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Voce, lacrime e una benedizione. La telefonata di papa Francesco a mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini
Era il 3 marzo 2015 e papa Francesco telefonò a mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini
Era il 3 marzo 2015 e papa Francesco telefonò a mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini
Uno squillo di telefono, una telefonata – piacevolmente – inattesa. Una voce, amica, riconoscibile. Papa Francesco in questi anni ha alzato più volte la cornetta per parlare con tutti, dai capi di Stato alla gente comune. Era un martedì di marzo di 10 anni fa, mons. Giuseppe Benvegnù-Pasini, al tempo presidente della Fondazione Emanuela Zancan di Padova e già direttore di Caritas italiana, ricevette una telefonata. Fu lo stesso presbitero a raccontare la vicenda: «Oggi martedì 3 marzo 2015 mentre stavo pranzando mi chiamano al cellulare, alzo la cornetta e sento una voce ben nota che dice: “Sono papa Francesco, mi ha dato il suo nome il vescovo di Agrigento, il card. Franco Montenegro”». Pasini, che si sarebbe spento qualche giorno dopo, il 21 marzo, in quell’occasione raccontò che «la cosa fu così sorprendente che non mi soffermai a chiedere spiegazioni; ma scoppiai a piangere e dissi: “Santità: il fatto della Sua elezione è stato per me liberante”. Quando lo elessero papa, io ero in gran confusione, poi ebbi un’illuminazione e pensai: “Offro la mia sofferenza a Dio, per il papa perché possa compiere il suo enorme compito di riforma della Chiesa”. Dopo quanto fatto mi fu tutto più chiaro: la mia malattia non cadeva nel vuoto ma aveva un compito nella Chiesa e nel mondo. Quando l’offerta è al Signore tutto diventa più significativo, anche per me. Non soffrivo invano, bensì tutto si univa alla sofferenza di Cristo. Questa confidenza la feci a 3-4 persone più intime, tra cui il card. Montenegro. Mentre piangevo e pregavo, il papa stava in silenzio. Poi soggiunse: “Volevo dirle che la ringraziavo e che apprezzavo la sua preghiera e la sua offerta del dolore”. Intanto conclusi la mia preghiera: “Santità, continuo a pregare per lei e per la Chiesa” e lui continuò dicendo: “La prego ancora: preghi per me, per il papa”. Mi benedisse» e la telefonata terminò così.