“Il timore che vivete risuona nei nostri cuori e facciamo nostro il vostro dolore. Contate sull’impegno di tutti noi a stare con voi in quest’ora difficile”. È l’appello che mons. Timothy P. Broglio, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), rivolge a chi vive con paura l’intensificarsi delle operazioni di controllo sull’immigrazione. Le sue parole aprono una riflessione corale, condivisa dai vescovi statunitensi alla vigilia dell’assemblea speciale della Conferenza episcopale.
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“Non possiamo ignorare le grida di ansia e paura che salgono dalle nostre comunità”.
“Le azioni delle forze dell’ordine sono necessarie per preservare l’ordine e la sicurezza della comunità. Tuttavia, l’attuale risposta va ben oltre i casi di persone con precedenti penali, coinvolgendo vicini, amici e familiari con provvedimenti arbitrari o senza il dovuto processo”. Broglio sottolinea che “ci troviamo davanti a una crisi sociale profonda, che interroga la coscienza collettiva e l’identità stessa del Paese”. E aggiunge: “L’obiettivo non può essere l’esclusione, ma la costruzione di una società più giusta, dove nessuno venga lasciato indietro solo per il suo status migratorio”.
Proteste contro le retate migratorie negli USA
Le proteste iniziano il 6 giugno a Los Angeles, dopo retate dell’ICE nei quartieri di Compton, Paramount e Fashion District, con centinaia di arresti e uso di gas lacrimogeni. Oltre 520 i fermati in città, dove viene imposto il coprifuoco e schierati più di 4.000 militari. Le manifestazioni si estendono a oltre 2.000 città, tra cui New York, San Francisco, Chicago e Portland. Sacerdoti e vescovi partecipano promuovendo azioni non violente. Il presidente Trump annuncia un piano di deportazioni di massa e intensifica i controlli nelle città a guida democratica.
Un messaggio in sintonia con Papa Leone XIV
Il messaggio di Broglio si collega all’intervento di Papa Leone XIV a Chicago, dove il Pontefice ricorda che “al cuore della fede cristiana vi è un invito alla comunione di vita e d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Una comunione – osserva l’arcivescovo – da cui la nazione degli immigrati che sono gli Stati Uniti non può prescindere. Il presidente dell’Usccb fa appello al senso civico e spirituale dell’intera comunità ecclesiale per “farsi segno di speranza in un momento in cui il tessuto sociale rischia di lacerarsi”.
“Non si può restare in silenzio di fronte a una crisi sociale così profonda”.
Broglio denuncia “la cronica mancanza di opportunità per ottenere uno status legale” e “il crescente diniego del giusto processo”. Tali condizioni, avverte, “feriscono la dignità umana e contribuiscono alla disgregazione dello stato di diritto”. I vescovi richiamano anche “l’aumento di accuse infondate contro le organizzazioni cattoliche che ogni giorno offrono assistenza ai più vulnerabili”, contribuendo a un clima di tensione e paura. “La risposta dello Stato – aggiunge – non può essere solo punitiva: deve riconoscere la persona, con giustizia e misericordia”.
Solidarietà e impegno per soluzioni giuste
Di fronte a una crisi così lacerante, la Chiesa cattolica americana si schiera accanto agli immigrati e ribadisce il valore dell’unità. “Siamo chiamati a testimoniare che un’altra via è possibile: quella del dialogo, della solidarietà e della costruzione comune del bene”. Il suo appello si rivolge anche a istituzioni e cittadini: “Abbiamo bisogno di soluzioni condivise e di un sistema che metta al centro la persona umana, non l’efficienza del controllo”.
“A nome dei miei confratelli vescovi, assicuro a tutti coloro che sono colpiti da questi eventi la solidarietà dei vostri pastori”. Conclude ringraziando quanti, nelle organizzazioni cattoliche e comunitarie, “operano per il bene comune, sanando le ferite degli afflitti”. E rilancia: “Riconosciamo il valore di ogni vita e ci impegniamo a custodirla con responsabilità e amore evangelico”.