Ci sono notizie che apparentemente sembrano inconciliabili e incomprensibili. Da un lato la certificazione da parte di molte autorevoli fonti che sta crescendo il numero di persone in Italia che faticano a campare. Non sono alla fame, ma in difficoltà pesante sì. E non si parla di qualche migliaio di persone, ma di qualche milione.
Dall’altra parte il report annuale sulla ricchezza globale curato dal Boston Consulting Group sostiene che l’Italia nel 2024 si è posizionata all’ottavo posto al mondo nella classifica della ricchezza finanziaria. Suddivisa per le 60 milioni di teste che popolano lo Stivale, stiamo all’incirca attorno ai 150mila euro di patrimonio finanziario pro capite (non mattoni, dunque). Insomma liquidità, azioni, titoli di Stato, ecc… E gli italiani che singolarmente hanno più di un milione di dollari di ricchezza finanziaria sono 517mila. Circa 2.600 quelli che posseggono più di 100 milioni di dollari, i Paperoni d’Italia.
Quindi? Semplice: sta dilatandosi la forbice tra chi ha molto o moltissimo, e chi ha poco o niente. Qualcuno è salito nella serie A dei ricchi, molti sono scesi nella serie B dei poveri. Una situazione più sudamericana che nord europea, cioè manca sia una più equa distribuzione delle ricchezze, sia un ascensore sociale che porti dal basso verso l’alto.
Sono solo numeri? No. Milioni di italiani guadagnano cifre che a malapena consentono di arrivare a fine mese, o di mantenere un tenore di vita minimamente accettabile. D’altra parte c’è chi guadagna molto, ma molto di più, ha ricchezze finanziarie alle spalle che a loro volte producono nuova ricchezza. Chi insomma ci pensa su molto prima di permettersi una pizza Margherita una volta al mese, e chi conduce un tenore di vita assai simile a tedeschi, belgi, danesi benestanti.
Questo accade nel micro-territorio delle città, così come nel macro di un Nord che guarda alla Baviera e un Sud che fatica a tenere il passo del Peloponneso. Tutte cose che dovrebbero interessare alla politica. Magari ritorna dalle vacanze e…