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A Capo Nord a fin di bene. Elisa Cocco Lasta in sella alla bici da Isola Vicentina in Norvegia
Un lungo ponte di solidarietà ha unito Capo Nord, in Norvegia, a Mozambico.
Un lungo ponte di solidarietà ha unito Capo Nord, in Norvegia, a Mozambico.
Lo ha delineato un’associazione che da tempo si occupa di progetti di sviluppo sociale in questo Paese africano, la filiale italiana di Asem onlus (Associazione a favore dei bambini mozambicani) con sede a Caselle di Selvazzano Dentro. E lo ha concretizzato grazie all’iniziativa di una volontaria trentenne residente a Isola Vicentina, Elisa Cocco Lasta: partita il 24 luglio dal suo Comune in sella alla propria mountain bike, ha attraversato cinque Stati diversi e percorso migliaia di chilometri, promuovendo sui social la lunga pedalata e la causa per cui è partita. E il 14 agosto è ritornata in aereo. Il tutto con il supporto a distanza della presidente di Asem Italia Lorella Biasio, che aveva convinto Elisa a far parte della onlus e ne pubblicava gli aggiornamenti su Facebook e Instagram durante il viaggio. «Amo molto lo sport e ho avuto modo di praticare più discipline dallo sci alla corsa trail – racconta Elisa – A un certo punto ho saputo che dei miei amici erano arrivati in bici fino in Scandinavia e mi sono detta “perché non provarci?”. Sfruttando al massimo le settimane di ferie, ho preso la bici e sono partita. Ho pensato a un tragitto internazionale perché mi piace viaggiare nel vero senso della parola. Del resto mi animava lo stesso piacere di fare nuove esperienze che mi aveva portato in Mozambico nel 2022, dopo oltre otto anni in Asem. Certo che quelle quasi tre settimane di volontariato in loco, dal 30 ottobre al 17 novembre, mi sono rimaste impresse per le tante scene di povertà assoluta: fa male imbattersi in così tanti bambini privi di servizi essenziali come cibo e acqua. Per cui ho pensato di trasformare la mia fatica sui pedali in una raccolta fondi, forte anche della mia competenza in ambito di marketing digitale». Dalle parole ai fatti, Elisa ha scandito un tabellino di marcia impressionante con una media di 150 chilometri al giorno (anche 200 in certi casi). Queste le tappe: Isola-Bolzano, a seguire Innsbruck, e in successione Monaco, Norimberga, Coburg, Erfurt, Hannover e Lubecca. Da Lubecca, dopo 36 ore di traghetto per il mar Baltico, è approdata a Helsinki in Finlandia. Dalla capitale la prosecuzione sul suolo finlandese per Heinola, Juyaskola, Rovaniemi (capitale della Lapponia e città ufficiale di Babbo Natale) e Sodankylä. Quindi la Norvegia con Karasjok, Odelfjord e finalmente Capo Nord.
«Sono arrivata nei tempi previsti. Poi sono rimasta altri tre giorni in una cittadina là vicino per riposare, ospitata da un amico, e lunedì 14 sono tornata in Italia in aereo. Durante le tappe mangiavo almeno ogni ora, il mio corpo aveva bisogno di calorie e proteine: cioccolata a volontà, panini, frutta. Oltre che di tanta acqua. Con me avevo solo tre cambi e un materassino su cui dormire la notte. Per le pause notturne trovavo campeggi e altre strutture all’aperto, fermate di autobus coperte come in Finlandia, nonché amici o famiglie del posto che mi ospitavano a casa loro. Purtroppo non sono mancati momenti di disagio, per esempio in Alto Adige si era rotto un pedale e ho dovuto farlo riparare a Bolzano. Per non parlare della parte di tragitto in Germania, costantemente sotto la pioggia, mitigata dalla presenza di ottime ciclabili, a cui si aggiungevano i crampi alla schiena e dolori cervicali per le tante ore sopra una sella, cui rimediavo con stretching e lunghe distese». Non una passeggiata, quindi, in tutti i sensi. «Confesso di aver avuto un po’ paura all’inizio, anche perché ero da sola. Ma poi cambi mentalità, trasformi i problemi in soluzioni». In ogni caso lei e la presidente Biasio sono convinte che ne sia valsa la pena, per il rispetto delle tempistiche prefissate ma soprattutto per la somma raccolta: più di qualcuno ha fatto donazioni, tra amici, parenti, simpatizzanti di Asem, passando pure per il datore di lavoro di Elisa. «Finora abbiamo messo insieme 1.700 euro, ma contiamo ovviamente di non fermarci qui – precisa la presidente Lorella Biasio – Cerchiamo sempre di farci conoscere qui in Italia, appoggiandoci alla Cei e a tante realtà solidali. Il nostro intento è di sostenere i centri mozambicani di Vilanculos e Beira, dove vanno i nostri volontari. Siamo attivi in vari progetti: per la scuola, compriamo agli scolaretti quaderni e penne che non possono permettersi, come pure banchi; per l’agricoltura, finanziando pozzi per l’irrigazione e per l’acqua potabile; quindi, per il supporto psicologico delle tante donne vittime di violenza».
