Fatti
«Un’apocalisse»: alluvione in Brasile, il Veneto si attiva
Cesar Augusto Prezzi, docente di Storia dell’emigrazione veneta e italiana in Brasile, racconta la drammatica situazione del Rio Grande do Sul
Cesar Augusto Prezzi, docente di Storia dell’emigrazione veneta e italiana in Brasile, racconta la drammatica situazione del Rio Grande do Sul
Un’apocalisse. Non usa mezzi termini Cesar Augusto Prezzi, brasiliano di origini trivenete, per descrivere l’inondazione che ha colpito il Rio Grande do Sul negli ultimi mesi: «C’è stata la distruzione totale di infrastrutture e dighe, 120 ospedali sono chiusi e ci sono ancora persone intrappolate ai piani alti delle loro case. Abbiamo avuto tre alluvioni in otto mesi, peggio del 1941 ma all’epoca la popolazione era di 500 mila abitanti mentre oggi siamo 11 milioni». È questo il quadro drammatico descritto da Prezzi, docente di Storia dell’emigrazione veneta e italiana in Brasile e membro dell’associazione Bellunesi nel mondo. La sua voce, dall’altro capo del mondo (per la precisione a Santa Tereza) è incrinata dall’emozione nel raccontare la situazione che la sua comunità sta vivendo:. «In un certo senso possiamo parlare di una seconda apocalisse. La prima era quella di fine Ottocento, quando i nostri avi vennero qui dal Veneto e trovarono solo terre incolte che lo Stato metteva a disposizione. Non c’era niente, era tutto da costruire: così furono edificate città e organizzati i campi sul modello veneto, e ancora oggi ci sono paesi che assomigliano a quelli del Trevigiano o Bellunese. In una o due generazioni si è creato lo Stato che oggi abbiamo visto distrutto dalle inondazioni» racconta Prezzi. Il paragone tra il presente e il passato riguarda anche i cicli del lavoro e dell’agricoltura: «Quando i nostri bisnonni sono arrivati qui c’erano la monocoltura e la schiavitù. Loro hanno convertito queste pratiche lavorando la terra a piccoli appezzamenti, alternando i cicli delle coltivazioni e senza l’uso degli schiavi. Oggi ci dovrà essere una nuova riconversione, anche a prescindere dall’emergenza attuale, perché i cambiamenti climatici stanno mutando i cicli produttivi». L’italiano di Prezzi è ottimo, anche se ha un forte accento portoghese, segno che il legame con la terra di origine è ancora molto intenso come dimostrano le varie associazioni che mantengono i collegamenti tra i Paesi di emigrazione e quelli di immigrazione. Anche nella nostra Regione esiste una rete molto attiva, i già citati Bellunesi nel mondo e l’associazione Padovani nel mondo che in questo momento critico si stanno prodigando per attivare gli aiuti da inviare nelle aree più colpite: «Nel periodo 1875-1914 sono venuti in questa Regione circa centomila italiani, di cui 50 mila veneti. Al tempo ogni coppia faceva otto-dieci figli, quindi oggi abbiamo circa tre milioni di oriundi (veneti di quinta o sesta generazione)». Il presidente Luca Zaia ha di recente raccolto il grido d’aiuto e ha attivato un conto corrente per chi volesse inviare denaro in Brasile. Il conto è denominato “Regione del Veneto sostegno emergenza alluvione Rio Grande do Sul” con Iban IT35A0200802017000107108523 . «Di fronte a questa tragedia – le parole di Oscar De Bona, presidente Unione nazionale associazioni immigrati ed emigrati, nonché presidente di Bellunesi nel mondo – è importante riflettere sulle azioni passate e sulle lezioni apprese». Le notizie sembrano dunque pessime su tutti i fronti, ma Prezzi ci regala qualche spiraglio di ottimismo: «Non abbiamo una Protezione civile preparata ad affrontare l’emergenza. Ma il Governo e l’esercito stanno lavorando per superare le criticità e, inoltre, stiamo vedendo una gara di solidarietà tra vicini, ci stiamo aiutando l’uno con l’altro come i pionieri che vennero qui decenni fa. Anche la vicinanza delle associazioni in Italia fa sicuramente piacere, l’auspicio è che possa arrivare qualche aiuto».
Almeno 113 vittime, ma il numero è destinato a salire. È il bilancio delle devastanti inondazioni che hanno colpito il sud del Brasile per giorni da inizio maggio. La ricerca di decine di persone ancora disperse è stata interrotta da nuovi temporali. Circa 400 Comuni sono stati colpiti dalla peggiore calamità naturale che abbia mai interessato lo stato brasiliano del Rio Grande do Sul, con oltre 400 mila persone costrette ad abbandonare le proprie case. Molti non hanno accesso all’acqua potabile o all’elettricità.
Andrea Benato