.909 preferenze non sono servite a Gianluca Forcolin, già deputato leghista (dal 2008 al 2013) e vicepresidente della giunta veneta dal 2015 al 2020, che puntava al clamoroso rientro con Forza Italia. A bocca asciutta è rimasto, nel Trevigiano, pure Gianantonio Da Re, espulso dalla Lega, traslocato nella Liga Veneta Repubblica e infine candidato come indipendente tra gli azzurri: per lui solo 997 consensi con la nuova casacca. Nella città del Santo resta sul divano anche l’uscente Fabrizio Boron, pure cacciato dalla Lega, che nelle file berlusconiane ha intercettato 1.399 voti. Ancora una volta Elisa Venturini si è rivelata “cacciatrice” di preferenze, mettendone insieme ben 8.843. Meglio di Boron ha fatto anche Mirko Patron (2.613), che ha corso in tandem con l’ex prima cittadina di Casalserugo. Nel Vicentino, dove ha primeggiato Jacopo Maltauro (4.824), non è riuscito il colpaccio al sindaco di Asiago Roberto Rigoni Stern, attestato a 4.082.
Unione di Centro. La candidatura alle Regionali ha permesso a Luigi Tarzia (382 voti) di ufficializzare, in consiglio comunale a Padova, la sua adesione allo Scudocrociato di Antonio De Poli. Ha fatto meglio Nicola Zordan, sindaco di Veggiano (446 preferenze), ma l’Udc ha puntato sul primo cittadino di Carmignano di Brenta, Eric Pasqualon, promosso con 4.712 voti.
Noi Moderati. Non siederanno in Consiglio ma si sono difesi, nelle liste dei fedelissimi di Maurizio Lupi, Alberto Benetti (già assessore a Verona), arrivato a quota 1.752; Luca Vendramin, sindaco di Pianezze (Vicenza), che ha ottenuto 1.098 consensi; Debora Lerin, assessora a San Giovanni Lupatoto (1.058). Il passaggio dal consenso virtuale a quello reale non ha fatto brillare l’influencer Andrea Ronco, che ha rastrellato 385 preferenze nel Padovano e 482 nel Vicentino.
Liga Veneta Repubblica. Non tornerà in consiglio regionale Franco Roccon, che a Belluno ha catalizzato 317 estimatori. Ne sono bastati un po’ di più (399) all’avvocato Alessio Morosin per ottenere il “passi” nel Padovano. E pensare che a Venezia lo stesso Morosin ne ha raggranellate ben 1094.
Partito Democratico. Un tesoretto di 7.376 preferenze non è bastato ad Alessio Albertini, sindaco di Belfiore (Verona), per approdare in laguna. Hanno fatto meglio Gianpaolo Trevisi, dirigente della Polizia di Stato, che ha sfiorato quota diecimila (per la precisione 9.611) e l’uscente Anna Maria Bigon (8.233). A Padova ha festeggiato solo il vicesindaco Andrea Micalizzi (18.051). Una campagna elettorale condotta con grande generosità non ha però prodotto l’elezione della capogruppo Vanessa Camani (9.285) e della segretaria provinciale del Pd Sabrina Doni (8.612). Promettente il debutto di Virginia Libero (4.799), segretaria nazionale dei Giovani Democratici. Nella Marca non ce l’hanno fatta il medico Claudio Beltramello (4.048) e l’avvocato Antonella Tocchetto (2.884); via libera invece per Paolo Galeano (5.486), assessore a Preganziol.
Movimento Cinque Stelle. Poca gloria (210 preferenze nel Padovano) per Marco Paccagnella, presidente nazionale di Federcontribuenti: Davide Baldin, grazie ai 665 voti rastrellati nel Venezia, riceve intanto il testimone da Erika Baldin, che non si è ricandidata.
Volt Europa. Non è stata premiata dagli elettori, ma potrebbe crescere in futuro, la lista di Volt Europa: Edoardo Sinigaglia, figlio del compianto consigliere regionale dem Claudio, si è guadagnato 390 voti a Padova, davanti a Lucia Bastarolo (241); Margherita Rigoli è salita a 326 nella Marca.
Alleanza Verdi Sinistra. Il grande escluso è il capolista trevigiano Andrea Zanoni, consigliere uscente, che a Treviso ha rastrellato 4.065 consensi. Resta al palo anche il sociologo Gianfranco Bettin, che nel Veneziano ne ha ottenute 2.746. Pollice verso pure per l’uscente Renzo Masolo, autore di una bella performance nel Vicentino (3.318), che però nulla ha potuto contro Carlo Cunegato, spinto in laguna da 9.317 elettori. A Padova ha guadagnato la conferma Elena Ostanel (6.920).
Le Civiche Venete. Surclassato da Luca Zaia nel 2020, Arturo Lorenzoni, già vicesindaco di Padova, si è accontentato di 1.181 aficionados. In Consiglio entra invece la trevigiana Rossella Cendron, che stavolta si è meritata 1.797 preferenze.
Pace Salute Lavoro/PRC. La lista di Rifondazione Comunista non ha eletto nessun rappresentante. A Padova ha fatto testimonianza con 306 preferenze Paolo Benvegnù; a Rovigo 303 voti per Paolo Brusco.
Uniti per Manildo. Il “triciclo”, che metteva insieme Casa Riformista (che fa capo a Italia Viva), Alde (Alleanza dei liberali e dei democratici per l’Europa, con esponenti di Più Europa e Azione) e Socialisti, è riuscito a far eleggere un consigliere a Treviso: il calendiano Nicolò Maria Rocco (1.391 preferenze). Sono rimasti fuori dal consiglio volti noti come l’ex parlamentare renziana Sara Moretto (1.145 preferenze a Venezia), l’ex consigliere regionale patavino di Italia dei Valori Antonino Pipitone (1.243), l’ex sindaca di Villanova di Camposampiero Silvia Fattore (1.019 a Padova) e l’ex primo cittadino di Vigonza Innocente Marangon (757). In panchina anche veronese Anna-Lisa Nalin (457 voti a Verona).
Resistere Veneto. Il team rivelazione di queste elezioni ha consentito di raggiungere l’obiettivo al leader Riccardo Szumski (17.190 preferenze nella Marca). Promosso, nel Vicentino, pure Davide Lovat (2.372), indipendentista e fiero oppositore dei vaccini durante la pandemia. Non ce l’hanno fatta l’ex parlamentare M5S Sara Cunial (1.793) e l’imprenditore veronese, Lucio Amedeo Chiavegato (1.190), che in campagna elettorale aveva ricevuto, nel suo capanon di Bovolone, il conduttore di “Propaganda Live” Diego Bianchi, in compagnia del Pojana Andrea Pennacchi.
Democrazia Sovrana Popolare. Nell’elenco degli esclusi troviamo pure il leader di DSP, Marco Rizzo, presente in tutte le circoscrizioni, che ha raccolto 801 consensi a Padova, 843 a Verona, 837 a Vicenza,
Popolari per il Veneto. Fabio Bui, candidato presidente di PPV, si è accontentato dell’appoggio di 624 estimatori nel Padovano, Gabriele Michieletto, consigliere regionale uscente con la Lista Zaia, si è fermato a 319 nel Veneziano, rispettando per una volta il suo nome di battaglia: Arachesostufo.