Idee
Ma questa guerra dei dazi in corso tra Stati Uniti e resto del mondo, come impatterà sulle nostre vite, sui nostri portafogli? Sarà veramente distruttiva o ce la faremo a sopravvivere, almeno fino alla fine del mandato presidenziale (altri tre anni e mezzo) di Donald Trump?
Sui beni che troviamo sugli scaffali o che utilizziamo ogni giorno, per ora poco o nulla. Anzi, si verificheranno paradossalmente cali dei prezzi. Perché noi importiamo pochissimo dagli Stati Uniti (la mitica Coca Cola è prodotta e imbottigliata in Veneto e Abruzzo, per dire). E comunque per ora non sono previsti dazi in entrata. E poi chi non riuscirà ad esportare negli Usa, o faticherà a farlo, tenderà a scaricare maggiormente la propria produzione sui mercati aperti, Europa compresa.
Significherà che i beni prodotti in Italia, ma anche quelli realizzati in Cina, Corea, Giappone, Vietnam ecc… cercheranno di aumentare le loro quote di mercato sui nostri scaffali, di solito con politiche di prezzi al ribasso.
Diverso è il discorso della produzione di ricchezza, che si ha quando si realizza qualcosa e lo si vende. Ecco, c’è una duplice tempesta che si abbatte sulle produzioni europee, italiane in particolare. Da una parte appunto i dazi, che sembrano essere dieci volte superiori a quelli precedenti (15% ora, ma chissà alla fine della guerra tariffaria…). Dall’altra la svalutazione del dollaro – siamo attorno ad un altro 15% – che rende altrettanto cari i prosciutti e i vini che esportiamo.
Un disastro per chi esportava molto o tutto negli Usa; una iattura per tutti gli altri esportatori, che cercheranno di compensare guardando a Dubai, Seoul, Sydney, Mumbai, Rio de Janeiro…
Sicuramente si assottiglierà, almeno momentaneamente, la ricchezza in entrata dai confini italiani, con tutti gli annessi e connessi: il benessere italiano degli ultimi trent’anni è quasi tutto imputabile alle esportazioni all’estero di beni e servizi.
Del presunto accordo Usa-Ue è passata sottotraccia la seconda parte, quella che prevede da parte nostra l’acquisto di mostruose quantità di armamenti statunitensi e di idrocarburi americani. Ma è qui che si svela la vera identità dell’“accordo”. Se i dazi sono reali e alla fine la loro quantificazione tranquillizza i mercati (impossibile finora stilare listini di vendita, quindi vendite bloccate o procrastinate), dall’altra l’entità di presunti acquisti di armi e idrocarburi fa letteralmente capire che c’è stata anzitutto una prova di forza tra le parti, dall’altra che si tratta di bubbole spacciate per verità ad uso e consumo dei media e dell’immagine del presidente Trump.
I 750 miliardi di armamenti da acquistare in America sono semplicemente una cifra irrealistica, cioè fuori dalla realtà. Si andrà avanti come prima, forse un po’ più di prima. Ma la vera bubbola è la “sparata” di 250 miliardi di euro di acquisti di petrolio e gas americano. Idrocarburi che gli Usa nemmeno riescono a produrre oggidì in tali quantità; dovrebbero annullare tutti gli altri contratti in essere per avvicinarsi; noi europei ne abbisogniamo di meno di un decimo.
Quindi la vera paura è un’altra: oggi il mondo è al centro di uno spettacolo del Circo Medrano, di uno show televisivo.