Quelli dell’associazione che vanno in Mozambico sono sempre soltanto due o tre: «Al di là della scarsità di alloggi, cerchiamo di scegliere bene chi parte sulla base delle loro competenze. In questo modo possono insegnare attività e mestieri ai giovani del posto». Biasio descrive il tutto alla luce della sua lunga militanza in Asem: nominata presidente l’anno scorso, prima aveva ricoperto il ruolo di vice alla spalle di Giovanni Poletti che portò nel Padovano la sede centrale. «È una storia lunga – aggiunge Lorella – A Roma alcune persone che orbitavano attorno alla Fao vennero a conoscenza dell’attività di Barbara Hofmann, fondatrice di Asem e tutt’ora coordinatrice delle iniziative in Mozambico. Così nel 1999 avviarono la succursale italiana di Asem. Quando, pochi anni dopo, Barbara ebbe un periodo difficile dovuto a una malattia, Isidoro Rossetto dell’associazione Erika, con base a Limena, decise di supportarla e di farla conoscere ad alcune realtà associative padovane. Fu così che io e altri venimmo a conoscenza dell’impegno di Hofmann e decidemmo di aiutarla. Uno di questi, Poletti, mise pure a disposizione uno spazio all’interno della sua azienda a Caselle per la sede. Era il 2006, il centro amministrativo e legale si trasferì definitivamente là». Biasio ne sposò subito gli obiettivi: «Ero già stata in Africa con i missionari comboniani, per la precisione nella Repubblica Centrafricana. Dopo il mio primo viaggio in Mozambico, nel 2003, decisi di tesserarmi e contribuire alla crescita di quest’ultimo paese e della sua gente». Da allora si batte con tenacia per ottenere i contributi necessari ai vari progetti, salendo nel frattempo nell’organigramma dell’onlus. «Ne abbiamo fatta di strada, nonostante le difficoltà oggettive. Con poco si può fare molto per i villaggi mozambicani. E le persone del posto a loro volta ti danno tanto: pur avendo una mentalità molto diversa dalla nostra, ti stupiscono sempre per la loro capacità di sapersi rilanciare e risorgere».
Asem, acronimo di Associazione a favore dei bambini mozambicani, fu fondata nel 1991 dalla svizzera Barbara Hofmann, che tutt’ora risiede in Mozambico e coordina i vari progetti per combattere la povertà. Ha aiutato oltre 170 mila bambini e opera in quattro centri, grazie a volontari europei e a collaboratori locali. La filiale italiana fu avviata nel 1999 a Roma, per poi trasferirsi a Caselle di Selvazzano Dentro nel 2006 grazie alla messa a disposizione dei dovuti spazi. La presiede dall’anno scorso Lorella Biasio, nel direttivo dell’associazione dal 2013. Per chi volesse dare una mano, i contatti sono 348-7975481 oppure sede@asemitalia.org In aggiunta, il portale www.asemitalia.org
È prossima la spedizione di un container con decine di banchi di scuola, pc, indumenti, materiali per l’orticoltura, l’irrigazione e l’igiene personale. Per contribuire si può fare un bonifico all’Iban IT6H0306909606100000002109.