“Tra memoria della potenza distruttiva, responsabilità e nuove minacce globali, il monito resta più attuale che mai e chiede alle coscienze dei cristiani, animati dallo spirito evangelico, illuminati dalla Trasfigurazione, di diffondere e costruire la pace attraverso il disarmo nucleare e l’eliminazione definitiva delle testate destinate alla distruzione totale dell’uomo e del pianeta, con la conversione delle stesse in energia di pace per tutti”.
Ha aperto i lavori Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa: “L’80° anniversario di Hiroshima è fondamentale per ricordare ma anche per progettare un mondo diverso e porta noi a riflettere e a testimoniare quello che Papa Leone ha detto domenica scorsa nella spianata di Tor Vergata: un mondo diverso è possibile”. “Un mondo diverso è possibile, cioè non c’è una coazione a rimettere l’idea della soluzione dei conflitti attraverso la guerra. Per fare questo è necessaria la riflessione, l’elaborazione del pensiero, l’educazione, quello che fa l’università, un’università come la nostra e come tutte le università dovrebbero fare, in particolare fanno delle università cattoliche”.
Successivamente sono intervenuti gli altri relatori, fra cui mons. Gianni Fusco, assistente di “Ditelo Sui Tetti”, Giuseppe Rotunno, presidente “Comitato per una civiltà dell’amore”, Antonino Giannone, presidente “Umanesimo ed etica per la società digitale”.
Ha concluso i lavori Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, che ha affermato: “Beati i miti, perché erediteranno la terra! Non è possibile pensarla diversamente se siamo cristiani sul serio. C’è una verità che ci impone tanta sofferenza: questa terribile arma distruttiva si è sviluppata in ambito cristiano. Ci domandiamo come sia possibile che coloro che hanno accolto il Vangelo di Gesù e continuamente lo hanno di fronte a sé nel crocifisso, indifeso, siano diventati i promotori di quest’arma. Essere cristiani significa credere in Gesù e anche nella sua Parola: il Vangelo. Abbiamo fatto passi vertiginosi della tecnologia e passi abissali di decrescita dell’umano. Noi ci troviamo in questa contraddizione enorme e dobbiamo ricomporla. […] Il nucleare per uso civile è decisamente una delle fonti energetiche alle quali possiamo prestare attenzione. Ma la conversione deve essere prima di tutto un fatto spirituale perché, se non convertiamo i nostri valori, il nostro modo di essere, la nostra testimonianza cristiana e la nostra dignità, è chiaro che tutte le strategie di conversione tecnologica stanno su un fondamento poco solido. La conversione se non è totale non è, ma iniziare a farlo almeno per ciò che riguarda le armi è una cosa che sta nella logica di una conversione profonda e totale”.
Il vescovo d’Assisi nel suo intervento ha ricordato il prossimo appuntamento del Tavolo di pace nucleare Est/Ovest, organizzato con Civiltà dell’amore, ad Assisi il prossimo 15 settembre nella sala della Spogliazione di Francesco al vescovado.